La CSU, l’Unione Cristiano-Sociale, partito sorella della CDU, governa la Baviera dal 1957, e dal 1966 al 2018 lo ha fatto con maggioranze monocolore (se si esclude il quinquennio 2008-2013).
Alle elezioni federali del 2018, tutto è sembrato in bilico. Nei tre anni precedenti, nel tentativo di contendere elettorato all’estrema destra di Alternative für Deutschland che cresceva nel Paese e nei sondaggi, l’allora leader dell’Union e Ministro degli Interni Horst Seehofer aveva connotato il partito come critico verso la linea centrista di Angela Merkel e le sue politiche d’accoglienza dei richiedenti asilo. Alle elezioni, però, i voti persi al centro furono molti di più di quelli guadagnati a destra. AfD entrò per la prima volta nel Parlamento bavarese, i Verdi esplosero al 17% e la CSU scese di oltre 10 punti fermandosi al 37,2%; una cifra che in Baviera equivalse a una sconfitta, dato che i cristiano-sociali erano abituati a ben altre maggioranze. Il candidato CSU di allora, Markus Söder, riuscì a formare un governo di coalizione con i Freie Wähler (una sorta di lista civica bavarese), e dopo le dimissioni di Seehofer assunse la guida del partito.
Negli ultimi anni, Söder ha caratterizzato la sua figura come quella di un leader pragmatico e fortemente radicato nel territorio da cui proviene. Mentre si concentrava sul livello locale, è riuscito a farsi apprezzare anche nel Paese, accreditandosi come leader credibile in ottica nazionale. Durante la fase più drammatica della pandemia, i successi nella gestione dell’emergenza lo hanno fatto diventare enormemente popolare nei sondaggi di gradimento, al punto da superare Angela Merkel diverse volte.
Sabato, al congresso della CSU svoltosi in videoconferenza, Söder ha sfruttato l’occasione come palcoscenico per la sua battaglia nazionale. Intervenuto da uno studio dominato dal colore bianco, con le bandiere della CSU e della Baviera sullo sfondo, di fronte agli 839 delegati connessi (più gli ospiti) ha ammonito i bavaresi sulla seconda ondata di contagi in arrivo, sostenendo di voler garantire il funzionamento di scuole e luoghi di lavoro e difendendo la decisione del governo del Land di attivare misure come la chiusura serale dei locali, l’obbligo di mascherine all’aperto e un limite al numero di persone per gli incontri in casa qualora si registrino più di 50 casi ogni 100 mila abitanti. In un passaggio che strizzava l’occhio all’elettorato più conservatore della CSU, ha affermato che, da cristiano, non è disposto a mettere a rischio la vita di alcuni per lasciare inalterata la quotidianità di altri. Parlando del pericolo rappresentato dai negazionisti dell’epidemia ha persino letto alcuni messaggi di insulti e di minacce ricevuti.
Consapevole di quanto la sua notorietà si basi sulla gestione dell’emergenza, Söder ha lanciato un messaggio chiarissimo in ottica nazionale: «solo chi sa gestire la crisi può diventare Cancelliere». Nel corso del suo discorso hanno poi trovato spazio una serie di temi che rinforzano la visione di Söder come candidato alla cancelleria, dalla necessità di abbassare le tasse alle imprese nei prossimi anni per favorire la ripresa (lanciando qualche critica a Scholz, Ministro delle Finanze e candidato SPD alla cancelleria) al cambiamento climatico, definito «uno dei più grandi problemi della nostra Storia» (i Verdi del resto potrebbero essere fondamentali per formare maggioranze, e chi vuole diventare cancelliere potrebbe dover stringere accordi con loro). Forse anche nell’ottica di fugare ogni dubbio sui rapporti con la destra, ha annunciato di voler vietare l’uso della bandiera del Reich tedesco (oggi divenuta un simbolo dei neonazisti) nelle manifestazioni pubbliche in Baviera.
Secondo un sondaggio Infratest-Dimap d’inizio settembre, il 56% dei tedeschi vede Söder come un buon candidato per la cancelleria, percentuale che sale al 75% tra gli elettori CDU e CSU. La strada verso la candidatura, però, potrebbe non essere così semplice. Il 4 dicembre la CDU eleggerà il nuovo segretario; chiunque esso sia, è improbabile che si faccia da parte facilmente (la CSU ha espresso solo due volte il candidato cancelliere: nel 1980 con Strauss e nel 2002 con Stoiber). Attualmente, però, i cristiano-democratici sono divisi tra candidati anche molto diversi tra loro (si pensi al Ministro della Salute Jens Spahn o a Friedrich Merz, antimerkeliano esponente dell’ala più conservatrice del partito). Non è scontato che il nuovo leader riesca a unire il partito sulla sua candidatura, e Söder a quel punto potrebbe inserirsi nelle spaccature degli alleati per sfruttarle a suo vantaggio.
Tra i cristiano-sociali esiste un detto per cui si può anche perdere Berlino, purché non si perda Monaco. Il congresso CDU sarà utile anche per capire se Söder, entrato in scena quando si rischiava di perdere Monaco, potrebbe riuscire a prendere Berlino.