La bozza a ConteIl Recovery Plan arriva a 220 miliardi con i fondi per il Sud

Con l’inserimento delle risorse del Fondo sviluppo coesione, il valore del piano cresce per dare più facilmente risposte alla richieste dei partiti di maggioranza e rispondere a eventuali obiezioni dell’Ue. Oggi confronto sui progetti

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

I fondi per il Sud (quelli del Fondo sviluppo coesione) vanno in soccorso del Recovery Plan, che così arriva a toccare il valore di 218,5 miliardi di euro, con la quota degli investimenti che sale al 70%. In modo da dare più facilmente risposte alle molte richieste dei partiti della maggioranza e a eventuali obiezioni da parte dell’Europa – scrive Il Sole 24 Ore.

La nuova bozza del piano, che ieri il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha portato a Palazzo Chigi prima di avviare una serie di incontri bilaterali con i partiti, fa spazio agli investimenti pubblici il più possibile per venire incontro alle richieste di Italia Viva. Ma senza sfondare le soglie del deficit e debito che erano state previste nei tendenziali di finanza pubblica.

Per questo motivo, per far crescere i fondi a disposizione e dare maggiore spazio a capitoli strategici come la sanità, le infrastrutture e l’occupazione giovanile, si è deciso di ricorrere anche ai fondi per il Sud. Oggi si capirà se questo sforzo matematico, operato dal Tesoro e dal ministero per gli Affari europei, riuscirà a spegnere l’incendio nella maggioranza.

Da Partito democratico, Movimento Cinque Stelle e LeU ieri è arrivato un sostanziale via libera alla revisione del piano. E anche da Italia Viva sono arrivati segnali di apertura nell’attesa di vedere i testi nel confronto previsto per oggi.

La quota italiana del Next Generation Eu – precisa Il Sole 24 Ore – resta ferma a 209 miliardi. Nel caso in cui alcuni dei progetti non dovessero superare l’esame di ammissibilità da parte di Bruxelles, si aprirebbe così il paracadute dei fondi ordinari Pon e quelli Fsc, estranei al programma europeo anti-Covid.

Resta da capire se questa architettura complessa avrà il via libera dell’Europa. Lo sforzo di concentrare le risorse sugli investimenti serve ad aumentare il possibile effetto moltiplicatore e la spinta espansiva sul Pil del Recovery Plan. Senza tuttavia sforare deficit e debito. Per questa ragione, le spese aggiuntive rispetto ai tendenziali di finanza pubblica restano a 108 miliardi.

I progetti «nuovi» valgono però 139,8 miliardi, proprio per effetto della stampella del Fondo di sviluppo e coesione, vincolato alla spesa in conto capitale, da effettuare per l’80% al Sud. Parliamo di risorse già scritte nei tendenziali, che quindi non determinano indebitamento aggiuntivo e che però finora non erano state indirizzate a progetti specifici. Il Recovery Plan potrebbe essere l’occasione per indirizzarli su opere centrali.

Bisognerà però vedere ora se i progetti indicati per il Mezzogiorno, dalla 106 Ionica alla Circumetnea, passeranno il vaglio di Bruxelles.

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