Dicono che a Natale dovremmo essere tutti più buoni, poi quanto questo desiderio diventi realizzazione concreta non è dato saperlo. Sarà che la prospettiva di riunirsi intorno a una tavola imbandita con i parenti, quest’anno messa in discussione dalla pandemia e dai famigerati DPCM, ci impone di seppellire l’ascia di guerra e sfoderare i sorrisi dei tempi migliori. Sarà l’atto del dono, che evoca generosità e altruismo. Sarà il loop “auguri!” e conseguente “a te e famiglia”. Fatto sta che a Natale molti di noi si sentono o aspirano a sentirsi davvero più buoni, e guai ai cinici e ai Grinch di turno che provano a rovinare l’atmosfera ovattata e sintonizzata su radio din-din-din e ho-ho-hooooo.
Tuttavia per contrastare i Grinch c’è anche un’arma più concreta, quella della scelta dei regali: se il regalo fa del bene non solo alla coscienza di chi lo elargisce o all’edonismo di chi lo riceve, ma ha risvolti etico-solidali che riguardano la vita di altre persone, beh allora possiamo serenamente dimostrare nero su bianco di essere stati più buoni. Certo, i Grinch diranno che siamo solo stati più buonisti, ma che ci volete fare, sono Grinch.
Quindi andate dritti per la vostra strada, magari dando retta a uno di questi 10 consigli per fare un regalo etico e/o solidale dal sapore gastronomico.
Il grande carrello, di Fabio Ciconte e Stefano Liberti
Qui il bene che farete si diffonderà in maniera indiretta: regalando il libro farete sì felici la casa editrice e i due autori, ma soprattutto assicurandovi che venga letto stimolerete qualcun altro a guardare agli acquisti nella GDO in modo più critico e consapevole. E per la filiera alimentare questo potrebbe avere una ricaduta positiva. Ecco, magari non acquistatelo su Amazon, meglio una qualsiasi libreria indipendente o la piattaforma Bookdealer.
Il panettone di Pasticceria Giotto
Gli invisibili per eccellenza sono i reclusi e le recluse nelle carceri. Tra i tanti progetti di rieducazione e di formazione professionale che li riguardano ce ne sono moltissimi di stampo gastronomico, tra cui quello di Pasticceria Giotto nel carcere di Padova, nato nel 2005. La scelta di prodotti è ampia, dai panettoni alla pralineria, dai biscotti alle torte, dal gelato al torrone. Ma per i duri e puri dell’etico e solidale il consiglio è di stare sul panettone, definito non senza ironia “il più ricercato d’Italia”: ce ne sono due versioni che sono solidali al quadrato, perché oltre a essere prodotte in carcere come tutte le altre, sono nate per sostenere l’uno l’Associazione Coletta, che promuove progetti di sviluppo in Africa, e l’altra l’UICI (unione italiana ciechi), con un rivestimento con packaging in braille.
Specialty Coffee di Orso Laboratorio Caffè
Sul versante specialty coffee ci sarebbe l’imbarazzo della scelta, perché se c’è una cosa che caratterizza questo bel movimento è l’attenzione per la filiera, che spesso si concretizza in rapporti diretti con i coltivatori o comunque nella scelta di canali di approvvigionamento che siano etici. I ragazzi torinesi di Orso individuano «piccoli lotti di appassionati coltivatori che coltivano le proprie piantagioni secondo le regole del fair trade», e spaziano in tutto il mondo, Centro e Sud America comprese, dove in alcuni luoghi, come il Chiapas in Messico, «da decenni i contadini combattono per difendere la ‘pacha mama’ (la madre terra) dagli attacchi del governo e delle multinazionali».
Cioccolatini in latta di Dottor Sorriso
Qui sbarchiamo sul solidale puro, nel senso che la Fondazione Dottor Sorriso è un’organizzazione attiva negli ospedali, che ha come scopo sconfiggere la paura e la tristezza dei bambini ricoverati in ospedale. Tra i regali che si trovano sul sito della fondazione ci sono anche questi cioccolatini alla crema di nocciola, inseriti in una scatola di latta che può essere riutilizzata.
Olio Extra Vergine di Oliva Intatto di Apurimac
Apurimac è una fondazione non profit di volontariato che opera in Perù e che offre assistenza sanitaria alle comunità dei villaggi più remoti di quel paese. Il prodotto del Natale che propone per finanziare le sue attività è l’olio extravergine d’oliva Intatto, prodotto da un’azienda agricola pugliese: «l’olio extravergine d’oliva Intatto è prodotto con cura e sapienza nelle campagne della Murgia pugliese; dalla raccolta delle olive con attrezzi manuali alla spremitura a freddo, tutto il processo di produzione avviene nel rispetto dell’ambiente e con la massima attenzione alla conservazione delle proprietà dell’olio, da cui il nome “Intatto”».
La pasta di La Marca del Consumatore
È vero: per una sorta di paradosso questa pasta pensata per rispettare la filiera e trattare in modo corretto i suoi gradini più bassi, agricoltori in primis, viene venduta sugli scaffali di una nota catena della grande distribuzione organizzata, quando proprio la GDO è la prima responsabile delle storture del mercato alimentare e della bassa remunerazione dei produttori. Ma se serve ad aprire una breccia in questo mondo, ben venga: qui la pasta è realizzata dall’azienda veneta Sgambaro con grano duro italiano ed ecologicamente sostenibile, viene riconosciuto il giusto prezzo agli agricoltori (il 35% in più della media), la lavorazione avviene nel mulino annesso al pastificio, e si fanno trafilatura in bronzo ed essiccazione lenta. Insomma, in un cestino natalizio può fare la sua bella figura.
Cimento di Perricone 2018 di Centopassi
Sempre a proposito di cestini natalizi, ma valido anche nella versione sei bottiglie da mettere in cantina e scolare nel momento più adatto, vale la pena scegliere il Cimento di Perricone 2018 di Centopassi, premiato come vino top e vino quotidiano da Slow Wine nell’ultima edizione della guida. Cos’è Centopassi? Per chi non lo sapesse, è l’anima vitivinicola delle cooperative Libera Terra, che coltivano terre confiscate alla mafia in Sicilia.
Altromercato è un punto di riferimento per il consumo etico, soprattutto in campo alimentare. E siccome una delle più grandi vergogne del sistema gastronomico italiano riguarda lo sfruttamento dei lavoratori migranti nei campi in cui si coltivano i nostri pomodori, scegliere i prodotti Tomato Revolution è cosa buona e giusta, quasi doverosa. Si tratta di pelati, passate, salse e sughi caporalato-free e da agricoltura biologica.
Che Natale sarebbe senza una bottiglia di distillato? Visto il tenore del 2020, un Natale triste, viene da dire. Quindi rimaniamo nell’orizzonte etico per segnalare la distilleria Flor de Caña, che si trova in Nicaragua. Oltre a essere un’azienda storica e rinomata a livello internazionale, vincitrice di numerosissimi premi, è anche garanzia di artigianalità e autenticità. Non basta, però: è l’unica distilleria al mondo, per quello che è dato sapere, che al tempo stesso produce a impatto zero e a filiera equosolidale, usando fonti di energia rinnovabile, piantando migliaia di alberi, e rispettando diritti sociali e lavorativi delle persone che fanno parte della sua rete. In Italia i rum di Flor de Caña sono distribuiti da Velier, e si trovano in diversi e-commerce dediti allo spaccio alcolico.
La capretta di Save the Children
Chiudiamo in bellezza. Qui il regalo non è destinato ai vostri cari o agli amici, o meglio, a loro arriverà una cartolina via e-mail che li aiuterà a capire la vera natura del dono di cui si sono fatti involontariamente tramite, e che in realtà è destinato a una famiglia di un paese con alti livelli di malnutrizione. A questa famiglia Save the Children darà una capretta, che permetterà di migliorare la loro alimentazione con carne, latte ed eventualmente reddito in seguito alla vendita (sul sito ci sono anche altre opzioni). In fondo a Natale le nostre tavole sono fin troppo ricche, e se siamo tutti d’accordo nel rispettare l’usanza dell’abbuffata, possiamo esserlo anche nel ricordarci di chi sulla propria tavola non ha nulla da mettere.