Mentre la maggioranza si accapiglia nell’ennesimo vertice concluso senza accordi, sul decreto semplificazioni arriva già la bocciatura dell’Autorità nazionale anticorruzione. «Non è togliendo le regole che il sistema funziona meglio», dice senza mezzi termini il presidente dell’Anac Francesco Merloni nella presentazione della relazione annuale alla Camera, puntando il dito contro quella che il premier Giuseppe Conte ha invece definito come «la madre di tutte le riforme»
«Per superare la crisi, sembrano riaffacciarsi in questi giorni ipotesi rischiose come quelle di un largo utilizzo dei “super-commissari”, del “modello Genova” per alcuni appalti sopra soglia, con amplissime deroghe, e l’affidamento diretto fino a 150mila euro senza alcuna consultazione degli operatori economici», dice Merloni rivolgendosi ai ministri. E il riferimento è a quel decreto sblocca cantieri del 2019, voluto dal governo gialloverde, che già l’Anac di Cantone aveva duramente criticato. «Le deroghe indiscriminate creano confusione, i rup (Responsabili unici del procedimento, ndr) e le imprese non hanno punti di riferimento e si rischia di favorire la corruzione e la paralisi amministrativa. Dopo il provvedimento del 2019, vi è ora il rischio di uno sblocca cantieri-bis, con le stesse problematiche».
Ma mentre Merloni bocciava le prime anticipazioni sul decreto semplificazioni, il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi è finito solo con un accordo di massima. Tra i partiti restano le distanze sugli appalti sopra soglia, sull’elenco delle opere pubbliche da sbloccare e sulle modifiche all’abuso d’ufficio. Italia Viva e Movimento Cinque Stelle sembrano inaspettatamente fare fronte comune sulla estensione del “modello Genova”, ma il Partito democratico continua a frenare sulla norma che prevede la possibilità assegnare appalti senza gara fino a cinque milioni di euro. Non basta l’incontro del disgelo tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il segretario Dem Nicola Zingaretti, finito con sorrisi e rassicurazioni. Il pre-Consiglio dei ministri durato fino a notte fonda porta a una bozza di accordo sull’abuso d’ufficio ma certifica che ci sono ancora molti nodi da sciogliere. E non si esclude l’approvazione del decreto “salvo intese”.
Ma pesano nelle trattative anche gli ammonimenti dell’Anac, che esclude ogni vantaggio di un nuovo provvedimento che cambierebbe ancora una volta le regole del gioco degli appalti. Merloni sottolinea anzi come l’ennesima modifica del codice, prima con la legge di bilancio del 2018 e poi con lo sblocca cantieri, non servirebbe a sbloccare alcunché come auspicato. Anzi. Il presidente dell’Anac elenca gli scarsi risultati dello sblocca cantieri: «A fronte di una crescita del mercato del 23%, quella degli appalti sotto soglia, oggetto delle semplificazioni normative, è stata di poco oltre il 10%. Dunque, non si è avuto nessun beneficio concreto, e il dato non deve stupire più di tanto: i cantieri più piccoli non avevano alcuna necessità di sblocco, perché già ci sono gli strumenti per avviare e chiudere velocemente le gare».
È un discorso senza sconti, quello di Merloni, dopo mesi di critiche all’Anac, accusata da più parti di frenare i cantieri. «Dietro consensi di facciata, abbiamo registrato resistenze, spesso silenziose e tenaci, accompagnate da tentativi di dipingere l’Autorità per quello che non è mai stata e si è sempre sforzata di non essere, come un intralcio o un produttore di nuovi vincoli, solo perché presente e attiva», ribadisce il presidente contro quelli che in questi mesi hanno giudicato «la normativa anticorruzione come un inutile aggravio». È un «giudizio estremamente pericoloso perché diffonde l’idea che la prevenzione è solo adempimento formale».
Pericoloso soprattutto ora che, dice Merloni, le organizzazioni criminali continuano a ricorrere sempre più spesso a sistemi corruttivi per raggiungere i loro scopi, con i numeri delle interdittive antimafia che continuano a crescere (il 10% nel 2019), «approfittando anche delle situazioni emergenziali come quella in corso, con effetti devastanti sul sistema economico e sulle imprese sane, già pesantemente colpite dalla crisi».
Quanto all’andamento del mercato, i numeri in crescita del 2019 sono stati ribaltati dall’emergenza Covid. Nel primo quadrimestre del 2020, si è registrato un calo del 24% tra bandi e lettere d’invito, con una perdita di 18,6 miliardi. La Regione più colpita, anche su questo fronte, è la Lombardia, con una flessione di circa 10 miliardi. Ma i dati sono provvisori e, procedendo al “perfezionamento” delle 22mila procedure di gara rimaste in bilico durante l’emergenza, i numeri potrebbero alla fine essere meno negativi.
Nel frattempo, come si legge nella relazione, la pandemia ha prodotto una spesa di circa 2,3 miliardi per dispositivi di protezione e ventilatori, con oltre 61mila procedure, la maggior parte senza pubblicazione del bando o tramite affidamento diretto a causa dell’emergenza. Mascherine, camici e guanti da soli coprono oltre la metà della spesa. Mentre resta molto bassa quella per i tamponi, che coprono solo il 5% della cifra totale, per circa 82 milioni di euro. Senza dimenticare le criticità individuate dall’Anac nel mercato, dalla «abnorme lievitazione dei prezzi» allo «scostamento nella qualità e quantità delle forniture rispetto alle caratteristiche richieste» fino ai «ritardi rispetto ai termini di consegna».
E i problemi non sono mancati neanche nelle procedure, «come dimostrano anche gli interventi dalla magistratura», dice Merloni. L’Autorità, non a caso, ha deciso di avviare un’indagine conoscitiva con il coinvolgimento del Dipartimento della Protezione Civile e del commissario per l’emergenza Domenico Arcuri.