Una tregua di dieci giorni, a ridosso del Natale, per consentire lo shopping e impedire il collasso dei consumi. È il piano che sta studiando il governo, vincolato però all’andamento della curva epidemiologica.
I dati sembrano incoraggianti, ma resta molta cautela. Già dal 27 novembre alcune regioni potrebbero cambiare colore. Ma lo schema, ora, sembrerebbe tenere la stretta, con il modello delle zone gialle, arancioni e rosse, fino al 3 dicembre, data di scadenza del dpcm in vigore. Senza escludere, tra l’altro, che altre Regioni potranno finire in zona rossa. Oggi la riunione della cabina di regia, con i numeri del report settimanale, potrebbe infatti aumentare il numero delle aree ad alto rischio. Oltre all’Abruzzo, in zona rossa per scelta del governatore, le altre principali indiziate sono la Basilicata e la Puglia, dove la stessa giunta chiede la chiusura delle province di Bari e Foggia.
Dal 4 dicembre, con il nuovo dpcm, dovrebbe poi esserci un’altra settimana di misure rigorose, per cercare di portare entro il 10 dicembre tutte le Regioni sotto l’indice Rt 1. A quel punto, con il Natale alle porte, si potrà consentire almeno l’apertura dei negozi, magari anche con orari prolungati fino alle 22. E non è escluso che nello stesso periodo possano riaprire anche bar e ristoranti, non solo per l’asporto, ma soltanto fino alle 18.
Si prova così a salvare il Natale, che in ogni caso non potrà essere come quelli precedenti. «Dobbiamo prepararci a feste più sobrie rispetto a quelle passate e ci auguriamo anche alle prossime», ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «Non ci saranno veglioni, baci e abbracci. Lo pagheremmo a gennaio con più decessi».
La linea sarà quella di consentire raduni familiari con un numero di partecipanti limitato. Il coprifuoco potrebbe essere esteso fino alle 24, per consentire il rientro a casa più tardi durante le feste. Mentre resta da definire il capitolo degli spostamenti da una regione all’altra, caro a chi vuole tornare dai luoghi di lavoro alle zone d’origine dove non risiede più: se tutta l’Italia diventasse zona gialla prima di Natale, il problema potrebbe essere superato.
Ma la tregua dei dieci giorni è soprattutto un modo per ridare fiato ai consumi e provare a risollevare l’economia. Lo shopping natalizio da solo vale da 10 miliardi di consumi, che l’Italia non può permettersi di perdere. Non sarà però il “liberi tutti” dell’estate. Dalla vigilia di Natale ai primi del nuovo anno, dovrebbero seguire poi misure più rigide.
Ma, prima di pensare al Natale, va affrontata ancora la situazione attuale, con ancora 36 mila contagi giornalieri e ieri 653 morti. Speranza e Boccia, in un incontro con i presidenti di Regione, hanno blindato almeno fino al 3 dicembre lo schema contestato dei 21 parametri che attribuiscono la collocazione nella zona gialla, arancione o rossa. Sarà un tavolo tecnico tra le Regioni, l’Istituto superiore di Sanità e il ministero della Salute a valutare eventuali modifiche da inserire nel nuovo provvedimento. Ma l’esecutivo concede due aperture ai governatori: un “coordinamento politico” sul prossimo dpcm. E soprattutto la possibilità di chiedere i ristori per le attività chiuse anche se sono i presidenti di Regione, e non il governo, a decidere le misure restrittive.