UnfitCari senatori a vita, caro senatore Monti, fate sentire la vostra voce sull’inadeguatezza di Conte

Dal premier sentiremo molte parole, ma ci sono anche due anni e mezzo di fatti (lasciamo stare) e di risultati (lo zero assoluto): siamo proprio sicuri sicuri che non sarebbe meglio un governo di unità nazionale composto da persone capaci e guidato da una figura super partes?

La Presse

Domani al Senato si decide se continuare l’esperienza di governo Conte, con gli attuali ministri – o al massimo con due o tre nuovi per sostituire i dimissionari di Italia viva (e per dare poltrone ai costruttori): il sostegno sarebbe garantito da Cinquestelle, Partito democratico e Liberi e Uguali, oltre che, appunto, dai costruttori. Per memoria, la maggioranza assoluta è 161 voti e la somma di Pd, Cinquestelle e Leu fa 133. Ne mancano 28, cioè esattamente l’80% del numero totale dei senatori del Pd, partito che ha tuttavia la metà dei ministri nel governo. Ne daranno una quota analoga ai costruttori? Vedremo. Prodigi della matematica parlamentare.

Mi sembra quindi utile, vista l’enorme importanza numerica dei costruttori, verificare chi siano questi costruttori e quali siano le ragioni che li spingono a costruire insieme a Giuseppe Conte. Più di tutti è interessante discutere la posizione dei senatori a vita che, o almeno così sembra, voteranno tutti la fiducia a Conte – e i senatori a vita sono stati tutti eletti da presidenti che vengono dal Pd (Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella), nonostante il Pd sia sempre stato ampiamente minoritario nel Paese. È peculiare che un partito che non ha mai raccolto nelle elezioni degli ultimi 10 anni più del 25% dei consensi (alle ultime ha avuto meno del 18%, nei sondaggi ha ora il 20% scarso, e direi che il 40% alle Europee, con Renzi nella fattispecie, non fa testo) pretenda di eleggere il nostro presidente della Repubblica dal 2006 (Napolitano) al 2029 (visto che il prossimo presidente eletto sarà chiaramente un “amico” del Pd o almeno così sarà se non ci saranno elezioni anticipate, come è ormai evidente) e cioè per 23 anni.

Tornando ai senatori a vita, la posizione del senatore Mario Monti è particolarmente interessante. In un garbato e chiaro intervento sul Corriere della sera di domenica, Monti ha scritto che il governo merita fiducia se promette di affrontare temi spinosi e urgenti quali la riforma fiscale, le pari opportunità e soprattutto la concorrenza e l’azzeramento delle rendite di posizione. Ha messo un termine di 6 mesi e ha chiaramente scritto che Conte merita «fiducia» (viene da pensare che fiducia sia anche il voto di fiducia) se dice chiaramente che si impegna ad affrontare questi temi – e, aggiungo io, come intenda farlo e con quali scelte, anche forti e difficili, che non siano la “digitalizzazione”, “le riforme”, “l’economia circolare” e la “lotta alla disuguaglianza“.

Ora qui la riflessione diventa un po’ semantica e ambigua, perché a parole Conte dice che affronta tutto. I suoi discorsi sono una collezione di buone intenzioni che riguardano tutto lo scibile umano perbenista, sempre con un profluvio di “digitale”, “verde” e, recentemente, di “ricostruzione”. Ma, nei fatti, Conte ha dimostrato in questi 17 mesi di non avere affrontato né costruito assolutamente nulla. Non poco o parzialmente o anche solo porre il problema: proprio zero assoluto. Conte è l’artista del rimando senza fare nulla, nessun provvedimento sulla concorrenza, nessuna azione che prefiguri una visione sulla riforma fiscale, nulla. Anzi, anche su temi meno difficili di questi e quasi ovvi, come il Mes, appena si configura un minimo di conflitto tra gli aventi causa (e, essendo i Cinquestelle, diciamo così, “variegati”, il conflitto è perenne), Conte rimanda.

Quindi la domanda per il senatore Monti, e anche per gli altri senatori a vita, diventa questa: in base a quale analisi, previsione o ipotesi si pensa che da oggi Conte faccia qualcosa di profondamente, strutturalmente o anche solo marginalmente diverso da quella che è stata l’esperienza nei passati due anni e mezzo? Si può citare anche solo un provvedimento di natura strutturale portato avanti da Conte, a parte i due obbrobri reddito di cittadinanza e quota 100 che penso che il senatore Monti non condivida minimamente? L’unico a me pare il recente Family act, sviluppato dal ministro Bonetti… di Italia viva.

A me pare che ogni logica analisi suggerisca che, con una maggioranza solo relativa, raccogliticcia e, appunto, variegata, il governo farà di meno e non di più, perché è ricattabile, perché la data delle elezioni si avvicina e anche perché, a mio avviso, il governo è farcito di incapaci e incompetenti. Il senatore Monti che nei conteggi dei giornali è dato come a favore della fiducia, saprà poi spiegare i motivi per cui pensa che quanto sopra non sia vero e citerà forse, ad esempio, la stabilità. Esattamente la stabilità nel non fare nulla, però, meglio definita come “immobilismo”, e cioè l’opposto di quanto scritto nel suo intervento.

Dopo i senatori a vita vengono i senatori delle autonomie. Quello valdostano e quelli della Südtiroler Volkspartei essenzialmente. Da sempre, dal 1948, votano con il governo, qualsiasi governo. Il principio per cui questo succede sono gli enormi trasferimenti fiscali alle loro Regioni che non hanno più ragione di essere. Qualcuno mi può spiegare perché oggi, 75 anni dopo la fine della Seconda guerra e 100 anni dopo la Prima, lo Stato italiano deve concedere risorse fiscali oltre ogni media nazionale a Trento, Bolzano e Valle D’Aosta? Perché la benzina e lo zucchero non hanno accise per i valdostani? Perché la Provincia di Bolzano può permettersi sussidi ricchissimi (e per la verità molto ben spesi) per il turismo mentre, passando il confine, Veneto e Lombardia non hanno praticamente risorse?

A proposito di temi spinosi, si può dire che è ora di finirla e ricondurre a parità tutte le Regioni o, in alternativa, trasformarle tutte in Regioni autonome? Perché Cortina vuole passare dal Veneto al Trentino con enormi vantaggi fiscali? Il re è nudo e diciamolo allora che questi senatori votano la fiducia a chiunque purché questi assurdi vantaggi siano sempre manutenuti. Come contribuente lombardo lo trovo assolutamente inaccettabile, anche perché gran parte del surplus fiscale regionale è lombardo e quindi i finanziatori di Bolzano e Aosta sono in gran parte lombardi e veneti, come è noto a chi ha fatto i conti dei trasferimenti tra Regioni.

Poi ci sono un paio di senatori eletti all’estero, grazie a una legge introdotta nel 2000 che ha generato nel tempo figure più o meno legate al centrodestra o al centrosinistra. Tra questi spicca il senatore Adriano Cario su cui è stata posta dal primo dei non eletti (Fabio Porta, Partito democratico) una indagine ancora aperta per brogli elettorali. Senza essere Donald Trump (che per fortuna sparisce per sempre tra tre giorni), sembra che il procedimento abbia qualche merito, leggendo le cronache. Difficile saperlo e la magistratura dirà la sua. Di certo si sa che il gruppo di interesse che rappresenta il senatore Cario ha un sottosegretario nel governo Conte.

Infine, per arrivare ai 28 necessari ci sono circa 12 transfughi dal Movimento Cinquestelle, chi perché non paga il contributo a Rosseau, chi per polemica, chi per battaglia identitaria e via con la maionese impazzita. Nessuna coerenza, nessuna opinione comune politica, solo persone che per una serie di variegati motivi hanno lasciato il gruppo Cinquestelle. Verrebbe da dire che difficilmente questi personaggi possano configurare una linea politica stabile, forte e coerente, visto che rappresentano tutto e il contrario di tutto.

Anche presupponendo che tutti i componenti dei suddetti gruppi, con agende del tutto diverse, eterogenee e in alcuni casi onestamente impresentabili, voti “compattamente” la fiducia a Conte (ma sarebbe meglio dire “senza esclusioni”, perché di compatto in questo gruppo c’è solo, con l’esclusione dei senatori a vita, la voglia di non andare a casa) si arriva a 155. Ne servirebbero altri sei. Ma sembra, stando almeno alle dichiarazioni fino a ieri, che la componente del cattolicesimo teodem dell’Udc (Lorenzo Cesa) e gli agognati pentiti di Italia viva non si prestino al gioco. E avremmo quindi un governo minoritario, che diventa (forse) di maggioranza relativa contando su raffreddori, incapacità di essere presenti al Senato per malattia, quarantene Covid, maternità e altre amenità del genere.

Allo scopo di gestire la ripresa economica più difficile dal Dopoguerra, questo gruppo di “maggioranza relativa”, per seguire la logica di Goffredo Bettini (Pd), deve quindi contare su un benevolo andamento delle patologie dei senatori più anziani, sulla “voglia” o sulla possibilità dei senatori di minoranza relativa di partecipare alle votazioni e sulla compattezza di interessi e posizioni tra Gianluigi Paragone, Mario Monti, Mario Giarrusso, Adriano Cario, Julia Unterberger e Meinhard Durnwalder, solo per fare qualche nome a caso.

E se poi un minimo numero (diciamo tre al massimo) tra i 92 senatori Cinquestelle avanza una proposta idiota a piacere (stupore da parte di qualcuno se succede?), come ad esempio la partita iva di cittadinanza senza imposte o l’impresa di cittadinanza senza imposte (è successo una settimana fa, c’è un documento sottoscritto da cinque senatori Cinquestelle), e su tale proposta si impuntano, il governo o sottoscrive oppure cade.

All’estero ci guardano “preoccupati”. Io penso che come sempre la lettura della stampa appiattita sulle veline di Casalino sia poco realistica. All’estero sono orripilati. Questo sarebbe il governo che deve garantire l’efficiente spesa di 209 miliardi che l’Europa ha fatto passare non tanto perché Conte è credibile o bravo, come da vulgata del Pd, ma solo perché la Germania e la Francia hanno realizzato immediatamente che il fallimento e il default dell’Italia trascinerebbero loro stessi in un gorgo infinito (vedi la massiccia dose di acquisto di titoli di Stato della Bce e, soprattutto, il saldo Target 2 che almeno il senatore Monti sa benissimo cosa sia, mentre per gli altri, e per i Cinquestelle in particolare, potrebbe essere benissimo l’ultimo gioco a freccette). Questo sarebbe il governo che realizza nei fatti un programma ambizioso come non mai, e ha proposto nei fatti, non nelle parole del discorso per la fiducia, l’emendamento alle 2 di notte con la terribile struttura 1-3-6-300 che passerà alla storia come una delle più ignobili schifezze della storia repubblicana.

In America invece si chiederanno cosa “Giuseppi” Conte abbia combinato con William Barr, ammesso che già non lo sappiano. Di certo sanno, come tutti noi, che Trump ha fatto un solido endorsement a “Giuseppi” con un famoso tweet quando era importante farlo, e di certo sanno che mai Trump ha fatto endorsement senza un tornaconto personale.

Infine, a questo punto, io vorrei chiedere in particolare ai senatori a vita – e al senatore Monti più di tutti, per la grande stima e anche riconoscenza che gli porto – che cosa osti a dire chiaramente che «per tutelare gli interessi degli italiani delle future generazioni», come scrive nel suo intervento, esiste la possibilità, io direi l’assoluta necessità, di un governo di unità nazionale, sostenuto da tutti i partiti che affermino chiaramente fiducia nell’Europa e nell’euro, composto da persone chiaramente più capaci delle attuali e guidato da una personalità super partes in grado di portarci fuori da questa tremenda crisi e alle elezioni prossime.

Io penso che, a parte (forse) Fratelli d’Italia, che conta però solo 18 senatori, e qualche irriducibile Cinquestelle (pochi, perché per la gran massa l’unico imperativo è non andare a casa e voterebbero anche Pippo, Pluto e Paperino pur di restare in Parlamento) un simile governo sarebbe sostenuto da tutti. Anche dalla Lega, perché un eventuale “no” aprioristico sarebbe una vera e propria catastrofe presso l’elettorato dei ceti produttivi specie al Nord, un bacino di persone che onestamente sono oggi terrorizzate dal disastro economico che ci attende e che chiedono con forza un governo serio e fattivo.

Nel bacino elettorale della Lega, nella Bergamasca, dove sono nato, ma anche a Vicenza e Cuneo o Parma, le persone hanno molto sofferto, sono stanche di colori decisi la notte prima, dei congiunti, dei Dpcm che richiedono un traduttore in italiano. Vogliono lavorare, hanno capito che bisogna convivere con il virus, hanno fatto enormi sacrifici e adesso vogliono una guida sicura e competente, non la propaganda con i presunti hacker e le immagini della folla plaudente costruite ad hoc. Basta bizantinismi e propaganda. Ci vuole sostanza, quella vera dei miei orgogliosi concittadini bergamaschi, orgogliosi di essere muratori e non costruttori, perché loro costruiscono davvero le case e gli ospedali con le mani e il duro sudore, non con le parole degli azzeccagarbugli o il latinorum di don Abbondio che non decide mai, o le astruse formule politiche che si sono sentite in questi giorni.

Vorrei chiedere a questi senatori a vita che hanno un passato nobile e di grandi risultati per il nostro Paese, e al senatore Monti che è stato primo ministro e sa cosa significa, perché non si alzano oggi con la loro autorevolezza e per il ruolo fondamentale di cui sono stati insigniti con merito e non dicono con estrema chiarezza cosa serve al nostro Paese per tentare una disperata ripresa e perché non prendono una posizione sulla capacità di Conte e di questo governo di svolgere questo compito rispetto all’alternativa prospettata sopra, che è del tutto realistica e non fumosa.

Questo perché, da un parte, il loro voto di fiducia è assolutamente vitale perché il governo sopravviva (e quindi diventano complici), e, dall’altra, ci aspettiamo da loro per competenza, capacità, disinteresse dalle beghe di partito, che siano in grado di essere quello che i padri costituenti volevano, cioè saggi e illuminati per le prossime generazioni. Quando il senatore Monti fu chiamato alla guida del Paese fu chiarissimo che la difficoltà delle scelte di allora, molto impopolari ma tremendamente necessarie, richiedeva leadership chiara e determinata. Rispetto ad allora ci sono due differenze sostanziali, come ben scrive il senatore Monti: l’Europa ci aiuta in modo tangibile e non è solo l’Italia a essere in crisi. Ma è solo l’Italia, purtroppo, ad avere una leadership così rabberciata, incompetente, priva di visione.

Le parole che i senatori a vita sentiranno nel discorso al Senato di Conte sono appunto solo parole, saranno piene di promesse fantastiche e di retorica di un avvocato con tendenza all’autocompiacimento, ma in 30 mesi di governo i fatti, quelli che abbiamo visto e toccato, sono pieni di sussidi, giravolte, incoerenze, errori, mancanza di visione, banchi a rotelle, Alitalia, cashback. E di molte molte altre cose. I fatti sono questi e contano molto di più delle parole. Io non credo nemmeno per un minuto, e nemmeno per sogno, che il senatore Monti e gli altri senatori a vita pensino che questo governo sia meglio di un governo di competenti per le sfide che ci attendono. Non so se questa presa di coscienza e di coraggio ci sarà e mi sento di chiudere con due citazioni.

«La speranza ha due bellissimi figli, lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle».
(Sant’Agostino, padre e dottore della Chiesa cattolica)

«Nella vita non bisogna mai rassegnarsi e arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi».
(Rita Levi Montalcini, senatore a vita della Repubblica italiana)