La ricerca della felicitàI soldi del Recovery Fund forse non ci faranno felici, ma sicuramente saranno di aiuto

La letteratura scientifica sul tema del benessere psicologico oggi mostra che il denaro gioca un ruolo non indifferente nelle vite delle persone: se si è troppo poveri, non si potrà mai stare bene. Allo stesso modo, i fondi in arrivo dall’Europa magari non cambieranno il destino del nostro Paese, ma ci daranno sicuramente qualche chance in più

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Le risorse stanziate dall’Ue porteranno l’Italia a scrivere quelle riforme di cui ha bisogno? Ma soprattutto, saranno riforme che faranno fare al paese dei passi in avanti verso la crescita economica? Oppure l’Italia deve rassegnarsi a un futuro di povertà? Nel governo italiano, purtroppo, in molti (soprattutto all’interno dei Cinquestelle) pensano che tutto sommato una “decrescita economica” non sia da vedersi in maniera negativa. Con pochi soldi in tasca, gli italiani saranno allora più felici?

Molte persone hanno visto il film di Gabriele Muccino con Will Smith, “La ricerca della felicità”, basato sulla storia vera dell’imprenditore Chris Gardner, che ha vissuto come senzatetto per quasi un anno. Nel film, Smith interpreta un padre single che lotta per sbarcare il lunario e dare una vita normale al suo giovane figlio Christopher. Quando un giorno gli viene offerto uno stage non retribuito come agente di cambio, accetta l’offerta. Si dedica al completamento dello stage per offrire a suo figlio la prospettiva di un futuro migliore.

Il matrimonio e la vita familiare di Smith erano andati in pezzi soprattutto perché non guadagnava abbastanza per pagare l’affitto e le bollette. In un’occasione, dovette passare una notte in prigione perché non poteva pagare i ticket per il parcheggio. Come accade per molte persone, il denaro è diventato importante per lui non perché ne avesse troppo, ma perché ne aveva troppo poco. Al personaggio interpretato da Smith era quindi abbastanza chiaro che la ricerca della felicità è inseparabile dalla ricerca del denaro.

Poeti, scrittori e filosofi hanno inventato numerosi aforismi per mettere in discussione il valore del denaro e condannare la ricerca della ricchezza terrena. «Se la tua felicità dipende dal denaro, non sarai mai felice», ha ammonito il filosofo cinese Lao Tzu. Il musicista Bob Dylan ha chiesto: «Che cosa sono i soldi? Un uomo ha successo se si alza al mattino e va a letto la sera e nel mezzo fa ciò che vuole fare». E Albert Einstein ha dichiarato: «Il denaro richiama solo l’egoismo e induce sempre, irresistibilmente, chi lo possiede ad abusarne».

Anche gli antichi filosofi erano spesso critici nei confronti della ricchezza e del denaro. Nel suo libro “La Repubblica”, Platone dice: «Più pensano di fare fortuna e meno pensano alla virtù; poiché quando le ricchezze e le virtù vengono messe su una bilancia, le une hanno più peso delle altre». D’altra parte, ci sono sempre stati poeti e filosofi che hanno visto la questione sotto una luce completamente diversa. «La salute senza denaro è una mezza malattia», ha detto il grande poeta Johann Wolfgang von Goethe.

In precedenza, il filosofo olandese Baruch Spinoza ha professato scetticismo contro coloro che esprimono una visione unilaterale della ricchezza: «Anche un povero, che però sia anche avido, non la smette mai di parlare del cattivo uso del denaro e dei vizi dei ricchi; col che non fa che affliggere se stesso e mostrare agli altri che quel che non tollera di buon animo non è tanto la propria povertà, quanto le ricchezze altrui». La poetessa americana Gertrude Stein ha dichiarato: «Sono stata ricca e sono stata povera. Ed è meglio essere ricchi». Lo scrittore Oscar Wilde, che amava esagerare per provocare indignazione e rivelare semplici verità, ha affermato: «Quando ero giovane pensavo che il denaro fosse la cosa più importante nella vita; ora che sono vecchio so che lo è».

Allora, che cosa provoca l’infelicità: il denaro o la sua mancanza? Il denaro è uno dei principali aspetti di contesa in ogni divorzio e i ricercatori hanno scoperto che è anche al centro di molte discussioni all’interno delle relazioni di coppia. Lauren Papp dell’Università del Wisconsin ha chiesto a 100 coppie con bambini di tenere un diario per due settimane. Ai partner è stato chiesto di registrare, ogni giorno e ognuno per conto suo, la causa e la durata delle loro discussioni. I risultati hanno mostrato che le coppie discutevano più intensamente del denaro rispetto a qualsiasi altro argomento. La maggior parte delle coppie ritiene che le questioni riguardanti il denaro costituiscano una minaccia per il loro futuro insieme e ritiene che siano più difficili da risolvere rispetto a qualsiasi altro argomento.

Erich Kirchler, psicologo dell’Università di Vienna, voleva sapere di cosa parlano e discutono le coppie. Così ha chiesto a 40 coppie di tenere un diario per un anno. Le questioni economiche si sono rivelate più controverse di qualsiasi altro argomento. Le coppie discutevano spesso di quanti soldi potevano spendere per ogni cosa.

Provate anche voi a fare un esperimento su voi stessi: scrivete per un mese tutto ciò che vi preoccupa. Assicuratevi di coprire ogni area della vostra vita: il lavoro, la salute, la crescita dei figli, le finanze, la relazione con il partner, il peso corporeo, ecc. Dopo un mese, valutate i risultati: quanti di questi problemi non sarebbero emersi se aveste avuto un sacco di soldi? Vedrete che ci sono molte preoccupazioni che si possono evitare se si dispone di sufficiente denaro. Tuttavia, vedrete anche che ci sono molte preoccupazioni che non sarebbero scomparse pur disponendo di soldi. Per queste, dovete valutare se sarebbero state più sopportabili o se i problemi legati a tali preoccupazioni sarebbero stati più facili da risolvere disponendo di maggior denaro.

C’è qualcosa di più importante della domanda: cosa serve per vivere una vita felice? I tentativi di rispondere a tale quesito hanno dato origine a un’intera disciplina di ricerca, la “scienza della felicità”. C’è un malinteso assai diffuso secondo cui gli scienziati sarebbero giunti alla conclusione che il denaro non porta la felicità. Tuttavia, recenti ricerche realizzate da Joachim Weimann, Andreas Knabe e Ronnie Schöb hanno dimostrato che ciò non è esattamente vero.

Nel 1974, Richard Easterlin fu il primo scienziato a sostenere che «il denaro non dà la felicità». Sulla base di svariati sondaggi, è giunto alla conclusione che la felicità non dipende dal livello di reddito assoluto di una persona, ma dalla sua posizione relativa nella società, ovvero se una persona ha di più o di meno rispetto agli altri. Secondo Easterlin, questa affermazione è valida per le persone al di sopra di un livello di reddito di 15.000 dollari all’anno. In altre parole, si presume che l’aumento del reddito dei più poveri avrebbe chiaramente un impatto significativo sulla loro qualità di vita e felicità in generale.

Tuttavia, le cose sono più complicate di quanto possano sembrare a prima vista. Gli scienziati distinguono tra felicità “affettiva” e “cognitiva”. I ricercatori hanno tradizionalmente misurato la felicità cognitiva chiedendo alle persone di valutare i loro attuali livelli di felicità: «Su una scala da 0 (per nulla soddisfatto) a 10 (completamente soddisfatto), esprimi quanto sei soddisfatto della tua vita nel suo insieme».

Questo tipo di indagine misura la soddisfazione generale piuttosto che la felicità “affettiva”, cioè l’accumulo e la durata dei momenti di felicità nel corso di un giorno o di un mese. Mentre la ricchezza non ha alcun impatto misurabile su quest’ultimo tipo di felicità, studi recenti hanno dimostrato che – nonostante le affermazioni di Easterlin – esiste in effetti una forte correlazione tra soddisfazione generale e reddito personale.

Questi studi hanno scoperto che “le persone con livelli di reddito più elevati sono più soddisfatte della propria vita. È interessante notare che, anche a livelli di reddito annuo superiori a 120.000 dollari, questa correlazione positiva è stata provata. Non esiste un punto di ‘saturazione’, un reddito più elevato equivale a una maggiore felicità a tutti i livelli». Questi studi hanno anche dimostrato che laddove i redditi sono aumentati della stessa percentuale, l’impatto sulla felicità è maggiore a livelli di reddito più elevati rispetto a livelli di reddito più bassi.

Naturalmente ci sono numerosi aspetti della vita che non sono direttamente correlati al denaro. Le persone soffrono di malattie o di interruzioni di legami affettivi a qualsiasi livello di reddito. Tuttavia, la scoperta più interessante della ricerca scientifica sulla felicità personale è che «i poveri vivono circostanze avverse, ad esempio una malattia, un divorzio o una situazione di solitudine in modi significativamente peggiori delle coorti più ricche». Questa osservazione è tanto più importante perché mostra che reddito e ricchezza influenzano anche altre aree della vita personale.

Ogni volta che qualcuno dice che «il denaro non è importante» o addirittura «il denaro ti rende infelice», il motivo è ovvio. Dal momento che non hanno soldi, le loro parole sono pensate per dare conforto a se stessi.

La stragrande maggioranza delle persone, tuttavia, sarebbe sicuramente d’accordo sul fatto che la libertà rende le persone felici. E molte meno persone oserebbero mettere in discussione il fatto che la “libertà” è positiva e desiderabile di quanti rifiuterebbero l’idea che il denaro sia qualcosa di positivo e desiderabile. Ma la libertà economica è una componente importante della libertà in generale. Solo le persone “finanziariamente libere”, cioè quelle che non devono lavorare per pagare le bollette, sono veramente libere di decidere se lavorare, che lavoro fare, dove lavorare, quando lavorare e come lavorare.

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