Meno cinqueTrump non sa più chi umiliare, quindi ora se la prende con le donne repubblicane

A un comizio ha trattato come un cane la senatrice dell’Arizona, intanto i sondaggi raccontano che le preferenze delle laureate sono molto squilibrate in favore di Biden, e anche le casalinghe suburbane potrebbero preferire Biden. In Texas, dove sembra che ci sia una vera contesa, c’è un ricorso per annullare i voti del drive-thru di Houston, ovviamente città multietnica e con sindaco democratico

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Trump sempre più femminista
Trump ama umiliare le persone, quelle che non possono rispondergli e che non si chiamano Vladimir. Soprattutto, ama umiliare le donne, con parole opere e omissioni. In questa fase ama sparlare di Kamala Harris e Alexandria Ocasio-Cortez, ma non avendo mai la chance di incontrarle, ripiega sull’umiliazione in diretta di donne repubblicane. L’altra sera in Arizona, dopo aver introdotto un senatore e un deputato maschi con alcune lodi, ha chiamato la senatrice Martha McSally come un umano medio si vergognerebbe di chiamare il suo cane: «Martha! Vieni su! Sbrigati! Svelta! Ti dò un minuto», e la sventurata correva. E nessuno si stupisce più della guerra dei sessi elettorale in corso. E di Trump che forse sarà sconfitto dal voto delle femmine: secondo i sondaggi, quelle che sono andate al college votano per Biden il 21 per cento più che per Trump, e si sapeva.

Ma ora anche le casalinghe suburbane che lo avevano votato sono con Biden, al 54 per cento (l’appoggio per Trump degli uomini bianchi senza laurea è invece salito del 10 per cento). E però ora Trump manda molto in giro una giovane donna, la sua portavoce alla Casa Bianca Kayleigh McEnany, bionda della destra religiosa. McEnany non potrebbe fare campagna elettorale ma la fa. La sua visibilità non è dovuta al femminismo di Trump, ma dal suo non trovare più nessuno che lo difenda in tv, tranne lei e Mark Meadows, che è il suo capo di Gabinetto.

Trump e la conta dei voti
L’altra sera a Omaha, Nebraska, vari trumpiani sono stati ricoverati per ipotermia. Dopo il comizio, avevano aspettato ore le navette per il parcheggio. Ieri a Tampa, Florida, molti trumpiani sono svenuti per il caldo nello stadio dove parlava Trump. A Trump il meteo estremo e i fan che soffrono per lui saranno piaciuti, ma non basta. Sembra avere paura di perdere, o pensa di vincere solo sopprimendo variamente il voto, creando caos e altro. Ha chiesto che le reti tv dichiarino un vincitore entro martedì notte, sostenendo che contare le schede dopo il 4 sarebbe «totalmente inappropriato». Spera apertamente che la neoinsediata Amy Coney Barrett, insieme agli altri giudici conservatori, spinga la Corte Suprema a fermare la conta dei voti negli Stati in ritardo. Ci sono repubblicani e trumpiani che lo aiutano, intanto.

Texas, Steve e il voto da marciapiede
In Texas, dove Joe Biden e Donald Trump forse sono alla pari, votare è complicato. Chi ha una scheda postale, per dire, può depositarla in una sola urna (tipo cassetta della posta) per contea; per cui ce n’è una sola per l’intera città di Houston, di Dallas, di San Antonio. Però, texanamente, da qualche giorno si può votare drive-thru, fermi la macchina, ti danno la scheda, la riempi, la metti nell’urna e rimetti la prima. Stanno votando così in centinaia di migliaia, perché è comodo e perché c’è una pandemia.

Ora un deputato statale, Steve Toth, ha presentato un ricorso alla Corte Suprema del Texas per annullare le schede drive thru di Houston per “voto illegale da marciapiede”. Toth e i repubblicani sono in guerra con Houston, multietnica e con sindaco democratico, Sylvester Turner. Dove i seggi sono aperti fino alle dieci di sera, e tra oggi e domani per 24 ore filate, e i voti in macchina potrebbero decidere a chi va lo stato (se Biden riesce nell’impresa improbabile di vincere il Texas sarà merito suo; però ci dovrebbe andare, e non è ancora detto).

Pennsylvania, i trumpiani diventano cameraman
A Philadephia un gruppo di attivisti per Trump staziona davanti a un’urna di raccolta delle schede postali e filma gli elettori. La campagna di Trump ha confermato con entusiasmo la paternità dell’iniziativa, spiegando che è per vigilare sulle possibili irregolarità. E il loro avvocato in città, Linda Kerns, ha chiesto di «mettere da parte le schede finché un’investigazione determini se gli elettori le hanno consegnate personalmente». Il che si potrebbe sapere guardando le riprese trumpiane. In Pennsylvania Trump rischia di perdere: congelare le schede di Philadelphia città, dove nel 2016 ha preso circa il 10 per cento dei voti potrebbe fargli rivincere lo stato (se i sondaggi pro Biden fossero sbagliati ).

Michigan, armi alle urne
C’è un giudice a Detroit che ha bloccato un ordine del segretario di stato del Michigan che vietava di girare armati – con armi in vista – entro i 30 metri da un seggio elettorale. Lo Stato ha fatto ricorso, intanto si vota temendo di incontrare figuri armati fuori dai seggi, in giro per gli Stati Uniti sta succedendo.

South Carolina, finto spot contro Graham
Gli Amici Miei repubblicani rinnegati del Lincoln Project hanno fatto uno scherzo che potrebbe costare il posto da senatore a Lindsey Graham, o almeno l’idea è quella. Sulle schede in South Carolina c’è il candidato del Constitution Party, un signore con aria da erudito di provincia, che però si è ritirato e appoggia Graham. Il Lincoln Project ha fatto uno spot per lui, con toni da buon vecchio Sud reazionario. In cui si dice che di Graham non ci si può fidare, non difende il diritto di armarsi, detesta Trump. Mentre Bledsoe è «pro guns, pro God, and will put Christ back in Christmas», è per le armi, per Dio, e ama il Natale cristiano. Bledsoe ha mandato un’ingiunzione, vuole che smettano, e rivela «lo fanno per dividere i conservatori e far vincere Jaime Harrison», il candidato afroamericano su cui piovono milioni di dollari per sconfiggere il presidente della commissione Giustizia che ha co-regalato Amy Coney Barrett all’America, e in effetti.

Florida Man hackera Florida Men
Lunedì il governatore della Florida Ron DeSantis è andato al seggio per votare e gli hanno detto che sul database elettorale risultava residente a un altro indirizzo. La polizia ha indagato, è risalita a un indirizzo IP ed è andata a Naples, costa sud-ovest, ad arrestare un certo Anthony Guevara. Che ha confessato di aver hackerato i dati elettorali di varie celebrità residenti in Florida, tra cui Michael Jordan e Lebron James. Quando gli hanno chiesto come ha fatto a cambiare l’indirizzo del governatore, ha risposto che ha messo nome, cognome, data e luogo di nascita (la sicurezza dei dati elettorali in Florida è protagonista di romanzi).

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