L’avversione della Polonia verso il Nord Stream 2, il gasdotto che collega Russia e Germania, è da sempre nota. Varsavia ha cercato a più riprese di interrompere la costruzione dell’infrastruttura, evidenziando il pericolo che l’azienda russa Gazprom rappresenta per il mercato europeo e ha anche chiesto alla Commissione Ue di intervenire sulla questione. La risposta comunitaria ha però deluso le aspettative della Polonia, che ha quindi deciso di procedere da sola contro il gigante russo del gas.
L’Autorità polacca per la concorrenza e la tutela dei consumatori (UOKiK) ha comminato alla Gazprom una multa di circa 6,5 miliardi di euro – pari al 10 per cento delle entrate annuali della compagnia – per aver costruito il Nord Stream 2 senza il via libera dell’Antitrust nazionale. A finire nel mirino della UOKiK sono state anche le compagnie tedesche Wintershall e Uniper, la francese Engie, la britannica Royal Dutch Shell e l’austriaca Omv: l’Antitrust ha comminato loro una multa di 52 milioni di euro e gli ha intimato di ritirarsi dal progetto entro 30 giorni.
La UOKiK ritiene che la Gazprom rappresenti una minaccia per «la continuità delle forniture di gas naturale alla Polonia». Come affermato dal presidente dell’Antitrust, Tomasz Chrostny, «è anche molto probabile che [il Nord Stream 2, ndr] inneschi un aumento dei prezzi a danno dei consumatori polacchi». L’Ufficio per la concorrenza contesta anche il legame tra la compagnia russa e le aziende europee e canadesi che partecipano alla costruzione del gasdotto con un contributo di 950 milioni di euro ciascuna.
L’accordo raggiunto tra le parti prevede infatti che se la Gazprom non dovesse riuscire a ripagare tale debito, le compagnie succitate diventerebbero azioniste del Nord Stream 2. Secondo l’Antitrust, quindi, queste ultime sarebbero già dei «quasi-azionisti», per cui avrebbero creato con la Gazprom una joint venture informale senza avere il consenso delle autorità polacche competenti.
La compagnia russa ha già annunciato che ricorrerà contro la decisione della UOKiK in quanto essa «viola i principi di legalità e proporzionalità, oltre al diritto a un equo confronto. L’ammontare senza precedenti della sanzione tradisce il desiderio di contrastare Nord Stream 2 con qualunque mezzo». Diversi analisti hanno inoltre sottolineato come le accuse di minacciare il mercato polacco siano piuttosto deboli, considerando che il Paese sta via via riducendo le importazioni di gas dalla Russia.
La mossa della Polonia, quindi, è principalmente politica: data l’inazione europea contro la Gazprom, Varsavia ha deciso di procedere da sola, lanciando un chiaro segnale sia alla Russia che all’Ue. La Polonia, come confermato dalla stessa commissaria europea alla Concorrenza Margaret Vestager, ha infatti agito senza avvisare l’Unione, a riprova di quanto sempre più grande sia la distanza con Bruxelles.
Francia e Germania contro la Russia
La Polonia non è l’unico Stato europeo ad aver preso posizione contro la Russia. L’8 ottobre i ministri degli Esteri di Francia e Germania hanno rilasciato un comunicato congiunto in cui accusano Mosca di essere responsabile del tentato omicidio di Alexei Navalny. I due Paesi hanno anche annunciato che proporranno al resto dell’Ue l’applicazione di sanzioni contro personaggi russi coinvolti nell’avvelenamento del dissidente politico.
«Il dialogo con la Russia non può essere una scusa per prendere tempo», ha dichiarato il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian. «Dobbiamo essere molto chiari su questo: dialogare con la Russia non vuol dire farle un favore». Il capo del Quai d’Orsay ha comunque sottolineato come la recente presa di posizione contro il Cremlino non corrisponda a un totale abbandono della strategia francese improntata al dialogo con la Russia. «Ciò non vuole dire rinunciare alla nostra ambizione di costruire un continente pacifico. Al contrario, significa difendere questa ambizione con fermezza dimostrando di essere pronti a giocare duro quando è necessario».
Il presidente francese Emmanuel Macron è il sostenitore di una politica di maggiore apertura nei confronti della Russia, nel tentativo di far uscire Mosca dall’isolamento a cui è stata condannata dalle cancellerie occidentali, ma ha dovuto fare un passo indietro dopo il caso Navalny.
A fare pressioni su Parigi è stata anche la Germania, che ha ugualmente condannato quanto accaduto all’oppositore russo e definito il suo avvelenamento «qualcosa che non può non avere delle conseguenze» e che, stando alle parole del ministro degli Esteri Heiko Mass, rappresenta «una seria violazione delle leggi internazionali».
La condanna proveniente da Berlino sembra stridere con il rafforzamento dei rapporti commerciali tra Russia e Germania derivante dal completamento del Nord Stream 2, ma è proprio l’esistenza di questa infrastruttura ad aver spinto la cancelliera Angela Merkel ad assumere una posizione più assertiva nei confronti di Mosca.
Condannando quanto accaduto a Navalny e minacciando la Russia con nuove sanzioni, Berlino vuole dimostrare di essere sempre pronta a difendere i diritti umani e gli interessi comunitari dalla Russia. In molti a livello europeo ritengono che Mosca possa usare il Nord Stream 2 e il commercio del gas come arma di ricatto nei confronti della Germania.
Polonia, Francia e Germania si sono quindi ritrovate sulla stessa linea del fronte contro la Russia tra multe e minacce di sanzioni, ma le motivazioni che hanno spinto i tre Paesi a colpire Mosca sono molti diverse tra loro e sono la prova della mancanza di unità a livello comunitario anche in presenza di un “nemico” comune.