«Nei prossimi cinque anni ci saranno 60 milioni di nuovi posti per lavori che ancora oggi non esistono». A ricordarlo è stato Andrea Malacrida, country manager Italia di The Adecco Group, nella giornata di presentazione di Phyd, il nuovo hub delle competenze creato dal gruppo a Milano. La domanda di nuovi talenti nei prossimi anni seguirà però alcuni trend specifici, che si possono già individuare per capire quale percorso intraprendere per migliorare la propria spendibilità nel mercato del lavoro.
Anzitutto, c’è una forbice significativa di lavori – tra il 25 e il 45% nelle economie più avanzate – che saranno automatizzati. In questo contesto, la diffusione di sensori negli oggetti e negli ambienti quotidiani scatenerà un flusso di dati senza precedenti, a cui si accompagna una esplosione nella possibilità di accesso all’informazione grazie all’uso massiccio di dispositivi mobili.
Tutto questo, ovviamente, si ripercuoterà nell’organizzazione del lavoro e nelle performance aziendali. Le imprese tenderanno a rispondere alle nuove sfide aggiungendo livelli e funzioni, con un aumento di posizioni che prima non c’erano. L’agilità sarà sempre più centrale, all’interno di un contesto in cui il desiderio di sostenibilità ambientale e di conciliazione tra vita e lavoro saranno sempre più diffusi (quasi il 70% dei consumatori in 60 nazioni è disposto a pagare di più per beni ecologici).
L’offerta di talenti sarà però a sua volta influenzata da una serie di fattori. In primis quello demografico. La tendenza all’invecchiamento della popolazione porterà una contrazione della forza lavoro, con conseguenti carenze di competenze e pressioni sui sistemi di welfare. Entro la fine di quest’anno, il 30% dei posti di lavoro nel settore tecnologico non sarà coperto proprio a causa della carenza di talenti. E a questi fattori vanno aggiunte le incertezze economiche e gli sconvolgimenti geopolitici.
Ma cambieranno anche i comportamenti e i desideri dei lavoratori. Gli ambienti di lavoro diventeranno più inclusivi e internazionali grazie a una più ampia mobilità. La migrazione da Paesi con una popolazione più giovane e in crescita diventerà un argomento di crescente importanza anche nelle aziende in termini di inclusione. E anche le ambizioni dei lavoratori non saranno più le stesse, con una maggiore attenzione verso il proprio tempo libero. I liberi professionisti costituiranno il 50% della forza lavoro, mentre le strutture occupazionali tradizionali con prestazioni garantite si andranno via via riducendo. Con l’espansione di nuovi modelli occupazionali “on-demand”, che cambieranno i modelli di vita lavorativa, soprattutto tra i più giovani.
Dove si concentrerà il lavoro? Le principali occasioni occupazionali, con il 24%, si troveranno nel mondo della tecnologia, dal coding ai big data, dall’internet delle cose all’intelligenza artificiale. A seguire, con il 19%, ci sarà il mondo della trasformazione industriale, soprattutto nella robotica, nella logistica e nei trasporti. E poi il settore medicale con il 14%.
Non a caso, ha spiegato Malacrida, «ad assumere oggi sono i giganti del mondo tech». Facebook assumerà 10mila lavoratori per lo sviluppo dei prodotti e per i team di ingegneria informatica entro la fine dell’anno. Instacart sta cercando 300mila nuovi shopper. Amazon ha annunciato oltre 20mila posti di lavoro nel settore della tecnologia, oltre alle 175.000 nuove opportunità di lavoro nel settore delle spedizioni e della logistica.
Quanto all’Italia, entro il 2023 bisognerà coprire in Italia 400mila posti di lavoro nel settore della sanità e dell’assistenza sociale, 200mila nel settore dell’istruzione e dei servizi formativi, 90mila nell’industria dei macchinari, delle attrezzature e dei mezzi di trasporto.
In questo orizzonte in rapido cambiamento, in cui la trasformazione digitale e la transizione verde coinvolgeranno il 26% e il 29% dei lavoratori, per restare spendibili sul mercato del lavoro il dogma dovrà essere investire sulla propria formazione continua.
«Il 65% dei bambini farà un lavoro che oggi ancora non esiste», ha ricordato Malacrida. Le imprese digitali cercheranno tra i 210 mila e 267 mila lavoratori con specifiche competenze matematiche e informatiche per i lavori digitali. Quanto all’ecosostenibilità, da 480 mila a 600 mila unità di lavoratori saranno ricercati dalle imprese per cogliere al meglio le opportunità offerte dall’economia circolare, orientando i propri processi produttivi verso i principali green job.
«Le competenze cambiano velocemente», ha spiegato Malacrida. «Il lavoratore del futuro non potrà quindi più eccellere solo con una competenza». Serviranno competenze tecniche, ma anche capacità interdisciplinari e soprattutto soft skill per diventare veri lavoratori resilienti, pronti ai cambiamenti: dall’abilità di pensare e trovare soluzioni che vanno oltre a ciò che è noto e basato sulle regole fino alla capacità di lavorare produttivamente e di dimostrare impegno anche come membro di un team virtuale.