Potenzialità infinitePolitica e imprese devono puntare sull’intelligenza umana per ripartire dopo la pandemia

Il miglior investimento da fare per riprendersi dallo shock causato dal Covid-19 è su sé stessi e su qualunque forma di associazionismo fra le persone, che si tratti di aziende o partiti. La grande maggioranza dei datori di lavoro riconosce il valore dell’investimento in capitale umano e il vantaggio economico diretto che produrrà nel medio e lungo termine

Il futuro del lavoro è già arrivato, afferma la ricerca The Future of Jobs 2020, pubblicata a fine ottobre dal World Economic Forum. Complice l’attuale crisi determinata dalla pandemia che ha impresso una forte accelerazione alla trasformazione del mercato del lavoro già in atto, l’84% dei datori di lavoro è pronto a digitalizzare rapidamente i processi, inclusa una significativa espansione del lavoro a distanza.

A livello globale, entro il 2025 l’automazione e una nuova suddivisione di mansioni tra uomo e macchina, interromperanno 85 milioni di rapporti di lavoro nelle medie e grandi imprese in 15 settori e 26 economie.

Nei prossimi 5 anni, aggiunge la ricerca, gli uomini e le macchine si divideranno equamente il lavoro. Le macchine si occuperanno principalmente dell’elaborazione delle informazioni e dei dati, delle attività amministrative e di quelle manuali di routine. Alle persone spetteranno i ruoli che hanno bisogno delle capacità umane che tra l’altro sono proprio i ruoli per i quali la domanda sarà in aumento. 

Emergeranno quindi 97 milioni di nuovi ruoli nell’economia dell’assistenza, nelle industrie tecnologiche della quarta rivoluzione industriale come l’intelligenza artificiale e nei campi della creazione di contenuti. 

I compiti in cui gli esseri umani saranno tenuti a mantenere il loro vantaggio competitivo includono la gestione, la consulenza, il processo decisionale, il ragionamento, la comunicazione e l’interazione. Ci sarà un aumento della domanda di lavoratori competenti in economia verde, nonché nuovi ruoli nell’ingegneria, nel cloud computing e nello sviluppo di prodotti.

Il dato più significativo poiché foriero di opportunità e prospettiva, è che il 65% dei bambini che oggi frequentano la scuola primaria, svolgerà una professione che ancora non esiste. L’approccio più giusto che in queste ore decisive la politica e l’impresa devono avere, è certamente quello di puntare sull’intelligenza umana, intellettuale o emotiva che sia, la quale ha una caratteristica che la rende unica e che la differenzia da tutte le altre: è coltivabile ed è quindi potenzialmente infinita. 

Come ho più volte evidenziato, il suo nutrimento è l’educazione. Ma l’educazione deve riguardare sia il cervello sia il cuore. All’educazione della mente deve corrispondere l’educazione delle emozioni. Poiché il terreno di confronto professionale si sta sempre più spostando dagli asset tangibili di prodotti e servizi, in larga parte gestibili dalle macchine, a quelli intangibili delle idee e delle emozioni.

In quest’ottica, non sbaglia chi intravede nella formazione permanente, continua e per tutta la vita, il cosiddetto longlife learning, il miglior investimento da fare su sé stessi e su qualunque forma di associazionismo fra le persone, che si tratti di aziende, squadre sportive, partiti politici, associazioni culturali, o altro.

Nel 2020, ci dice la ricerca, si è registrato e si registra un aumento del dato relativo all’apprendimento e alla formazione online. Il numero di persone che hanno cercato per iniziativa spontanea opportunità di apprendimento online è aumentato di quattro volte. Di cinque volte è aumentata l’offerta formativa da parte dei datori di lavoro. Di nove volte sono aumentati gli studenti che accedono all’apprendimento online attraverso programmi governativi.

Le persone impiegate hanno preferito dedicarsi a corsi per lo sviluppo personale, i quali hanno registrato una crescita dell’88%. Chi al momento non ha un impiego ha optato per la conquista di competenze digitali come l’analisi dei dati, l’informatica e la tecnologia dell’informazione.

Nonostante l’attuale recessione economica, sintetizza la ricerca, la grande maggioranza dei datori di lavoro riconosce il valore dell’investimento in capitale umano, tant’è che una media del 66% dei datori di lavoro intervistati prevede di ottenere un ritorno sull’investimento nell’aggiornamento e nella riqualificazione entro un anno. Tuttavia, nel contesto dell’attuale shock economico questo orizzonte temporale rischia di essere troppo lungo per molti datori di lavoro.

Vero è che un numero sempre più significativo di imprenditori e Ceo ha ben compreso che investire energie per avere dipendenti sempre più qualificati e riqualificati è sia un vantaggio economico diretto sia un investimento che produrrà nel medio e lungo termine ritorni significativi derivati dal beneficio prodotto sulla società più in generale, sulla collettività nella quale l’azienda si trova a operare.

Ma è altrettanto vero che la strada è ancora lunga prima che si realizzi la trasformazione che auspico da lungo tempo affinché tutti i luoghi di incontro tra le persone, partendo dalle aziende, si trasformino in serbatoi di conoscenze, ricchi di stimoli continui per il nostro cervello e per il nostro cuore. Luoghi che sollecitino, in chi li frequenta, idee ed emozioni.

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