«Positano senza i turisti americani torna indietro di almeno 35 anni, ultimamente questo albergo è sempre stato pieno, soprattutto di questi tempi per i festeggiamenti del quattro luglio», dice a Linkiesta un responsabile dell’hotel Covo dei Saraceni di Positano, una perla della Costiera amalfitana.
Ma con le limitazioni per i viaggiatori provenienti da Paesi extra Unione europea un intero segmento di mercato viene tagliato fuori. In Italia il 50 per cento dei movimenti del turismo sono opera di visitatori stranieri, ma per alcune località sono una fetta molto più grossa.
«Oggi a Positano come a Capri sarebbe impossibile trovare un posto, sarebbe pieno di americani che festeggiano il 4 luglio», dice la presidente di Federturismo Marina Lalli. «Alcune zone, come i laghi del nord Italia, normalmente sono frequentate al 90 per cento o quasi da ospiti stranieri, molto sopra la media, quindi perdono più di altri».
Per gli operatori del settore, dagli alberghi alle tante strutture ricettive, fino alle agenzie e i tour operator, gli effetti del calo del turismo sono ancora incalcolabili, è tutto in divenire. Ma la certezza è che non si potrà recuperare quel che già si è perso, nemmeno immaginando un immediato ritorno alla normalità.
«Una stima di Unioncamere – dice a Linkiesta Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi – valuta che le strutture ricettive dovrebbero perdere circa il 73 per cento del fatturato, ma anche se dovesse essere solo 60 o 55 non sarebbe una gran vittoria».
Lo scorso anno, il mese di luglio ha registrato 74 milioni di pernottamenti in alberghi, bed&breakfast e altri – di cui 36,5 milioni provenienti da fuori. «Da questo punto di vista è una debacle assoluta per gli hotel. A Roma ci saranno circa cento alberghi aperti su oltre mille, ma lavorano in perdita, non ci sono ospiti», dice Nucara.
L’assenza di turisti provenienti dall’estero non è colmabile. «Circa l’80 per cento dei nostri ospiti – dicono dall’hotel Belmond Cipriani di Venezia – è di origine anglosassone, quindi anche americani, neozelandesi, australiani. Dopo il 7 marzo avevano cancellato tutte le prenotazioni. Da quando abbiamo riaperto a giugno abbiamo avuto alcune nuove chiamate, ma solo dai paesi dove abbiamo potuto investire in pubblicità e in marketing, cioè Italia e i paesi europei vicini».
Il turismo di prossimità è diventato l’unica opzione possibile, in qualche modo anche per chi non lo considerava il suo core business. Ma non sarà semplice sostituire i turisti del segmento “luxury”, come quelli del Belmond di Venezia, o del Covo di Positano – clienti con grande capacità di spesa, non solo negli alberghi ma anche nella per ristorazione, shopping, escursioni e così via.
Lo spiega a Linkiesta Glauco Marras presidente della Federazione Italiana Ristorazione: «In Italia abbiamo un turismo estero facoltoso, che ha incidenza su tutto l’indotto perché sono turisti che spendono su tutto il territorio, ristoranti, bar, shopping, escursioni, noleggi. Quella cifra che si perderà, è per questo che abbiamo chiesto al governo l’abbassamento delle tasse sulla forza lavoro, perché per il datore di lavoro è insostenibile, e per il lavoratore significherebbe permettere di spendere e mettere in moto l’economia».
Dal governo un aiuto è arrivato, ma non verso le imprese del settore. Il bonus vacanze per rilanciare il turismo è soprattutto una mano alle famiglie, come dice la presidente di Federturismo Marina Lalli: «L’iniziativa è buona dal punto di vista sociale, ma non è di aiuto alle imprese, non direttamente almeno. Noi avevamo chiesto altro perché le aziende stanno soffrendo, non hanno liquidità, e questa misura non dà loro nessun beneficio».
In particolare, il bonus vacanze previsto dal decreto Rilancio è una riduzione dell’importo da pagare per il soggiorno in alberghi, agriturismi, b&b dal primo luglio al 31 dicembre, può arrivare fino a 500 euro per i nuclei familiari di almeno tre persone, ed è diretto alle famiglie con Isee inferiore a 40mila euro.
«L’agevolazione è usufruibile dai consumatori per l’80 per cento come sconto immediato sul corrispettivo dovuto al fornitore del servizio, mentre il restante 20 per cento come detrazione di imposta in sede di dichiarazione dei redditi della famiglia», spiega Corrado Luca Bianca, direttore di Assoturismo confesercenti.
Lo sconto viene praticato subito dalla struttura, per essere rimborsato più tardi, sotto forma di credito di imposta. «Un meccanismo che, in una fase come questa, riduce la liquidità delle imprese. Proprio per questo siamo riusciti ieri a firmare un protocollo con l’associazione bancaria italiana per assistere gli operatori nella cessione del credito, un passaggio fondamentale per recuperare i livelli di liquidità».
Il nuovo voucher è stato criticato anche per le difficoltà ad accedervi. «Ma se l’hanno richiesto circa 200mila famiglie nei primi due giorni, non mi sembra ci siano stati problemi di questo tipo», dice Nucara.
Se il bonus vacanze ha l’obiettivo di incentivare gli italiani a spostarsi sul loro territorio per muovere l’economia del turismo, l’impatto che avrà questa misura non si può ancora prevedere, dice il presidente di Federalberghi Toscana Daniele Barbetti: «Aiuterà le famiglie di una fascia media a viaggiare in Italia, ma non sposterà granché nella fascia più alta, e sarà impossibile capire quanti si muoveranno solo perché hanno il bonus e che senza quello sarebbero rimasti a casa per difficoltà economiche».
La Toscana è regione che potrebbe beneficiare di un rinnovato turismo di prossimità. Ma il vero problema è che anche in caso di incremento turistico “locale” sarà difficile sostituire quello dei tanti stranieri che di solito affollano il territorio.
«Il segmento di mercato “luxury”, in termini di nuove imprese aperte, è quello che è cresciuto di più negli ultimi anni», dice Barbetti. «Sono turisti che comprano quadri, bottiglie di vino costose, ristoranti costosi, trattamenti benessere più costosi. Quando si blocca il segmento dei big spender, poi in qualche modo le ricadute sono per tutti».
Così questa stagione particolarmente difficile – conclude Barbetti – «deve essere una spinta per ripensare il nostro settore turistico, troppo improntato al folklore, al fatto che abbiamo bei paesaggi o città d’arte o la gastronomia. Dobbiamo iniziare a vedere il turismo come un settore d’impresa a tutti gli effetti come si fa altrove. E regolamentare il mercato di conseguenza, perché senza i turisti stranieri, i lunghi soggiorni e tutte le spese che animano l’indotto, non c’è vero turismo, e non ci sono benefici per il territorio».