Quante volte, dopo una cena, gli amici vi hanno detto «Cucini bene, perché non apri un ristorante?». E quante volte avete pensato che forse, visto il momento, sarebbe davvero il caso di mollare tutto e farlo davvero?
Burocrazia, investimenti, strumenti e informazioni mancanti vi hanno sempre fermato, ma qualcuno in questo periodo buio per la ristorazione tradizionale e floridissimo invece per le nuove idee dirompenti e lontane dagli schemi consueti ha immaginato che centralizzare il sistema potrebbe permettere anche a piccole realtà di fare un primo tentativo in questo nuovo universo.
È il caso di “Kuiri”, traduzione di “cucinare” in esperanto, un servizio di kitchen sharing, paragonabile a un coworking applicato al mondo della ristorazione, che consente in primis di ammortizzare i costi di inizio attività per la consegna di cibo a domicilio.
Ma non è solo questo, e forse sta proprio qui la valenza innovativa di questo progetto: la start up offre una consulenza a 360 gradi per sbrigare in breve tempo tutti gli adempimenti burocratici, aprire la propria cucina nel giro di un mese e ottimizzarne la gestione attraverso un sistema operativo altamente tecnologico. Inoltre, gli ideatori hanno raccolto una rete di professionisti, che saranno a disposizione per curare tutti gli aspetti – la formazione del personale, la comunicazione, il packaging ecc. – propedeutici al lancio del proprio ristorante virtuale.
La chiamano Cloud kitchen ed è insomma un modo per testare la propria idea di ristorazione, metterla alla prova nel concreto e capire se gli amici avevano ragione.
Ma è anche interessante per chi ha tante idee e vuole capire quale sviluppare al meglio, perché con la logica del kitchen sharing, simile in tutto e per tutto ad un coworking, si lavora a un modello di ristorante in cui un singolo operatore gestisce un laboratorio-cucina remoto, all’interno del quale sviluppa uno o più brand, esclusivamente dedicati al food delivery, che ricadono unicamente sotto la sua gestione. Con questo modello di business un singolo ristoratore può gestire più marchi o ristoranti virtuali, tutti operanti sotto lo stesso tetto, con i propri ordini provenienti direttamente dai clienti in via digitale.
L’ottimizzazione è il cuore del progetto: le Smart Kitchen, grandi all’incirca 15 mq e collocate nelle zone più strategiche della città, sono attrezzate come le migliori cucine professionali, ma, a differenza delle Ghost Kitchen tradizionali sono provviste di una vetrina dedicata con totem digitale, una finestra per il pick-up e aree comuni che comprendono una zona per il lavaggio industriale, un deposito per lo stoccaggio del secco, uno spogliatoio per il personale, una zona rifiuti e un dehors. Pulizia delle zone comuni, accesso disponibile 24 ore su 24, videosorveglianza, e Kitchen Manager per un servizio di assistenza costante e formazione per l’utilizzo del software gestionale completano il quadro, per un servizio chiavi in mano.
Non resta che decidere le ricette e il nome.