«Nelle condizioni attuali, vista la battaglia che l’Europa sta conducendo contro il coronavirus e i sacrifici dei cittadini europei, mi aspetto che i commissari prestino particolare attenzione nell’applicazione delle regole nazionali o regionali di salute». In queste parole, espresse durante la conferenza della presidente Ursula von der Leyen sulla vicenda Hogan, c’è tutta l’impotenza dell’Unione, che non poteva far finta di nulla di fronte al caso scoppiato in Irlanda.
Il golfgate è stato decisivo per le sorti del commissario al Commercio, uno dei pezzi da novanta della Commissione e costretto al passo indietro. E adesso? «In osservanza all’articolo 246 del Trattato, chiederò all’Irlanda di scegliere dei possibili candidati alla carica di commissario e, come ho fatto in passato, vorrei che mi proponessero una donna e un uomo». Adesso la palla passa a Dublino.
Rimpiazzare Hogan non sarà una cosa semplice tanto per il governo di Micheál Martin, che dovrà scegliere due candidati, quanto per la Commissione, visto che l’ex commissario al Commercio aveva un peso specifico non indifferente.
La maniera in cui è cresciuto il caso Hogan, costretto alle dimissioni a causa dell’enorme pressione esercitata dall’opinione pubblica e dal governo irlandese, segna un pericoloso precedente per la Commissione che ne esce più indebolita. Subirà in futuro altre pressioni da parte dei governi nazionali per rimpiazzare il loro commissario in caso di scandali? Prima non era mai successo.
Anche per Dublino il caso non è semplice: la nomina del successore implica una scelta all’interno della maggioranza tra Fianna Fail e Fine Gael che potenzialmente potrebbe anche significare un rimpasto nel governo, visto che anche l’ex ministro dell’Agricoltura Dara Calleary è rimasto coinvolto nel Golfgate e si è dimesso (ed è già il secondo che si dimette dal 27 giugno, giorno in cui è entrato in carica il governo). Sia per l’Irlanda sia per l’Europa serve perciò un candidato forte, capace di rappresentare al meglio il Paese e rafforzare allo stesso tempo la Commissione, che da questa vicenda ne esce indebolita.
Sul tavolo del taoiseach Martin sono diversi i profili presenti. Tra i più accreditati c’è David O’Sullivan. Burocrate molto conosciuto a Bruxelles per i suoi trascorsi nella Commissione di Prodi e poi quella di Barroso, dove ha ricoperto la carica di segretario generale e direttore generale delle relazioni esterne, ha svolto un ruolo molto importante soprattutto a Washington, dove dal 2014 al 2019 è stato ambasciatore europeo. I 5 anni americani gli hanno portato in dote un’opinione su Trump decisamente brusca: «Quest’amministrazione è stata particolarmente inetta e goffa, in grado solo di allontanare gli alleati di un tempo a favore di quelli che una volta erano considerati nemici. Se Trump perderà non verranno versate lacrime in Europa».
Nel ticket da presentare alla presidente von der Leyen insieme a O’Sullivan ci potrebbe essere anche Catherine Day. Il suo profilo sarebbe molto simile a quello dell’ex ambasciatore, con il quale condivide l’esperienza da segretario generale dell’Unione Europea, un incarico che Day ha ricoperto dal 2005 al 2015. Nel 2018 è stata consigliera speciale del presidente Juncker prima di rientrare in patria per alcuni importanti incarichi legati al mondo della politica e della cultura. Come O’Sullivan il profilo di “eurocrate” la renderebbe perfetta per essere assegnata al Commercio, anche se Von der Leyen ha ribadito che «solo in una fase finale deciderò l’assegnazione dei portafogli».
Il rischio, quindi, è che l’Irlanda possa vedersi assegnato un incarico diverso a seconda del profilo che verrà scelto. Secondo gli accordi nella maggioranza che hanno portato alla nascita del nuovo governo irlandese lo scorso giugno, il taoiseach Martin e il suo vice Varadkar hanno già deciso che il prossimo commissario europeo tra 4 anni sarà uno di Fianna Fail, il partito del primo ministro. Fino ad allora la carica resterà in casa del Fine Gael e, dopo Hogan, è probabile che tocchi a un altro politico. Potrebbero essere dei possibili candidati essere il ministro degli Affari esteri Simon Coveney, il ministro delle finanze Pascal Donohoe, diventato recentemente anche capo dell’Eurogruppo, Simon Harris, parlamentare del Fine Gael ed ex ministro dell’Istruzione, e Helen McEntee, ministro della giustizia.
Non è però da escludere che anche lo stesso Leo Varadkar possa essere scelto per il ruolo, con lo scontato appoggio unanime del governo irlandese. Sarebbe un candidato di peso ed esperienza (e il secondo ex primo ministro a entrare nella Commissione dopo l’italiano Paolo Gentiloni), ma a 41 anni forse potrebbe essere ancora presto per lasciare la politica nazionale e il partito e fare il salto a Bruxelles.