Il gap di genere nelle occupazioni tecnico-scientifiche, sempre più importanti, è una delle criticità che il mondo del lavoro italiano si trascina da tempo. La crisi portata dalla pandemia ha contribuito ad aumentare la distanza, mettendo in luce – ancor di più, se possibile – il problema.
Nasce da qui l’incontro promosso da Intesa Sanpaolo dal titolo “Il ruolo delle donne nello sviluppo del Sud Italia. Consapevolezza e valorizzazione del talento femminile per supportare la crescita economica e sociale del territorio”, al quale intervengono tra gli altri Elena Bonetti, Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Giuseppe Provenzano, Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Paola Angeletti, Chief Operating Officer di Intesa Sanpaolo, Lucrezia Reichlin, Presidente Fondazione Ortygia Business School.
L’incontro che si tiene oggi alle 17, in streaming sul sito del Gruppo, trae spunto dal recente avvio del progetto “Yep – Young Women Empowerment Program”, realizzato da Intesa Sanpaolo con la Fondazione Ortygia Business School, per favorire la crescita personale e professionale di 40 studentesse universitarie di facoltà Stem del Sud Italia che per sei mesi saranno accompagnate da altrettante manager Intesa Sanpaolo che lavorano nel Mezzogiorno.
L’obiettivo è proprio quello di accendere i riflettori sul tema, sebbene sia presente da tempo: il dibattito vuole portare le studentesse ad acquisire strumenti utili a comprendere i propri punti di forza e le proprie inclinazioni, così da prendere in mano il proprio futuro e proporsi nel mondo del lavoro con maggiore consapevolezza.
D’altronde i dati occupazionali non lasciano troppo spazio all’interpretazione. In Italia la percentuale di donne che occupano posizioni tecnico-scientifiche è tra le più basse dei Paesi Ocse: il 31,7% contro il 68,9% di uomini, e solo il 5% delle 15enni italiane aspira a intraprendere professioni tecniche o scientifiche; con un orientamento prevalente delle ragazze a privilegiare le materie umanistiche, soprattutto al Sud.
Studi e ricerche convergono su un generale peggioramento dei numeri relativi all’occupazione femminile con la diffusione e il protrarsi della pandemia, e, come spesso accade, la situazione si amplifica al Sud, dove il tasso di occupazione femminile è da tempo intorno al 30%, e molte donne smettono di lavorare per difficoltà di conciliazione, mancanza di servizi per l’infanzia e fattori culturali.
Oltre l’attuale crisi c’è una sfida di lungo periodo posta dalla trasformazione digitale, che rende necessarie professioni che fino a pochi anni fa non erano centrali come lo sono ora. Intesa Sanpaolo, ad esempio, che con oltre 100mila persone è uno dei più grandi datori di lavoro in Italia, assume ora laureati e laureate in fisica, ingegneria, informatica e altre materie tecnicoscientifiche. Per incoraggiare l’iscrizione di ragazze a facoltà Stem e l’acquisizione di competenze sempre più richieste anche nel settore bancario, Intesa Sanpaolo ha deciso di mettere a disposizione cinque borse di studio per neostudentesse delle università del Sud.
L’iniziativa – che vede coinvolti cinque atenei del Mezzogiorno Federico II di Napoli, Politecnico di Bari, Università della Calabria, Università di Catania e Università di Palermo – è anche l’occasione per analisi e proposte legate all’occupazione femminile al Sud in una situazione che ha portato ad un’accelerazione straordinaria del lavoro a distanza, una modalità di lavoro che Intesa Sanpaolo ha adottato fin dal 2015 e che ha visto le persone abilitate passare da 14 mila a fine 2019 a 77mila in pochi mesi.
Intesa Sanpaolo si impegna da anni con misure fortemente orientate alla conciliazione, tra cui una rete di asili nido propri, congedi parentali per i papà, un catalogo di oltre 200 servizi in convenzione da utilizzare lungo tutto l’arco della vita, dalla nascita agli studi dei figli, dal tempo libero all’assistenza agli anziani.
«Da tempo Intesa Sanpaolo è impegnata per superare la disparità di genere. Negli anni abbiamo adottato diverse misure come la Policy sulla Diversity&Inclusion, l’inserimento di un obiettivo manageriale specifico – un Kpi – sull’equità di genere e percorsi di accelerazione professionale per le nostre manager più talentuose. Abbiamo inoltre un programma specifico destinato al top management sulla leadership inclusiva. I nostri risultati ci sono stati riconosciuti più volte, anche di recente con l’inclusione, unica banca italiana, nel Diversity&Inclusion Index di Refinitiv che seleziona le 100 aziende al mondo quotate in borsa più inclusive e attente alla diversità», ha dichiarato Paola Angeletti, Chief Operating Officer di Intesa Sanpaolo.
Anche il progetto Yep – Young Women Empowerment Program – va in questa direzione: si inserisce nelle politiche di genere della Banca che prevedono da tempo l’inserimento di un obiettivo gestionale (Kpi) che premia i manager attenti all’equità di genere, percorsi di accelerazione professionale per le manager più talentuose, un programma specifico destinato al top management sulla leadership inclusiva. A questo si aggiungono partnership per la valorizzazione del talento femminile come quella con Valore D e con la Fondazione Bellisario.