Contro la casta grillinaBisogna votare No per fermare il grande inganno dell’antipolitica

Il taglio dei parlamentari non porterà nessun reale vantaggio per la collettività, né migliorerà il funzionamento del Parlamento. In caso di vittoria del Sì non finirà la democrazia, ma votare contro il taglio sommario di deputati e senatori significa salvare la politica, un bene supremo

C’è poco da dire: la spinta grillina dell’antipolitica, o potremmo dire il lato oscuro della forza, si è rivelata imponente. Con buona pace dei principi rivoluzionari degli inizi di cui si sono perse le tracce, cavalcare e alimentare la rabbia è stata un’operazione vincente per i destini dei suoi protagonisti. 

Su questa scia, dare qualcuno in pasto al popolo funziona sempre, il Movimento 5 Stelle si appresta all’ennesimo falò: menù speciale, 345 seggi parlamentari di brutti e corrotti rappresentanti del popolo. Ma quale reale vantaggio porterà questo taglio sommario? A parte il risparmio del famoso caffè.

Nessuno per la collettività e nessuno in merito al funzionamento del Parlamento visto che resterà in vigore il bicameralismo perfetto. Difficile anche immaginarlo come l’inizio di un possibile percorso di riforme costituzionali data la passione grillina per i regimi dittatoriali. E viene anche da chiedersi: quali sono i vantaggi, i frutti di questi 15 anni di antipolitica violenta? Di insulti e fango?

Soffermatevi un attimo a pensarci: il dibattito pubblico si è imbarbarito, la partecipazione alla vita pubblica è diventata più respingente, trovare qualcuno che con passione abbia voglia di farsi carico di amministrare la cosa pubblica è sempre più difficile. L’immagine del civil servant è sempre più sbiadita e sempre meno attrattiva. 

Allo stesso tempo l’antipolitica grillina si è rivelata per quel che è: un progetto di presa del potere, perché parliamo di potere e non di politica, da parte di un gruppo di individui senza né arte né parte. Ora domenica possiamo dire No a questo ennesimo spot grillino oppure fare l’errore che abbiamo fatto negli ultimi 15 anni: pensare di assecondare o gestire l’antipolitica. 

Ma il populismo è un mostro che più alimenti e più ha fame, all’infinito. L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti del 2013 e i toni populisti della campagna referendaria del Sì del 2016 si sono rivelati due errori in tal senso. 

Oggi purtroppo, a parte qualche eroe solitario, le cosiddette forze liberali e riformiste danno l’impressione di aver abbandonato il campo e le forze populiste si trovano davanti una prateria. Fa una certa impressione vedere l’interprete del «questo lo dice lei» pontificare dai palchi centrali del Partito democratico o la messa alla berlina sui canali social del Movimento dei senatori dem schierati per il No.

Non credo nella fine della democrazia in caso di una vittoria del Sì, ma voto No perché voglio dire basta a questo grande inganno dell’antipolitica. La politica può sbagliare ma è molto di più di “costi e poltrone”. La politica è ciò che cambia il mondo, è un bene supremo, va custodita e alimentata ogni giorno.

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