Il 27, 28 e 29 dicembre anche per gli Stati membri dell’Unione partirà la campagna di vaccinazione anti-Covid. L’ha annunciato il 17 dicembre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ricordando: «Proteggiamo i nostri cittadini. Noi siamo più forti insieme». Durante quei tre giorni, se il farmaco della Pfizer-BioNTech riceverà il via libera dall’Agenzia europea del farmaco (Ema) nella seduta straordinaria del 21 dicembre, si effettueranno le prime vaccinazioni simboliche – come quella cui è stata sottoposta a New York il 14 dicembre l’infermiera Sandra Lindsay – per poi passare alla somministrazione di massa nei primi giorni di gennaio.
It's Europe's moment.
On 27, 28 and 29 December vaccination will start across the EU.
We protect our citizens together. We are #StrongerTogether#EUvaccinationdays pic.twitter.com/6VxDumysBL
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) December 17, 2020
Una volta che il farmaco avrà avuto il beneplacito dell’Aifa – l’Agenzia italiana del farmaco – anche nel nostro Paese verranno iniettate le prime dosi, come dichiarato il 17 dicembre dal ministro della Salute Roberto Speranza, in seguito al vertice con il Commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri. Secondo il piano Vaccini italiano, la prima fase di somministrazione riguarderà personale operante nei presidi sanitari (pubblici/privati), personale sociosanitario del territorio ma anche personale e ospiti dei presidi residenziali per anziani per un totale di oltre 1,8milioni di dosi, distribuite da Pfizer e inviate alle Regioni. Le successive saranno di circa 2,5milioni.
Il 27 dicembre sarà un bel giorno per l’Italia e per l’Europa. Serve ancora prudenza e il percorso non sarà breve. Ma con l’inizio delle vaccinazioni finalmente siamo sulla strada giusta.
— Roberto Speranza (@robersperanza) December 17, 2020
La necessità di coordinare una campagna vaccinale europea in simultanea era stata auspicata, nel corso della videoconferenza del 15 dicembre, dai ministri della Salute di Italia, Germania, Francia, Spagna, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Svizzera per armonizzare gli sforzi per un utilizzo sicuro, efficiente e trasparente del vaccino anti-Covid
Riguardo le specificità delle strategie di vaccinazione nazionali, se da una parte quella italiana si è trascinata fino a oggi con ritardi e lacune – basti pensare alla pubblicazione avvenuta solo l’11 dicembre dell’avviso di selezione di cinque agenzie per il lavoro incaricate di reclutare (non si sa ancora quando) 3mila medici e 12mila infermieri e assistenti sanitari – quelle di altri Paesi dell’Unione erano pronte da diverse settimane.
È il caso della Germania, che già a inizio novembre aveva presentato il suo piano. Nella Repubblica federale tedesca, che si è assicurata oltre 300milioni di dosi del vaccino, i ministri della Sanità dei 16 Land, sotto la spinta del ministro nazionale della Sanità Jens Spahn, hanno stilato un piano che prevede uno o due centri di vaccinazione (hub) per distretto e il supporto di unità mobili. A Berlino verranno allestiti sei centri, in arene sportive ed ex-aeroporti, con l’obiettivo di vaccinare quotidianamente 3400 cittadini. Secondo Spahn, circa 400mila dosi potrebbero essere somministrate nella prima fase, dopo l’approvazione da parte dell’Ema, dando precedenza agli over80 e agli ospiti e pazienti delle case di cura: l’ordinanza che stabilirà chi beneficerà di questa priorità verrà firmata questo venerdì. Il ministro della Salute prevede, inoltre, l’impiego di 11-13 milioni di dosi entro la fine del primo trimestre.
In Francia, invece, il piano vaccinale nazionale è stato presentato il 16 dicembre, davanti all’Assemblea nazionale, dal primo ministro Jean Castex e dal ministro della Salute Olivier Véran, che nella conferenza stampa dello scorso 3 dicembre avevano già proposto la strategia per attivare la futura campagna di vaccinazione gratuita e volontaria. Il piano francese, che potrà contare su 200 milioni di dosi di sei diversi vaccini, prevede tre fasi di vaccinazione: la prima, quella di gennaio, riguarderà circa un milione di persone tra ospiti e pazienti delle case di cura. Poi, da febbraio fino a primavera, il farmaco verrà iniettato ad altri 14 milioni di francesi, dando priorità ad anziani, personale sanitario e persone con altre patologie. Seguirà l’ultima fase, che inizierà in tarda primavera, quando verrà vaccinato il resto dei francesi.
Notre campagne débutera, conformément à l'avis de la Haute Autorité de Santé, par les personnes les plus âgées accueillies dans des établissements comme les EHPAD. Cette première phase concerne environ 1 million de personnes. pic.twitter.com/5pyWfVyBbd
— Jean Castex (@JeanCASTEX) December 16, 2020
In Spagna, il ministro della Sanità Salvador Illa aveva annunciato già a fine novembre un punto strategico del piano vaccinale nazionale, la suddivisione della popolazione in 15 gruppi: dal personale sanitario, agli over64 passando per le donne in gravidanza, personale docente e popolazione infantile. Lo Stato dovrebbe ricevere circa 140 milioni di dosi, da somministrare in tre fasi: la prima dovrebbe partire il 4-5 gennaio, e riguarderà 2,5 milioni di persone tra ospiti e pazienti delle case di cura e personale sanitario. La seconda è prevista dal 2 marzo al 2 maggio mentre la terza durante tutta l’estate.
👉 Una vez se inicie la vacunación en España, todas las personas van a recibirán la información necesaria y adecuada sobre la vacuna que se les va a administrar#YoMeVacuno#VacunaCOVID
ℹ️ Más información: https://t.co/gdxTWXmpwh pic.twitter.com/Zb26j59Lha
— Ministerio de Sanidad (@sanidadgob) December 17, 2020
In Belgio, invece, la strategia vaccinale nazionale è stata resa nota dal ministro della Sanità Frank Vandenbroucke i primi giorni di dicembre: fin dal principio ha previsto di procedere con la somministrazione in tre fasi distinte. Le prime 300mila dosi – inizialmente dovevano essere 600mila – da destinare, tra gennaio e febbraio, agli ospiti e pazienti delle case di cura, poi da marzo agli over65 e a persone con patologie, e infine al resto della popolazione. «Nelle ultime settimane – ha sostenuto Dirk Ramaekers, capo della task force sulla strategia di vaccinazione – circa 40 ospedali sono stati identificati come hub. Questa settimana stiamo testando i centri di assistenza residenziale e gli ospedali per avere l’intera procedura pronta entro gennaio. Tuttavia, a oggi, non possiamo fornire una tempistica esatta».
Infine, in Ungheria dal 12 dicembre è possibile prenotarsi online in vista della futura vaccinazione, come ha ricordato sulla sua pagina facebook Alexandra Szentkirályi, portavoce del governo: «La vaccinazione contro il coronavirus è il modo più efficace per frenare l’epidemia mondiale. Incoraggio tutti a registrarsi, l’ho già fatto! Prendiamoci cura l’uno dell’altro!». Tuttavia, i cittadini sarebbero sottoposti al vaccino in base all’ordine stabilito dal piano vaccinale nazionale e non a quello di registrazione sulla piattaforma. Per il vaccino, che verrà iniettato gratuitamente e su base volontaria, verrà data priorità al personale sanitario, ai malati cronici e (forse) alle forze dell’ordine, citate del primo ministro Viktor Orban nella lista prioritaria in una sua dichiarazione del 10 novembre ma non in quella del 27 novembre e 4 dicembre in cui menzionava esclusivamente le prime due categorie suddette. Tuttavia, non è ancora chiaro come lo Stato organizzerà concretamente e nel dettaglio la campagna di vaccinazione.
Le misure restrittive in tutta Europa
Per quanto riguarda invece le strategie attuali di contenimento della pandemia, in Italia, a meno di dieci giorni dal 25 dicembre, non c’è ancora certezza su cosa si potrà o meno fare durante le festività. Tuttavia, non è stata esclusa la possibilità di adottare restrizioni simili a quelle ora in vigore in Germania, che il 17 dicembre, nel giorno in cui il Paese ha registrato quasi mille morti e oltre 27mila nuovi casi, ha inaugurato un lockdown duro per abbattere la seconda ondata di contagi. Qui le nuove restrizioni, che dovrebbero rimanere in vigore fino al 10 gennaio, prevedono la chiusura di negozi, scuole e asili. Parallelamente, le aziende favoriranno il più possibile lo smart working e per gli incontri privati è stato stabilito un tetto massimo di cinque persone, esclusi i minori di 14 anni, di due nuclei familiari differenti. In occasione delle festività natalizie si potrà invece incontrare quattro persone oltre il proprio nucleo familiare stretto.
Anche la Spagna ha optato per restrizioni importanti, imponendo lo stop alla mobilità tra le regioni dal 23 dicembre al 6 gennaio, un tetto massimo di sei persone per i cenoni e fissando il coprifuoco all’una di notte per il 24 e 31 dicembre. La Francia, uscita dal suo secondo lockdown il 16 dicembre, entra in una fase di riapertura che è però parziale, vista anche la media quotidiana dei contagiati che supera quota 11mila. Bar, ristoranti e luoghi di cultura rimarranno chiusi almeno fino al 20 gennaio e in tutta lo Stato vigerà il coprifuoco a partire dalle ore 20. Inoltre, il Consiglio scientifico francese ha raccomandato l’auto-isolamento alcuni giorni prima di recarsi dai parenti per le feste di Natale. In particolare, il primo ministro Jean Castex ha consigliato alle famiglie di non mandare a scuola i figli gli ultimi due giorni prima delle vacanze.
Il Belgio, invece, dal primo dicembre ha allentato le misure di contenimento con la riapertura al pubblico anche delle attività commerciali non essenziali, quindi tutti i negozi, che saranno però accessibili solo a un singolo elemento di ciascun nucleo familiare. Per la vigilia di Natale verrà attivato un coprifuoco da mezzanotte fino alle 5 di mattina con il divieto di organizzare cene numerose – sarà concesso invitare un solo ospite, oppure due se si vive da soli – e verranno fortemente sconsigliate le vacanze sulle neve, che il premier Alexander De Croo cercherà di scongiurare organizzando controlli alle frontiere.
Infine, l’Ungheria ha deciso di prolungare fino all’8 febbraio il lockdown parziale, in vigore dall’11 novembre scorso, che sarebbe dovuto terminare il 10 dicembre. Tra le misure anti-Covid previste il coprifuoco tra le ore 20 e le 5, il divieto di assembramenti e lezioni online per scuole superiori e università.