I compiti a casaIl calo delle procedure d’infrazione contro l’Italia

Il numero di procedimenti della Commissione europea a carico del nostro Paese è sceso a 85. Un segnale di come il governo italiano stia cercando di cambiare rotta nei suoi rapporti con l’Europa. Anche se bisogna notare che dall’inizio dell’anno Bruxelles ha aperto 31 nuovi casi

Lapresse

Pubblicato originariamente sullo European data journalism network

Uno degli aspetti più controversi delle politiche comunitarie è il rispetto delle normative europee. Ogni anno infatti l’alto numero di direttive e regolamenti che vengono approvati dall’UE deve trovare implementazione nella legislazione nazionale degli stati membri. Se questi non si adeguano scattano le cosiddette procedure di infrazione, che possono portare a delle sanzioni di gravità crescente.

L’Italia si colloca tra i primi dieci paesi membri per numero di nuove procedure aperte dall’inizio dell’anno con 31, mentre è quarta per numero di procedure attualmente pendenti (85). La situazione è però migliorata rispetto ai dati di giugno, quando il nostro paese aveva raggiunto il dato record di 92 procedimenti aperti. Un segnale di come il governo italiano stia cercando di cambiare rotta nei suoi rapporti con l’Europa.

Le procedure d’infrazione aperte dall’inizio dell’anno
Da inizio 2020 la Commissione europea ha avviato 785 nuove procedure d’infrazione contro gli stati membri, portando così il totale delle pendenti a 1.799 (dati al 6 novembre 2020). Tra gli stati che fanno peggio troviamo il Portogallo con 51, il Regno Unito con 48 e il Belgio con 47. L’Italia si colloca all’ottavo posto (insieme a Spagna e Grecia) con 31 nuove procedure di infrazione aperte. Rispetto al precedente report di InfringEye la posizione del nostro paese è migliorata, anche se rimane la performance peggiore tra i maggiori stati membri dell’UE.

Relativamente al totale delle procedure attive invece, la Spagna si conferma al primo posto con 100 procedure di infrazione pendenti. Seguono Regno Unito (97) e Grecia (90); l’Italia si trova al quarto posto con 85 procedure. Anche in questo caso la posizione del nostro paese è migliorata rispetto al precedente report.

I dati ci dicono inoltre che ogni paese europeo ha in media 64,2 procedure di infrazione a proprio carico. Ma tra i vari stati c’è una notevole differenza. In particolare, 11 stati hanno più di 70 procedure pendenti a testa, che rappresentano in totale più della metà delle infrazioni complessive. Oltre ai paesi già citati fa parte di questo gruppo anche la Germania.

Le procedure a carico dell’Italia
Il numero di casi pendenti a carico dell’Italia può essere considerato un buon “termometro” del rapporto che il nostro paese ha con le istituzioni europee. I governi della scorsa legislatura, soprattutto quelli guidati da Renzi e Gentiloni, avevano portato avanti delle chiare politiche per cercare di ridurre le procedure di infrazione.

Se a inizio 2014 il dato superava le 100 unità, nel marzo 2018 (fine del governo Gentiloni) i casi erano solamente 59. Al contrario, con l’avvento del governo giallo-verde, le procedure di infrazione sono tornate a salire. In base ai dati del dipartimento per le politiche europee infatti al 18 settembre 2019 (pochi giorni dopo la fine del governo Conte I) le infrazioni a carico del nostro paese erano 81, 22 in più. A giugno di quest’anno è stato poi raggiunto il numero record di 92 procedure di infrazione. Un dato che, come abbiamo visto, negli ultimi mesi è sceso a 85.

Un elemento significativo da considerare è proprio quello del rapporto tra le nuove procedure di infrazione avviate e quelle che invece sono state chiuse nello stesso periodo. Questo è forse il dato che più ci aiuta a comprendere come l’attuale esecutivo abbia cercato di migliorare la propria posizione nei confronti dell’UE.

Durante il primo esecutivo Conte sono state infatti aperte 36 procedure di infrazione e ne sono state chiuse 20. Il governo Conte II ha invece un valore simile di nuove procedure di infrazione avviate (37) ma anche un numero molto più alto di pratiche concluse (31). Evidenza di quanto l’anima politica del governo italiano sia una variabile non indifferente nell’analisi delle infrazioni europee.

Inoltre sebbene l’Italia continui ad essere uno dei paesi con il maggior numero di procedure aperte a proprio carico, la situazione è sensibilmente migliorata rispetto al giugno di quest’anno. Il nostro paese infatti è passato dall’avere 92 procedure pendenti a 85 (-8,24%). Si tratta della performance migliore a livello europeo. Significativo invece il +10,6% registrato nello stesso periodo dalla Francia.

A che punto sono le infrazioni italiane e di cosa trattano
Dall’invio della lettera di costituzione in mora da parte della Commissione all’imposizione di una sanzione pecuniaria da parte della Corte europea di giustizia può passare molto tempo. L’iter delle procedure d’infrazione può infatti essere lungo ed è complesso da monitorare. È per questo motivo che nell’entrare meglio nel dettaglio della situazione, è necessario differenziare tra i diversi stadi della procedura.

Delle 85 procedure di infrazione attualmente in essere contro l’Italia, 47 (il 55,3%) sono ancora all’inizio dell’iter. Per esse infatti l’ultimo aggiornamento risale all’invio da parte della Commissione della lettera di costituzione in mora, come previsto dall’articolo 258 del Tfue. Quattordici (il 16,47%) sono al secondo passaggio, il parere motivato da parte della Commissione, mentre per altre 17 (20%) la Commissione ha già fatto ricorso alla Corte europea di giustizia. Circa il 91,8% delle procedure è quindi ancora sotto l’articolo 258. Sono 7 invece quelle che a oggi si trovano nell’ambito dell’articolo 260, per le quali sono quindi già state richieste sanzioni economiche.

Per quanto riguarda i settori maggiormente interessati da procedure di infrazione nel nostro paese, abbiamo l’ambiente (24), trasporti e mobilità (12), industria e mercato (10) e tassazione e dazi (9).

Le infrazioni aperte da più tempo
Quando si affronta la materia però non si parla solamente di numeri. Questo perché la cattiva gestione delle procedure d’infrazione da parte del nostro paese ha un costo. Proprio per questo motivo alcune delle procedure d’infrazione ancora aperte meritano un’attenzione particolare. Un tipo di analisi che si può fare quindi è valutare da quanto tempo le infrazioni sono avviate.

Alcune delle procedure attualmente in essere hanno accompagnato la vita politica del nostro paese per anni. Il modo migliore per tenere traccia di questo aspetto quindi è contare il numero di giorni trascorsi dall’invio della lettera per la messa in mora (art. 258), primo atto formale che certifica l’avvio di una procedura d’infrazione, a oggi.

Circa il 64% delle infrazioni a carico dell’Italia è stato avviato negli ultimi 5 anni. Da notare anche come il 37,65% siano state aperte tra il 2019 e il 2020. Ma ci sono anche procedure molto più vecchie ancora attive. Queste vanno monitorate particolarmente perché, in genere, nel loro iter sono già arrivate alla comminazione di sanzioni pecuniarie a carico del nostro paese.

Tra queste possiamo citare un contenzioso ancora aperto sulla messa a norma delle discariche. L’ultimo atto di questa vicenda attualmente pubblicato è la sentenza della Corte Ue ex art. 260 Tfue. Con questa sentenza la corte ha infine condannato l’Italia al pagamento forfettario di 40 milioni di euro, a cui si aggiungono altre penalità per un ammontare complessivo di oltre 42 milioni di euro. Una cifra che avrebbe potuto essere ridotta se il nostro paese avesse adeguato per tempo i vari siti alle normative europee.

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