“Sirley”Il romanzo di formazione femminile che abbatte le barriere

La storia di due ragazze che diventano donne e la nascita di una grande amicizia che va oltre i pregiudizi. Il tutto sullo sfondo delle palazzine della periferia romana, alla fine degli anni ’80. Il nuovo libro di Elisa Amoruso, in uscita il 6 agosto per Fandango Editore, è uno spaccato di vita di quando ancora si cresceva un po’ da soli e si diventava adulti imparando dall’esperienza

Pubblichiamo un estratto di “Sirley“, di Elisa Amoruso, edito da Fandango Editore.

Le scale sono bianche, di marmo, e c’è odore di pulito. I palazzi sono nuovi, li hanno costruiti da poco, con tanti piani che sembra che l’ultimo tocchi il cielo. Io e Lorenzo trasciniamo una valigia troppo pesante per noi due, ma lui dopo un po’ si stanca e non mi aiuta più, si ferma a guardare fuori dal finestrone che si affaccia sul cortile, un buco verde circondato da cemento. Lore, che fai? Lorenzo ha sei anni e non fa mai quello che uno gli dice. Da quando era piccolissimo, ogni volta che si arrabbia, comincia a correre, se c’è abbastanza spazio, corre per minuti interi, sibilando un grido che è la rabbia che trattiene dentro, il viso pieno di lacrime. Lui piange in silenzio. Certe volte lo invidio, io non sono capace. Alla sua età mi facevo ancora la pipì addosso e neanche allora avevo coraggio. Restavo in un angolo, bagnata, col senso di colpa per aver fatto qualcosa che non dovevo.

A che punto siete? Ce la fate a salire? La voce di mamma rimbomba per le scale, ma Lorenzo non si muove. Dopo un po’ si gira verso di me. Ti piace? No. Nemmeno a me, io però non lo dico. La casa ha un corridoio stretto e lungo, con tante porte tutte su un lato. Ci fanno vedere la stanza, è vuota, il pavimento non è di legno. Ho preso della carta da parati, è bellissima, ha le nuvole bianche e gli arcobaleni, dice mamma. Vado dritta fino in fondo, dove c’è il bagno, chiudo la porta, entro nella vasca con le scarpe per raggiungere la finestra. Un vento di primavera senza fiori scuote la cima dell’unico albero al centro di quella che dovrebbe essere un’aiuola. Il quartiere è nuovo, siamo i primi a viverci insieme ai vicini. Papà la guarda e si sforza di sorridere, ma secondo me, non piace neanche a lui. Lorenzo invece adesso si diverte correndo su e giù per il corridoio con un camioncino che ha tirato fuori da uno scatolone.

Dove stavamo prima, davanti alla finestra era pieno di alberi. Dove stavamo prima, c’erano il pavimento di legno e la moquette. Dove stavamo prima, mi ero fatta degli amici e ora mi tocca ricominciare.

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