Bieco antiparlamentarismo«È una riforma attesa da anni» e tutte le altre fake news della propaganda del Sì

Chi si illude di punire i politici o di colpire la Casta votando Sì al referendum rischia di far torto a se stesso riducendo il valore del proprio voto. L’obiettivo finale, è alimentare la rabbia, punire i politici e danneggiare le istituzioni democratiche

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Se oggi chiedessimo a un cittadino incontrato per strada cosa voterà al referendum del 20 e 21 settembre la risposta probabilmente non sarebbe un Sì o un No, ma un’altra domanda: «Quale referendum?». E proprio il problema della sostanziale assenza di informazione e di dibattito su questo tema rende ancora più difficile un’impresa già in partenza tutt’altro che facile: ribaltare in poche settimane nell’opinione pubblica decenni di feroce antipolitica e di bieco antiparlamentarismo spesso cavalcato a fini elettorali da partiti e movimenti.

Eppure se è vero che i social sono una specie di termometro dell’opinione pubblica sembra proprio che la madre di tutte le battaglie perse non sia poi così tanto persa, visto che il fronte trasversale, che include centrodestra, centrosinistra e perfino M5s, che sostiene #iovotono sta guadagnando ogni giorno sempre più consensi e attivisti online.

Ecco cinque ottime ragioni per votare NO al referendum:

1. Tagliare la rappresentanza vuol dire tagliare la democrazia: vuol dire lasciare 20 milioni di cittadini senza il loro rappresentante;

2. Il Parlamento funzionerebbe peggio, con un congestionamento della propria attività e una riduzione dell’attività di controllo;

3. Il Parlamento sarebbe più debole e più permeabile a pressioni da parte di ogni genere di lobby;

4. Il risparmio presunto, il prezzo di un caffè all’anno per ogni cittadino, sarebbe irrilevante rispetto alla spesa pubblica, e cataloga la democrazia come un costo;

5. Le regioni più piccole e meno popolose, insieme a molte città capoluogo, sarebbero ancora meno rappresentate e più trascurate, col conseguente aumento della distanza tra centro e periferie.

Ci sono poi 5 fake news usate spesso dalla propaganda del Sì e molto facili da confutare:

1. Abbiamo troppi parlamentari – Falso, col principio usato dai costituenti oggi ne dovremmo avere perfino di più. Forse qualcuno si è ispirato al peggior passato, visto che una Camera con 400 deputati ce l’abbiamo già avuta ai tempi di Mussolini;

2. Abbiamo più parlamentari degli Stati Uniti – Falso, gli Stati Uniti hanno un parlamento federale e 50 parlamenti statali (49 dei quali con Camera e Senato), per un totale di oltre 8000 parlamentari;

3. Aumenterà la qualità degli eletti – Falso, è più facile che la qualità diminuisca. Normalmente le segreterie di partiti e movimenti tendono a candidare i più leali o i più fedeli al vertice, rispetto ad aspiranti più titolati;

4. Si ridurrà la burocrazia nel fare le leggi, avremo meno commi e meno emendamenti – Falso, solo chi non distingue tra democrazia e burocrazia può raccontare una balla simile. Il decreto rilancio conteneva 263 articoli e circa 1100 commi. È il governo, quindi, a produrre mostri legislativi e a imporli alle Camere a colpi di fiducia.

5. È una riforma attesa da anni – Falso, visto che gli elettori hanno bocciato sia la riforma costituzionale del centrodestra nel 2006, sia quella del centrosinistra nel 2016, che contenevano la riduzione del numero dei parlamentari. Approvare il solo taglio lineare del numero degli eletti, cavalcando l’impopolarità della politica, produce solo un danno funzionale alla democrazia.

Chi si illude di punire i politici o di colpire la Casta votando Sì al referendum rischia di far torto a se stesso riducendo il valore del proprio voto. E farebbe bene a riflettere sul fatto che proprio il taglio dei parlamentari ha ottenuto un consenso quasi unanime da parte delle forze politiche presenti in Parlamento. A queste persone e a tutti gli indecisi, elettori di ogni partito e movimento, siano essi di destra, sinistra, centro o Cinquestelle, un appello a informarsi bene e a conoscere per deliberare. E, se condividono le nostre ottime ragioni, a darci una mano su tutti i social, da Facebook a Twitter, da Instagram e WhatsApp, per sostenere la campagna #iovotono