Danilo Toninelli non è nuovo ad appellativi e nomignoli. Abbiamo imparato – suo malgrado – a conoscerne le gaffes quando era ministro delle Infrastrutture. Gaffe che irrimediabilmente sono diventate pane quotidiano per la Rete. Proprio quella Rete in cui i grillini credono fideisticamente, a tal punto da affidarsi in tante delle loro decisioni.
Non conoscevamo ancora, però, la figura del Toninelli venditore. Un Mastrota in giacca e camicia attillata. Sarà, forse, perché la sua fiducia nel credo pentastellato sfiora il settarismo, fatto sta che l’immagine che sta emergendo negli ultimi giorni del senatore Cinque stelle non è tanto dissimile da chi ha esigenza di vendere qualcosa. Anche se parliamo delle azioni di governo.
«Se il consiglio dei ministri approverà il decreto semplificazioni – diceva pochi giorni fa in collegamento web con Paola Taverna – avremo un sacco di novità attualissime e freschissime». E non è la prima volta che il tono tocca vette tali da far pensare a una batteria di pentole in acciaio inox, invece che alla sburocratizzazione della pubblica amministrazione.
Una settimana prima, in un altro collegamento web, sempre parlando del dl Semplificazione, con queste parole lanciava il ministro dell’Ambiente Sergio Costa: «Lui come ministro e tutti i ministri del governo sono impegnati al massimo livello per completare… che cosa, Sergio? Ce lo vuoi dire tu? Un decreto importantissimo per il futuro del Paese…». Mancava solo il rullo di tamburi.
Chi segue le pagine social del Movimento cinque stelle si sarà però accorto da settimane di questa nuova veste che si è ritagliato Toninelli e che viaggia di pari passo con la verace Paola Taverna. Insieme, infatti, conducono gli appuntamenti del tour virtuale lanciato dai Cinque stelle, “Riparte l’Italia”.
‘’Se il consiglio dei ministri approverà il decreto semplificazione, avremo un sacco di altre novità attualissime e freschissime’’.
Danilo Toninelli e Paola Taverna in versione Mastrota. Ci sarebbe da ridere se non si stesse avvicinando una crisi economica senza precedenti. pic.twitter.com/jZDQAPz5F5
— Martino Loiacono (@martinoloiacono) July 7, 2020
I due appaiono come una coppia più che rodata. Sono loro ad aver ideato il racconto 2.0 dal territorio, in cui gli ospiti sono parlamentari o consiglieri della regione di cui, volta per volta, si parla. E non potrebbe essere altrimenti dato che entrambi sono “facilitatori”, l’ultima figura mitologica interna al Movimento, che altro non indica che il responsabile di una determinata area tematica: l’ex ministro si occupa delle Campagne elettorali, mentre la vice-presidente del Senato coordina l’Attivismo locale.
Attenzione, però, perché l’apparenza gioca brutti scherzi. La continua esaltazione del credo pentastellato, i retorici encomi che distinguono la presentazione di ogni ospite al tour virtuale, la sublimazione della cultura del taglia-sprechi e taglia-stipendi e della lotta alla casta sempre e comunque, nasconde dell’altro: una tensione profonda che anima l’ex ministro e che è sfociata nell’acceso scontro col “popolo” incontrato in un bar di Roma, il cui video ha fatto il giro del web.
Chi lo conosce da anni, è certo di questo dualismo toninelliano. «Danilo – rivela un senatore grillino a Linkiesta – è uno che dà tutto al Movimento, a volte anche in modo eccessivo. In quest’ultimo periodo, però, non è stato sempre ripagato alla pari dal Movimento stesso e pian piano ne ha preso coscienza».
Ed è per questo che l’incarico affidatogli contro ogni pronostico, secondo una voce insistente che circola da tempo tra diversi parlamentari, è in realtà un’arma a doppio taglio: tanti, in effetti, si sono chiesti perché affidare al personaggio di certo più bersagliato dalla stampa e dall’opinione pubblica un compito così delicato.
Perché se è vero che i sei facilitatori del Movimento sono stati votati tramite piattaforma Rousseau, è altrettanto vero che a selezionarli personalmente è stato l’allora capo politico, Luigi Di Maio, con il suo staff. «Siamo proprio sicuri che l’incarico affidatogli sia un premio?», si chiede qualcuno velenosamente all’interno del Movimento.
Il dubbio – fondato per alcuni – è che andando i Cinque stelle incontro a una probabile débâcle alle prossime elezioni amministrative, occorreva un “agnello sacrificale” a cui affidare la gestione delle campagne elettorali sul territorio, in attesa che si arrivi alla tanto agognata riorganizzazione.
Insomma, più che il tentativo di rifarsi una verginità questa nuova avventura potrebbe essere la definitiva Caporetto per Toninelli. «Ma lui ne è consapevole», sibila ancora qualcuno. Ed è per questo che, armi e bagagli, l’ex ministro ha deciso di dare tutto se stesso, «ventre a terra», anche in questa nuova avventura. Gaffes comprese (storica quella, alla vigilia delle elezioni in Emilia Romagna, confuse un deputato del Movimento 5 Stelle per il candidato grillino in Regione…).
E sembra, stuzzica qualcuno, che abbia piena convinzione, al di là dei sondaggi, che con la giusta strategia nelle regioni prossime al voto – Campania, Campania, Toscana, Puglia, Veneto, Liguria e Marche – non ci sarà alcuna pesantissima disfatta. Non è un caso che l’ex ministro sia rimasto uno dei pochi a ritenere assolutamente impraticabile un’alleanza stabile col Pd nei prossimi anni.
All’interno dei Cinque stelle sono in tanti, ormai, a credere che sia questione di settimane prima che Beppe Grillo faccia un nuovo video estivo – esattamente come successe l’estate scorsa, quando dopo il Papeete lanciò l’idea di un’alleanza governativa col Partito democratico – per aprire concretamente a un’intesa strutturale con i dem anche a livello locale. Ma Toninelli no, non vuole: fedele fino alla fine agli ideali di un tempo del Movimento cinque stelle.
A questo punto, però, resta la domanda: qual è la strategia a cui si sta ragionando? In attesa di poter tornare in piazza per il rush finale prima del voto, il facilitatore punta innanzitutto sul tour virtuale e spera che l’adorato web faccia la sua parte. D’altronde non manca mai, al termine di ogni incontro, l’appello dell’ex ministro a diffondere i video perché occorre fare «controinformazione», altro termine ipergettonato.
Nel contempo, però, Toninelli avrebbe chiesto al suo staff anche di monitorare l’informazione regionale: la convinzione è che i Cinque stelle non abbiano il giusto e proporzionale spazio nei telegiornali locali Rai, «circostanza – spiegano fonti interne al Movimento – che trova conferma nei dati raccolti dall’Osservatorio di Pavia». Il dubbio, però, anche in questo caso è che si tratti di un capro espiatorio. Ed è quantomeno curioso che proprio lui – a detta di tanti il facilitatore-alibi per giustificare un’eventuale (e probabile) disfatta alle regionali – abbia cercato un secondo alibi. In uno scaricabarile infinito al termine del quale, probabilmente, nessuno si assumerà alcuna responsabilità.