In primavera ho comprato un mascara per i capelli. L’ho fatto per due ragioni.
La prima era che i parrucchieri erano chiusi (era la prima clausura da virus, quella seria) e temevo che la ricrescita dei capelli bianchi m’avrebbe presto infastidita.
La seconda era che stavo scrivendo un personaggio (maschile) con la nevrosi dei capelli bianchi e volevo fargli tenere quest’attrezzo in tasca per ritoccarsi continuamente, ovunque si trovasse. In una specie di metodo Strasberg della scrittura, volevo vedere da vicino come fosse fatto quest’arnese che gli stavo facendo utilizzare, e che avevo visto solo al cinema (quarant’anni fa, Ugo Tognazzi si ritoccava le tempie con una versione primitiva dei mascara da ricrescita in vendita ora, in un film intitolato La terrazza).
In una scena, il mio personaggio scappava sotto il sole da una situazione imbarazzante, e il mascara iniziava a colargli sulle tempie. Era un personaggio comico.
Una volta la vita imitava la televisione – quella già andata in onda – adesso imita scene che ancora stanno sul mio desktop, e quindi giovedì Rudolph Giuliani era lo zimbello dell’internet americana, zeppa di editorialisti, sceneggiatori, autori televisivi che pubblicavano fotografie di schermi nei quali andava in onda l’impietosa conferenza stampa nel corso della quale Rudy, neanche fosse Holly Golightly che molla il gatto sotto la pioggia, ha due rivoli neri sulle guance. La descrizione perfetta stava sempre nella Terrazza. «Ormai siamo tutti così: personaggi drammatici che si manifestano solo comicamente».
Giacché il New York Times ci delude sempre più spesso ma resta un grande giornale, ha fatto quel che fanno i grandi giornali: trattare seriamente le stronzate (invece di farci una gallery di tweet spiritosi).
E quindi già giovedì notte potevo leggere un approfondito reportage in cui esperti professionisti (d’una professione seria: parrucchieri, mica epidemiologi) dicevano che no, ciò che era stato scritto in rete era errato, era impossibile che quella che colava fosse tintura, la tintura può colare solo mentre la tieni in posa, mica dopo che è stata fissata ai capelli: quello, signori miei, era mascara. L’Ugo Tognazzi che possiamo permetterci.
Poiché Rudolph Giuliani è un uomo ed è pure di destra, al suo mascara colato sono stati riservati sbeffeggiamenti che, se rivolti a una donna, avrebbero dato origine a settimane di scandalo, di grida al maschilismo, di contriti editoriali che stigmatizzano la becera superficialità degli osservatori, e tutta la dispensa di croccantini di Pavlov che potete immaginare senza il mio aiuto.
Naturalmente quel che fisiologico accada è quel che è successo di fronte a Giuliani col mascara colato, non quello che accadrebbe se un’ipotetica donna avesse una calza smagliata o un bottone aperto o chissà quale altro imprevisto estetico.
In questo secondo ipotetico caso faremmo finta di niente, o commenteremmo solo in chat private, per non farci lapidare dalle accuse pavloviane sopra elencate. Ma per farlo, per tacere e far finta di niente, dovremmo operare un’ingombrante finzione: dovremmo far finta che la tv non fosse immagine.
Che, se parli di brogli elettorali e il mascara ti cola in faccia, tu non sia innanzitutto uno (o una) col mascara colato.
Che qualcuno sia in grado di ascoltare quel che dice una persona inquadrata nella cui inquadratura ci sia un dettaglio distraente.
Ricorderete che era successa la stessa cosa coi dibattiti elettorali: in quello tra i vicepresidenti, nessuno aveva ascoltato cosa dicesse Mike Pence, giacché una mosca gli si era posata addosso. Nessuno parlava delle sue dichiarazioni, tutti parlavano della mosca. Com’era ovvio, fisiologico, e come la stupidità dell’attuale perbenismo rende possibile solo quando il parlante è uomo. Gli unici cui è rimasta l’immagine: noialtre siamo puro spirito.
È anche comodo, intendiamoci. Io, per dire, di quel mascara comprato in primavera non ho mai aperto la confezione. Ho pensato che tanto non uscivo, difficilmente mi sarei rimirata allo specchio, se dovevo avere conversazioni di lavoro le facevo antiquatamente al telefono invece che su Zoom, e insomma perché incomodarmi a tingermi le tempie.
Se Rudolph Giuliani fosse stato privilegiato come me, se fosse stato puro spirito come me, se fosse stato della metà della popolazione della quale nessuno s’azzarda a commentare l’estetica per non sembrare insensibile alle istanze femministe e perbeniste, se Rudy Giuliani fosse stato così fortunato da potersene fottere dei capelli bianchi, ora non sarebbe uno di cui tutti ricordano le guance segnate dal mascara che colava.
Invece, poverino, appartiene alla fascia di popolazione che più impunemente si può sbeffeggiare: il maschio di destra. Pure bianco. Pure etero. La prossima volta invece del mascara gli conviene comprare un kajal, e usarlo per disegnarsi un bersaglio addosso. Le freccette le portiamo noi.