Una cena di classe, un menu calibrato, un servizio perfetto. Profumi e sapori fusi armoniosamente nel piatto. E nel bicchiere un vino da intenditori. Cinese. Sì, perché quando meno te lo aspetti il mondo del vino può ancora sorprendere. E se tutti immaginavamo la Cina come un mercato dove semplicemente diffondere i nostri pregiatissimi vini, ecco che proprio da Oriente arriva qualcosa di nuovo.
Cuore cinese, mano europea
Questo ottobre è entrata a far parte della rete di distribuzione di Gruppo Meregalli, azienda leader nel mercato da oltre 160 anni, una selezione di vini provenienti dalla Ningxia, una regione cinese particolarmente vocata alla coltivazione della vite. Qui, nello Château Changyu Moser XV, nascono vere e proprie eccellenze, frutto della collaborazione tra Changyu, pioniera tra le aziende vinicole cinesi e la famiglia Moser europea-austriaca: da una parte la voglia di emergere di produttori che desiderano raggiungere i livelli dei migliori del mondo; dall’altra lo spirito europeo, la profonda conoscenza di una famiglia, i Moser, da 15 generazioni nel mondo del vino. Da qualche anno Lenz M. Moser produce i vini insieme alla sua controparte cinese, l’enologo Fan Xi, giungendo a risultati sorprendenti in termini di qualità e gusto.
La forza della curiosità
Importare vino dalla Cina può sembrare un azzardo, soprattutto in un momento come questo, in cui a radicati preconcetti (cineseria è sinonimo di paccottiglia) si sommano le paure, tanto diffuse quanto infondate, legate alla pandemia. In realtà c’è una precisa logica in questa operazione. «Innanzitutto rientra in quella che è la visione del Gruppo, cioè importare tutte le eccellenze del mondo vitivinicolo: abbiamo rappresentanze da ogni Paese produttore, quindi perché escludere proprio la Cina?». A Parlare è Corrado Mapelli, Direttore Operativo del Gruppo Meregalli, che continua: «Conosciamo la Cina come un Paese attento alla produzione italiana, grande conoscitore e importatore dei nostri vini. Ma è anche un produttore, e lo è da anni: la Francia già da tempo investe in Cina, e la cantina i cui vini noi distribuiamo in Italia esiste da 18 anni». La presenza francese in Cina è tangibile: «L’80% del vino prodotti in Cina è Cabernet Sauvignon, figlio della cultura francese. E anche Château Changyu Moser XV produce Cabernet Sauvignon, base per i rossi, di cui i Cinesi sono grandi appassionati, ma anche per i bianchi». Certo, si tratta di un’operazione in controtendenza, tanto che anche i Meregalli, come produttori, con le loro etichette toscane, esportano in Cina. I dubbi non sono mancati: «Andremo incontro a curiosità o diffidenza?» Mapelli si risponde da solo: «pensiamo a curiosità, sostenuta dalla natura curiosa di noi Italiani e soprattutto dalla certezza di proporre un prodotto di qualità. Noi abbiamo un catalogo di eccellenze: il nostro marchio offre una garanzia di qualità».
Qualche vino cinese già si trovava, dato che grandi gruppi francesi come Rotschild e Moët & Chandon hanno una produzione in Cina. Ma in Italia sono poco presenti. «Certo, anche per noi non si parla di quantità importanti, se si pensa che il vino “di punta” viene prodotto in 6000 bottiglie. Così la distribuzione sarà mirata alle strutture con una clientela internazionale. Appassionati e conoscitori sono i clienti di riferimento: non la comunità cinese in Italia, dunque, ma grandi hotel in grandi città e ristoranti stellati, le cui carte dei vini comprendono etichette di ogni provenienza».
Château Changyu Moser XV è stato inaugurato il 18 agosto 2013 nei pressi di Yinchuan, la capitale della provincia di Ningxia. Il castello ospita un’importante barricaia da 1.500 barrique e una linea di imbottigliamento ad alta tecnologia. Qui si svolgono tutte le fasi della produzione, dalla coltivazione alla pressatura, dalla fermentazione alla maturazione nella barricaia fino all’imbottigliamento. Ovviamente la qualità di un vino dipende in gran parte dalle caratteristiche della terra in cui nasce. «L’area di provenienza di questi vini si trova a 1100 metri di altitudine, ha temperature che raggiungono al massimo i 35 °C e una forte escursione termica giornaliera: è un territorio particolare, molto vocato». Un territorio certamente molto lontano dall’immagine mediterranea, dai paesaggi in cui ai vigneti si alternato gli oliveti, a quell’idea che tutti noi associamo alla produzione di vino.
La differenza si sente? «Si percepisce la diversità più nelle uve che nel prodotto finito – spiega Mapelli – gli acini sono più piccoli, hanno una buccia più spessa, proprio per difendersi dalle caratteristiche del clima. Ma una volta in bottiglia, ci si avvicina tantissimo al classico taglio bordolese. Del resto i francesi inizialmente hanno operato una selezione delle regioni più adatte: una volta identificate quelle, seppur diverse dalle nostre terre, i risultati sono sicuramente importanti». Risultati in cui ha creduto per primo il governo cinese, presente con un 25 percento nella proprietà dello château. «E anche noi ci crediamo. Questi vini sono già di per sé una curiosità. Certo, rimangono delle diffidenze da superare. Ma pensiamo a quanta strada hanno fatto i prodotti cinesi quando si parla di tecnologia o di abbigliamento. Insomma, la Cina è vicina».
Sono quattro i vini importati da Meregalli da Château Changyu Moser XV, tutti a base Cabernet Sauvignon: Helan Mountain white, un Blanc de Noir che è sicuramente il primo Cabernet Sauvignon bianco della Cina. Il suo colore, la sua consistenza e il suo profilo gustativo sono completamente nuovi al mondo. Helan Mountain red propone un nuovo stile di vino che può vantare il carattere dei migliori Cabernet Sauvignon: spezia cinese, aromi di frutta concentrata e sapori che non ci si aspetterebbe mai da un Cabernet così giovane. Moser Family white è il primo e unico Cabernet Sauvignon Blanc de Noir al mondo affinato in barrique francesi. Purple Air Comes From The Est red – The Icon, è il vino che aprirà la strada a una nuova razza di vini Ningxia, dove l’attenzione è rivolta al puro piacere di bere.