L’estate del comico tuttofareLuca Bizzarri, tra il pericoloso modello Genova e i politici che «non hanno un amico»

Attore, conduttore tv e presidente della Fondazione Palazzo Ducale, critica le celebrazioni del ponte e prende in giro chi scrive o dice cose senza riflettere: «A Bocelli è andata bene che poi Galli della Loggia ha detto un’altra minchiata»

(Foto: Facebook)

Il suo «non hanno un amico» come commento alla sparata del politico di turno è uno dei format di maggior successo dei social. Alle volte così calzante che viene il dubbio che davvero molti esponenti della classe politica italiana vivano una condizione di profonda solitudine per cui non abbiano un amico a cui chiedere un consiglio, un conoscente, uno stipendiato a cui chiedere un parere onesto, almeno un’occhiata – «che dici? Invio così o cambio qualcosa?» – prima di darsi in pasto come agnelli sacrificali alle critiche e alle prese in giro.

Basta guardare il caso di Attilio Fontana, che pur di evitare l’accusa di Report si è trascinato in una questione molto più complessa e rischiosa, tra conti all’estero, scudi fiscali, Svizzera, Bahamas e rogatorie. Coinvolgendo moglie, cognato, adesso anche i genitori. Ma nella galleria del «non hanno un amico» di Luca Bizzarri, attore, comico e anche presidente della Fondazione Palazzo Ducale di Genova, ci sono cose di ogni tipo, dalle dichiarazioni di politici che annoverano Alitalia tra i successi del governo, al software specifico per calcolare i metri quadri delle classi fino a quelli che sbandierano l’accordo con Autostrade come un grande successo pensando di nascondere la verità con l’espressione della vittoria.

Lunedì inaugurano il nuovo ponte a Genova…
Di quello non c’è nulla da dire. Semplicemente è un ponte che non dovrebbe esserci. Fossimo in un paese civile non ci sarebbe nessun ponte nuovo da inaugurare perché ci sarebbe ancora quello vecchio. Quindi che lo inaugurino. Credo, anzi, sia la decima volta che lo inaugurano.

Sei contrario a celebrare la cosa?
Mi sembra che non ci siano tante parole da dire, ma solo da vergognarsi.

Eppure si parla di voler applicare il “modello Genova” al resto del Paese.
È un modello molto pericoloso perché è completamente fuori dalla legge. Non ci vuole un genio per capire che se non si rispettano le regole le cose si fanno più velocemente. Però, forse, ci sono alcune regole che andrebbero mantenute. E bisognerebbe riuscire a fare le cose velocemente rispettando le regole che ci siamo dati, sarebbe la cosa migliore da fare per vivere in un Paese normale.

È un grande paradosso. Chi fa le regole dice che per fare le cose per bene non dobbiamo rispettare le regole che ha fatto lui.
Se mi tolgono il limite di velocità ci metto molto meno ad arrivare in ufficio. Se non investo qualcuno è andata bene, se però investo qualcuno…

Questa settimana ha tenuto banco il convegno poi ribattezzato “dei negazionisti”, anche se c’erano medici e virologi che stanno combattendo il virus o costituzionalisti come Cassese e Ainis.
Purtroppo siamo un Paese culturalmente alla deriva per cui anche un convegno in cui ognuno ha detto la sua è diventato il convegno dei negazionisti. Con molti che mettono negazionisti tra virgolette perché si vergognano di scrivere negazionisti visto che non c’erano negazionisti. Poi a qualcuno è sfuggita qualche minchiata, ma le minchiate sfuggono a tutti. Servono solo a nutrire gli utenti di Twitter, ma non più di quello. La cosa che mi fa paura, invece, da paziente, è vedere litigare dei medici come se fossero degli ultras da stadio. Quello non mi piace perché sono tra quelli che ancora vedono nel medico l’ultima ancora di salvezza. E se mi tolgono anche quella… Spero sia una deriva che finisca subito perché non porta bene a nessuno.

Adesso ognuno si sceglie il virologo che giustifica i propri comportamenti. Il virologo ottimista che ti manda in vacanza oppure quello pessimista che invece ti invita a stare calmo.
Fare una campagna elettorale su una pandemia credo sia il punto più basso che si possa raggiungere. Ma sicuramente sarò smentito, perché tra un po’ ne raggiungeranno uno ancora più basso.

L’altro aspetto è che i no-vax non sono arrivati in Parlamento per caso. Ci sono stati portati scientemente da qualcuno.
Mi fa molto ridere questo trasporto dei grillini verso la Democrazia cristiana. È una delle cose più divertenti che sono successe in questa legislatura. Vedere gente che è entrata lì dicendo «basta» – anche giustamente, con delle buone ragioni – «basta compromessi» e «basta tutto», e adesso sono diventati oltre la Democrazia cristiana.

La frase più ripresa è stata quella di Andrea Bocelli.
A Bocelli è andata bene che poi Galli della Loggia ha detto un’altra minchiata. Visto che le minchiate, prima o poi, le diciamo tutti, bisogna sempre augurarsi che ci sia uno che dica una minchiata giusto il giorno dopo, così dimenticano la tua.

Hai mai notato che l’indignato di professione crede che Bocelli e Galli della Loggia siano espressione della stessa élite?
Un tempo la visibilità faceva la differenza perché c’era una differenza evidente tra visibili e invisibili. Adesso, invece, in questo momento in cui sono tutti visibili, sono quelli più visibili a venire messi in un unico identico calderone. Sai quelle espressioni tipo «quelli col culo al caldo»? Quelle formule che fanno di tutta l’erba un fascio? Io non oso immaginare cosa abbia dovuto fare nella sua vita Bocelli per diventare Bocelli. Non è che si nasce Bocelli. Invece sembra che quella posizione gli sia stata assegnata. E poi, per una scemenza, viene massacrato. Anche se, mi correggo, io non credo tanto nella parola «massacrarlo». Credo che i giornali, anche quelli più seguiti, ogni tanto sentano cento scemi che dicono «Bocelli ha detto una minchiata» e titolano «Bufera social». Ma per me la bufera social non esiste, lascia così tanto il tempo che trova che non esiste. Ho sentito ecceSsivo anche il video di scuse.

Di abiura, praticamente. Mi chiedo pure se serva a qualcosa. Secondo te lo perdonano?
Dicono «e ci mancherebbe altro». E passano a Galli della Loggia.

Questo porta al conformismo?
Se vedi ci sono molti artisti e molti colleghi che, forse più intelligentemente di me o di altri, difficilmente prendono posizione sulle cose, proprio per evitare una perdita di consenso. Ed è triste, ma è un modo per sopravvivere. O forse giustamente se ne fregano di dire la loro su tutto e sono più sani di me che ogni tanto mi faccio scappare queste robe che non riesco a tenermi dentro. La «diarrea cogitativa» la chiamava Giorgio Gaber.

Agli artisti abbiamo sempre chiesto qualcosa che fosse fuori dagli schemi abituali. Adesso gli chiediamo l’opposto. Se hai ottenuto qualcosa e vuoi conservarlo il modo migliore è sparire nel proprio lavoro.
È quando mi dicono «pensa a fare il comico». Come se uno che fa il comico non potesse avere opinioni su altro. Ma non mi scandalizza nulla. Tutti credono di avere il diritto di scrivere di qualunque cosa e di insultare chiunque. E io sono sempre per estendere i diritti. C’è libertà di tutto, di perculare chi vuoi perculare. Ma vale anche per me, quindi se pensano di me che sono uno «col culo al caldo», io posso pensare di loro che dovrebbero prendere le goccine per stare meglio. Anche se poi finisce tutto lì, Twitter è come Las Vegas, quello che succede su Twitter rimane su Twitter. Io sono sicuro che se lo stesso che mi ha augurato la morte lo incontro al bar finisce che beviamo assieme. E magari mi è anche simpatico.

Di sicuro ti chiede un selfie.
Sì, appunto. Certi insulti non spostano nulla. L’unico che ci crede davvero è Calenda. Lo leggi che ingaggia delle discussioni persino con dei profili che sono sicuramente dei bot. E cerca di spiegare a un robot la sua linea politica.

Tornando a Galli della Loggia, l’obiezione è che in Italia si possa scrivere una cosa di tale disprezzo su uno dei due principali quotidiani senza che questo intacchi la tua posizione.
Devo dire che, come faccio spesso, sono andato a rileggere cosa aveva scritto Galli della Loggia per poter poi scrivere con aria da superiore «guardate che non ha detto quello che state dicendo». Invece no. Aveva proprio detta quella roba. Era dura…

Da censurare?
Le idee sono tutte legittime. Per quelle da censurare ci pensa il codice penale. Ma non credo che questo fosse il caso. Ha scritto una cosa che molti come lui pensano, ma magari non la scrivono, se la dicono a cena o al telefono. Credo non sia neppure un’idea così nuova.

Chi guarda all’America e tifa per la cancel culture spera che da noi significhi e si traduca in maggiore ricambio.
Che in Italia non ci siano posti dove le persone possono esprimere liberamente i propri concetti e ottenere visibilità non ci credo. Mi sembra ci sia spazio sul web e sulla carta stampata per tutte le idee e per il loro contrario.

Ma forse c’è un’ambizione per arrivare al mainstream, la tv, la carta stampata, su cui certe idee sembrano non arrivare mai.
Non so più neanche se la tv o i quotidiani di carta siano mainstream. Ormai le persone hanno una tale vastità di benzinai tra cui scegliere dove andare a comprare la benzina che ognuno si sceglie quelli che ritiene più intelligenti o intellettualmente onesti. Io cerco di ascoltare tutte le idee che ci sono in giro e poi farmene una mia. Ma solo perché è morto Massimo Bordin, altrimenti aspettavo cosa diceva lui e la pensavo come lui.

D’altra parte pure il vecchio mainstream è ormai una bolla, appena più grande di altre. E al suo interno ci sono tante bollicine diverse.
Se ogni mattina ascolti una rassegna stampa trovi che su ogni argomento ci sono quattro punti di vista diversi, esposti anche in modi e toni diversi, da quello violento a quello neutro… Vedi il caso Fontana: passi da «è un martire» o «bisognerebbe fargli un monumento» a «è un delinquente, bisognerebbe buttarlo giù da una rupe». Lì in mezzo ci sarà qualche verità.

Su Twitter ripeti spesso, ogni volta che un politico commette un errore: «Non hanno un amico». Fontana ha una storia emblematica. Tutta la sua vicenda comincia da una denuncia di Report per una storia che era inopportuna, quella dei camici acquistati dal cognato, ma nel peggiore dei casi nascondeva un reato minore rispetto a quelli di cui si parla adesso. Invece ha cominciato ad accampare scuse e storie che hanno peggiorato di molto la vicenda.
Il problema degli italiani è che, spesso, «non hanno un amico» e invece, molto spesso, hanno dei parenti. Già Fini col cognato poi è dovuto sparire. C’è chi ha il fidanzato come Casalino. Quando ti metti qualcuno in casa è sempre un problema. Io perché vivo da solo?

La storia di Fontana ha già toccato la moglie, il cognato, adesso i genitori col conto alle Bahamas…
Chi non aveva un conto alle Bahamas negli anni Ottanta? È una frase meravigliosa. Fa parte del teatro dell’umanità. Dove uno può essere anche un bravo amministratore e non saper gestire queste cose e andare a incasinarsi. Ma ormai nel mestiere dell’amministratore c’è anche questo e quindi sicuramente Fontana non uscirà da questa storia con le ossa a posto. Quello della politica è un mestiere così. È sangue e merda. Quando trovano un tuo punto debole provano a mangiarti.

Citavi Casalino. Credo il nostro sia l’unico Paese al mondo in cui si accusa di insider trading uno che ha perso dei soldi.
Anche qui, sono cose che lasciano il tempo che trovano. Sicuramente c’è una cosa, credo sia un difetto umano, che quando sei in una posizione di potere è facile perdere il senso dell’istituzione. Prevaricare l’istituzione, alle volte anche per buoni fini, non dico solo a fine delinquenziale. Spesso vedo uomini delle istituzioni che restano uomini, ma si dimenticano delle istituzioni e ne perdono il rispetto. E questo li porta a fare delle minchiate, piccole o grandi.

Ancora due domande su Genova: i sondaggi il sindaco Bucci è tra i sindaci più apprezzati.

Si è fatto vedere di meno, ha lavorato di più. Si è trovato in questa favorevole, purtroppo, posizione di avere poteri illimitati. In questo caso è stata  una posizione utile e benedetta, ma da lì a farla diventare un modello ce ne passa.

Domenica c’è la partita che decide la permanenza in serie A del Genoa. Sei teso?
Sono troppi anni che vivo quella domenica lì. Mi hanno fatto perdere qualsiasi interesse. Se un anno arrivi lì in fondo e c’hai il patema d’animo è bello. Ma se tutti gli anni finisce così… Anche la fidanzata più bella che puoi avere, se ogni anno ti mette le corna, dopo sei anni di corna dici «ma vai a quel paese. Non posso stare sempre qua a soffrire». Continuerai ad amarla, ma lei si farà la sua vita e tu la tua.

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