Premesso che qui – e uso il plurale perché credo di poter parlare anche a nome del direttore della testata, che in caso contrario immagino avrebbe provveduto a cassare il presente inciso – approveremmo di tutto cuore un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri che facesse obbligo a tutti gli agenti di scorta disponibili nei paraggi di accorrere come un sol uomo in soccorso di chiunque venga sottoposto al barbaro rituale dell’intervista coatta e dell’assalto a telecamera spianata, si tratti delle Iene, di gilè gialli o di semplici militanti grillini armati di telefonino.
Premesso anche che per quanto ci riguarda un simile dpcm dovrebbe sancire e difendere un diritto di tutti, dal senzatetto al presidente del Consiglio, e andrebbe di conseguenza esteso senza remore a fidanzate, mariti, amici, cugini e conoscenti di qualsiasi personalità della politica, dell’arte e dello spettacolo, senza discriminazione nemmeno per i più lontani parenti di politici trombati, scrittori inediti e geni incompresi di qualunque altro genere.
Tutto ciò premesso e ribadito, bisogna dire che c’è qualcosa di ridicolo nella nemesi che da un po’ di tempo sembra colpire i massimi esponenti del grillismo, che poi sarebbero proprio coloro che con questo modo di perseguitare ministri, parenti e affini in mezzo alla strada hanno fatto fortuna, costruendoci sopra un piccolo impero (ora in fase di decadenza, e per questo duramente incalzato dai suoi degni eredi, ma a suo tempo temibile).
Fa quasi tenerezza, per esempio, leggere il post su Facebook in cui Davide Casaleggio si lamenta del fatto che le Iene si siano «intrufolate nel cortile privato dell’ufficio», sebbene lui avesse «dato disponibilità a un’intervista chiedendo loro di rivolgersi all’Ufficio Stampa per un appuntamento», e l’abbiano poi inseguito fino alla macchina.
A proposito di nemesi, varrebbe la pena di soffermarsi anche sul motivo dell’inseguimento, e cioè il caso del finanziamento da due milioni di euro da parte della Philip Morris alla Casaleggio Associati sollevato dal Riformista, e la conseguente accusa di conflitto d’interessi, che nel post Casaleggio respinge indignato, spiegando tra l’altro che «Casaleggio Associati non si occupa di politica e dal 2016 gli sviluppi tecnologici a supporto del blog e del MoVimento 5 Stelle sono a cura e in gestione dell’Associazione Rousseau, un’associazione senza scopo di lucro con personale e sede distinta». Associazione con personale e sede distinta, certamente, e indovinate presieduta da chi?
La vicenda ricorda peraltro quella che nel suo piccolo ha toccato anche l’europarlamentare grillino Dino Giarrusso – proveniente non per nulla proprio dalle Iene, a conferma di un’affinità antica e consolidata tra il movimento e la trasmissione – riguardo finanziamenti per cifre comunque assai meno consistenti provenienti da lobbisti collegati tra gli altri con la British american tobacco, motivo per cui l’ex Iena è stata deferita ai probiviri del partito. Ma sto divagando.
La notizia è che il 26 ottobre, tra le grinfie delle perfide Iene, è finita anche la fidanzata del presidente del Consiglio, Olivia Paladino, la quale per sfuggire alle insistenti domande dell’inseguitore si è dapprima rifugiata in un supermercato, quindi ha fatto ricorso alla presidenziale scorta per farsi riaccompagnare a casa incolume. Notizia che ha suscitato la pronta interrogazione parlamentare del deputato leghista Alessandro Morelli, alla quale ieri ha risposto in aula la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, con un puntuale resoconto dei fatti (fatti per i quali nel frattempo il presidente del Consiglio è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Roma).
«Aggiungo – ha tenuto a precisare la ministra in conclusione del suo intervento – che, dagli elementi informativi riferiti, la stessa signora appariva chiaramente turbata, sicché uno degli operatori addetti alla tutela, coadiuvato da due colleghi, provvedeva esclusivamente ad accompagnarla verso l’abitazione, distante poche decine di metri, dove peraltro in quel momento si trovava il Presidente del Consiglio. La troupe televisiva continuava comunque a seguire la signora Paladino e a porle con insistenza domande, senza tener conto del turbamento della signora e della sua volontà di non rilasciare alcuna dichiarazione, desistendo solo a pochi metri dal portone dell’abitazione, da cui poi si allontanava spontaneamente».
Sotto il duro gergo burocratico, come si vede, parole calde di comprensione e solidarietà, particolarmente intonate all’atmosfera natalizia che già si respira al governo. E che non ci sogniamo di criticare. Del resto, chi siamo noi per sindacare sul turbamento di un’altra persona? Colpisce solo che prima di approvare così caldamente la missione di soccorso giustamente improvvisata per liberare la signora Paladino, di fatto sequestrata in un supermercato, per oltre un anno la stessa ministra – e l’intero governo con lei – non si sia curata poi troppo di donne incinte, vecchi e bambini tenuti in ostaggio sulle navi di soccorso, in condizioni forse anche un filo più disagevoli, e impossibilitati a sbarcare. Nei giorni in cui torna in Aula la tanto attesa riforma dei decreti sicurezza, chissà che un’ombra di quel turbamento non riesca a raggiungere anche gli animi meno sensibili, almeno sotto Natale.