Da diversi mesi Alternative für Deutschland è in crisi. La principale forza politica dell’estrema destra in Germania è infatti divisa tra l’ala più radicale e coloro più favorevoli a un’istituzionalizzazione del partito.
Già a marzo il Verfassungsschutz, l’ufficio federale per la difesa della Costituzione, aveva messo sotto osservazione Der Flügel (“L’ala”), il gruppo che costituiva la fazione più estrema di AfD, soprattutto a causa dei due leader Andreas Kalbitz e Björn Höcke, definiti come «estremisti di destra» e «contro l’ordine liberal-democratico dello Stato». I due in una lettera aperta ai loro sostenitori avevano poi decretato lo scioglimento di Flügel. Tuttavia, non essendoci una vera e propria forma di adesione all’organizzazione, lo scioglimento ha avuto una valenza solo formale: di fatto, i militanti che si riconoscevano nella corrente (circa 7000, secondo l’ufficio federale) avrebbero potuto continuare a svolgere normalmente la loro attività politica.
Non a caso, il presidente del Verfassungsschutz della Turingia, Stephan Kramer, osservò che la decisione aveva la sola funzione di distogliere le attenzioni dal gruppo, e che molto sarebbe dipeso da un’effettiva presa di distanza di Alternative für Deutschland dai suoi esponenti più radicali e dalla loro corrente. Una reazione, in effetti, c’è stata: a maggio, Kalbitz è stato espulso dal partito. L’atto è stato motivato in base alla passata appartenenza di quest’ultimo alla Heimattreue Deutsche Jugend (“Gioventù tedesca fedele alla patria”), un’organizzazione di fatto neonazista che AfD considera incompatibile con sé. Dopo qualche mese, Kalbitz è stato costretto anche a dimettersi da capogruppo al Landtag (parlamento federale) del Brandeburgo.
Björn Höcke, invece, continua a essere in primo piano. È leader del partito in Turingia, Land orientale dove AfD è arrivata seconda alle elezioni locali del 2019. Dall’opposizione alle politiche d’asilo e d’immigrazione alla critica al Memoriale dell’Olocausto a Berlino (in merito al quale ha detto che la Germania è l’unico Paese a mettere nel centro della propria capitale un «memoriale della vergogna»), passando per la contestazione alle misure restrittive contro la pandemia, le sue posizioni lo hanno reso celebre. Non sono pochi i militanti di Alternative für Deutschland che vedrebbero bene, per lui, un ruolo nazionale. Höcke, però, finora non ha dichiarato di voler tentare la scalata per la leadership del partito, che dal 2019 è detenuta dal duo formato da Tino Chrupalla e Jörg Meuthen.
Sembra tuttavia che l’influenza del gruppo Flügel continui a crescere. In un’intervista rilasciata sabato al Tagesspiegel, il presidente del Verfassungsschutz Thomas Haldenwang ha affermato che, nonostante lo scioglimento, gli appartenenti al gruppo stiano acquisendo sempre più posizioni chiave nelle strutture locali del partito. «L’influenza di Flügel aumenta anche se in AfD si prova a prendere le distanze dagli estremisti» ha detto Halndenwang, che afferma come tra i membri di un tempo rimarrebbe un forte senso di comunità e di scambio.
In diverse realtà, la crescita di Flügel sta determinando l’uscita dal partito di alcuni esponenti. In Schleswig-Holstein, ad esempio, il deputato al Landtag Frank Brodehl ha abbandonato il gruppo di AfD, motivando la sua scelta con la virata a destra e causando la perdita del numero minimo per dar vita a un gruppo parlamentare. In Niedersachsen, la segretaria locale e capogruppo al parlamento federale Dana Guth, appartenente alla corrente moderata, ha lasciato il gruppo parlamentare con i suoi fedelissimi dopo non esser stata rieletta alla guida del partito, scalzata da Jens Kestner (esponente di Flügel). Anche qui, la fuoriuscita ha decretato la scomparso del gruppo di AfD dal Landtag.
Per il momento, nei sondaggi il partito non scende sotto la media del 10 per cento: un dato non troppo più basso di quelli osservati nell’ultimo anno. Lo scontro in atto tra l’ala più estrema e i moderati (per quanto lo si possa essere in un partito di destra radicale) affonda le sue radici anche in nodi mai sciolti dell’identità di AfD, nata come un partito conservatore e anti-euro in cui sono poi confluiti molti militanti di organizzazioni di estrema destra, determinando di fatto l’identità del partito (si pensi a Pegida, il movimento dei “Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente”, discretamente celebre per qualche tempo durante la crisi dei rifugiati, ma poi gradualmente svuotatosi proprio in favore di AfD).
Il rifiuto di tutte le forze politiche di dialogare con gli Alternativi, specie dopo gli scarsi risultati ottenuti da chi ha anche solo dato l’idea di volerlo fare (come la CSU del 2018 in Baviera), potrebbe favorire un’ulteriore radicalizzazione, facendo il gioco di Höcke e del suo Flügel. Oggi Alternative für Deutschland si trova di nuovo a dover definire la sua identità: l’ala radicale potrebbe prendersi il partito, presentandosi come l’unica alternativa alle forze istituzionali, mentre a Meuthen e Chrupalla spetta il compito di elaborare una reazione e provare a spostare il partito su una proposta certamente conservatrice, che sappia stabilire confini chiari a destra.