Eravamo già degli zombie assetati di sangue che miracolosamente mantenevano una parvenza, solo una parvenza, di capacità di convivere civilmente con le regole oppure ci hanno trasformati il virus e soprattutto la dolorosa incapacità della nostra classe politica? Sì; è un tema da uovo e gallina, ma non si può non chiederci una volta di più chi, o cosa siamo diventati.
Il breve video dell’assalto alla metropolitana di Milano, fino a ieri la città italiana più europea, tra le più ricche, prospere e civili del paese, ci convince che nessuno è salvo.
Questi brevissimi video vanno infatti guardati con attenzione; solo così rivelano l’essenza degli attori in scena e la drammaticità del contesto e permettono di provare a capire cosa spinga a scavalcare di forza le barriere della metropolitana, barriere chiuse perché c’è una pandemia. Decine di migliaia di morti, nel nostro paese. Ripeto: una pandemia, non uno sciopero dei mezzi. Guardiamoli questi nostri simili, senza giudizio, senza cercare in loro la prova della colpevolezza, ma semplicemente la qualità del loro essere umani.
Siamo alla fermata di Loreto, importante crocevia delle linee della metropolitana milanese e hub che dalla periferia porta al centro della città. L’inquadratura guarda alle barriere di plexiglass poste accanto ai tornelli, quelli che servono ad accedere alle gallerie dei treni e messi appositamente per costringerci a pagare il biglietto. Insomma, sono sempre stati lì.
L’eccitazione è palpabile, alcuni machos scavalcano in due mosse, dopo aver appunto lanciato oggetti voluminosi al di là delle barriere, raccolte dalle precise mani delle loro compagne. Sembra una scena di guerriglia se non fosse, appunto, per le grida festanti, quasi come se stessero aprendo un varco nel muro di Berlino. In primo piano le grasse risate della donna che riprende la scena.
L’audio è quella di una scena incongruamente festante: sghignazzi, curiosi che osservano la folla che scavalca le barriere, lanciandosi da una parte all’altra delle stesse gli acquisti natalizi – acquisti che sono stati permessi dal governo, con la scellerata apertura di queste settimane. Ma, in quanto consapevolmente scellerata, si è poi cercato di contenerne il prevedibile e incontrollabile esito: affollamento degli shopping center, delle vie del centro e di tutti i mezzi che a essi portano. E condire il tutto con reprimende e la solita minaccia sulle nuove strette un minuto dopo le larghe.
Il vaccino potrà salvarci dal Covid ma non da noi stessi. Non si parla mai abbastanza di quanto siamo stati fortunati. Il Covid è un virus tutto sommato gestibile, se guardiamo alla storia e alla specie umana. Immaginate cosa sarebbe accaduto se fosse stato un virus sempre sintomatico; se fosse stato un virus più pericoloso, con un tasso di mortalità più alto; se avesse colpito anche i bambini. Come avremmo fatto?
Siamo solo in attesa che una prova più dura distrugga tutto quello che, con i noti limiti, abbiamo costruito in milioni di anni di evoluzione e almeno diecimila di inarrestabile progresso, culminato negli ultimi due secoli, con l’incredibile miglioramento delle condizioni di vita di buona parte dell’umanità e la davvero strabiliante accelerazione del progresso scientifico?
Che tanto ci sia ancora da fare è fuori di dubbio e lo confermano queste scene. Il regresso non è apparenza, congiuntura o eccezione; è manifesta, spietata e inesorabile epifania di una società che non ha sviluppato anticorpi ne prodotto vaccini contro l’individualismo sfrenato, l’egoismo brullo e senza rimedio che anima la bravata autoaffermatrice degli assaltatori.
Chi di voi avrebbe immaginato che per rivendicare il diritto allo shopping natalizio – diritto accordatogli dal governo, ripetiamolo sempre che giova – avremmo assaltato le fermate della metropolitana, come zombie di un B-movie mentre ogni giorno muoiono mille persone e la notizia, recente, che era dal 1944, Seconda Guerra Mondiale, che non morivano così tanti italiani in un anno?
È il capitalismo, bellezza. O quel che ne rimane.