Smartphone e computer ci hanno permesso di continuare a lavorare, studiare e avere rapporti sociali, seppur a distanza, anche durante il lockdown. Ma non in tutto il Paese allo stesso modo e non senza difficoltà di connessione. Ora, con i contagi in aumento e l’emergenza che riprende piede, il digitale si conferma lo strumento principale per reagire agli imprevisti e costruire la nuova normalità imposta dalla pandemia. Ma servono passi da gigante per recuperare il gap italiano rispetto ai partner europei.
Non a caso la transizione digitale, insieme a quella green, rappresenta uno dei due pilastri del piano europeo “Next Generation Eu”. E anche l’Italia, nelle sue linee guida sul Recovery Plan, ha posto il digitale in testa alle priorità, provando a colmare i ritardi che ancora sconta rispetto agli altri Paesi.
Una posizione confermata anche dal Parlamento che, nelle relazioni elaborate da Camera e Senato sui settori-chiave che dovranno far parte del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha esortato il governo a utilizzare parte delle risorse messe a disposizione dall’Ue per accelerare il completamento delle infrastrutture digitali sul territorio nazionale, riducendo il digital divide tuttora esistente nel Paese.
Come è emerso dagli ultimi dati del Desi Index 2020 (l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società della Commissione europea), l’Italia è ancora al venticinquesimo posto tra i Paesi Ue per livello complessivo di digitalizzazione.
E in questo contesto, il 5G rappresenta una delle priorità strategiche su cui puntare nella ripresa dell’Italia post-Covid. Per la capacità di agire come volano della crescita, ma anche per di avere un impatto positivo sull’occupazione e sull’aumento del Pil.
Secondo uno studio di IHS del 2019, infatti, nell’anno 2035 oltre 12mila miliardi di dollari della produzione economica a livello globale e 22 milioni di nuovi posti di lavoro saranno legati al 5G. In Italia, un recente studio di Ernest & Young ha stimato che reti e servizi 5G porteranno ricadute positive sul sistema-Paese pari a circa lo 0,3% del Pil all’anno per i prossimi 15 anni. Mentre, secondo una ricerca realizzata dalla Luiss Business School e da Unindustria a febbraio 2020 sulla città di Roma, l’impiego di tecnologie 5G nei prossimi cinque anni causerà un aumento del Pil cittadino di circa trenta miliardi di euro.
Un impatto così rilevante è reso possibile perché la nuova generazione di reti mobili consente di incrementare le prestazioni, grazie a una rivoluzione della architettura di rete. Per le sue prestazioni, il 5G è un elemento capace di generare cambiamenti rivoluzionari sia tecnologici che di business, con effetti importanti sull’industria, sull’organizzazione dei servizi e sull’intera struttura della società.
Anche nel settore sanitario. Grazie alla bassissima latenza (il tempo impiegato a raggiungere un altro terminale o un server internet) delle reti 5G, sarà possibile incrementare l’efficacia e l’efficienza dei servizi e delle cure domiciliari integrate. Allo stesso modo, la tecnologia 5G permetterà di aumentare l’efficienza del sistema dei trasporti pubblici e diminuirne l’impatto ambientale. Inoltre, sarà possibile gestire le soluzioni di realtà aumentata anche al di fuori da ambiti didattici e dimostrativi dedicati e questo darà un rinnovato impulso alla loro diffusione in ambito educativo e lavorativo.
Le regole dei Recovery Fund impongono che i finanziamenti siano investiti in tecnologie innovative che agiscano come moltiplicatori dello sviluppo: nessuna tecnologia può fare questo più e meglio del 5G. La “Italy Next Generation”, in grado di generare benefici trasversali per tutti, di porsi come protagonista nel mercato globale e di aumentare la resilienza complessiva del sistema-Paese, può nascere solamente da qui.