Presente, io non ti perdonerò mai.
Tu, epoca che mi costringi a guardare le storie Instagram d’un tizio famoso che, se ho capito bene, ha distribuito dei contanti a della gente, e c’è una qualche polemica in merito, e lui per giustificarsi dice «io strimmo per passione».
Tu, epoca che mi costringi a interrogarmi se questo modo gergale di accorciare il concetto di «fare uno streaming», cioè una diretta sull’internet, vada trascritto come viene pronunciato, «strimmo», o se invece vada tenuta una qualche somiglianza con l’ortografia inglese, e quindi la trascrizione debba essere «io streamo per passione».
Tu, epoca che mi costringi a occuparmi di uno, che di mestiere farebbe il paroliere (o forse no, forse vende creme, con questi social non è mica più chiarissimo chi faccia quale mestiere), che dice frasi come «Ragazzi, mi preme per correttezza chiarire un attimo la situazione riguardo all’iniziativa che è stata fatta ieri» o come «innanzitutto Twitch è una piattaforma dove gli utenti donano dei soldi alle persone che fanno le live streaming, e solitamente gli utenti, cioè le persone che strimmano, si tengono giustamente questi soldi, sono parte della loro remunerazione», e sono tutti neuroni che avrei potuto impegnare ascoltando, che ne so, l’orazione funebre di Giulio Cesare (quella di Shakespeare, lo dico perché se passano di qui gli abitanti del presente poi credono che qualcuno abbia instagrammato – scusate: strimmato – qualcosa dai funerali di ‘sto Cesare).
Tu, epoca che mi costringi a guardare i video più imbarazzanti della storia del mondo, quelli in cui il famoso e il suo accompagnatore vanno a distribuire i pacchetti con dentro mille euro in contanti alle categorie bisognose selezionate su Twitch, e – quando l’accompagnatore dice a una senzatetto «questo è da parte di Fedez e della chat del boomer su Twitch» – mi piace pensare che quella stia pensando ma come diavolo parli, ma riprenditi.
Tu, epoca che mi costringi a guardare l’inseguimento d’un fattorino cui hanno dato ’sto pacchetto ma temono non sappia che il contenuto è prezioso e quindi, cafoni come Mario Brega in Vacanze di Natale, gli urlano dietro «Sono mille euro», e santiddio che imbarazzo.
Tu, epoca che polemizza sull’esibizione della beneficenza e pure sulla Lamborghini a bordo della quale viene fatta, e il sottotesto che fai emergere è sempre «Maledizione, perché non ci ho pensato prima io».
Tu, epoca nella quale il benefattore ritiene di puntualizzare «io la mia macchina l’ho pagata regolarmente» (con tutte le volte che li hai taggati, neppure te l’hanno regalata? Quest’economia dell’influencing non funziona mica), ma anche che forse è il caso di cambiarla con una macchina elettrica, perché ehi, con le buone cause si procede per accumulo.
Tu, epoca nella quale il benefattore senza senso del ridicolo dice che distribuire pacchetti di contanti «è stato estenuante», e che per «trasparenza e correttezza nei confronti di chi aveva donato quei denari mi sono prodigato nel consegnarli dedicando tutta la giornata di ieri a questa cosa», e cosa non si farebbe pur di non stare a casa coi parenti.
Tu, epoca nella quale io potrei aver imparato il russo e letto Guerra e pace in originale, col tempo che sto impiegando a cercare di decodificare frasi quali «io cerco assiduamente di non far prevaricare l’emotività e l’istinto alle circostanze che si vengono a creare intorno a me» e «tutti gli articoli vertono a qualificarmi in quanto uomo», e a capire la polemica tra il benefattore in Lamborghini e Fabio Volo, che è la polemica tra Hemingway e Scott Fitzgerald che tu, epoca di merda, ti puoi permettere.
Tu, epoca che ora pretenderebbe da me anche una posizione sulla stronzata del giorno, tu con chi stai, con la beneficenza che si fa di nascosto o che si esibisce per far scattare l’emulazione, con Pelé o con Maradona, con Togliatti o con Vittorini, con la pasta lunga o la pasta corta, con Gore Vidal o con William Buckley, con la vasca o con la doccia, tu mica non ce l’avrai una posizione su qualunque scemenza agiti il dibattito nazionale per almeno tre quarti d’ora, mica vorrai perderti un’appartenenza, una curva, una tifoseria.
Tu, epoca che non sa un cazzo di niente e ora le tocca chiedere a Google chi siano Vidal e Buckley, per non parlare di Togliatti e Vittorini, perché tutto lo spazio dei suoi neuroni è subaffittato a un affollamento di polemiche quotidiane sul nulla, di vite di milionari dell’internet, di gesta che spariscono nelle ventiquattr’ore che durano le storie di Instagram ma in quelle ventiquattr’ore hanno fatto in tempo a non lasciare spazio a niente d’interessante.
Tu, epoca che se sapessi qualcosa pure queste scemenze sarebbero più interessanti, non è che Vidal che diceva d’aver preso Truman Capote per un’ottomana e di essercisi quindi seduto sopra fosse meno soubrette isterica dei milionari di Instagram, era solo più colto e quindi più spiritoso e meno sgrammaticato di questi qui, questi che ci possiamo permettere nel presente.
Presente, io ti odio.