Contro il rientro a scuolaRicciardi: con l’alternanza di chiusure e aperture, non si inverte la curva dei contagi

In un’intervista al Messaggero, il consigliere del ministro Speranza critica la politica per i «compromessi al ribasso» sulle misure anti-Covid e la lentezza delle decisioni. E dice che la proroga dello stato d’emergenza per altri sei mesi è «necessario»

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

«Le limitazioni decise non saranno sufficienti, è evidente», dice Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, in un’intervista al Messaggero. Il docente della Cattolica di Roma, rappresentante dell’ala rigorista degli scienziati, ribadisce: «La circolazione del virus è ancora intensa. Questo stato di emergenza per altri sei mesi è necessario ma va colto in funzione dell’emergenza scientifica che dice una cosa ormai chiara: le misure per fermare la trasmissione di Sars-Cov-2 vanno mantenute in maniera coordinata sul territorio italiano e in modo comprensibile ai cittadini. Soprattutto devono essere applicate in maniera costante».

Ricciardi è critico nei confronti delle ultime misure adottate dal governo, con aperture e chiusure a singhiozzo. «Bisogna utilizzare questo stato di emergenza per dare messaggi chiari e veritieri agli italiani e adottare misure efficaci», dice. «Bisogna cercare di anticipare il virus, non inseguirlo». Cosa che l’Italia, ad oggi, non riesce a fare. Le istanze degli scienziati, spiega Ricciardi, «scontano dei compromessi al ribasso che non riescono a gestire questa situazione». Compromessi che «si manifestano soprattutto nella tempistica. I provvedimenti vanno presi nella maniera giusta al momento giusto. Se la scienza mette a disposizione del decisore politico delle evidenze scientifiche sull’impatto e sulla durata dell’epidemia, non si deve esitare nel prendere delle misure adeguate».

E invece si finisce spesso per rincorrere l’epidemia, senza riuscire a fermarla. «Questa continua alternanza di chiusure e aperture non riesce a invertire la curva epidemica», dice Ricciardi. «Produce effetti blandi e non duraturi. Questo virus è sempre lo stesso. Sappiamo che quando raggiunge determinate quote devi fare chiusure energiche, abbassare drasticamente il numero dei contagi, tornare a tracciare e testare i casi evitando così che la pressione sul sistema sanitario diventi drammatica».

Ricciardi si dice favorevole alle misure differenziate per regioni. Ma solo se viene limitata la circolazione in tutto il Paese. «Oggi, al contrario, è troppo alta». Cosa bisogna fare, quindi? «Non bisogna arrivare troppo tardi ai lockdown, come hanno fatto Regno Unito, Germania e Austria. Bisogna avere invece il coraggio di farli al momento giusto». In realtà, «bisognava farlo a ottobre, con dei lockdown mirati a Milano, Napoli, Torino», ribadisce Ricciardi.

Oggi, con 20mila casi in un giorno, ormai è troppo tardi. Ma in questo scenario – secondo Ricciardi – riaprire le scuole «non ha alcun senso. Quando ci sono così tanti casi, l’unica soluzione è limitare la circolazione delle persone il più possibile. Come si può pensare di rimettere in moto milioni di italiani? Quando avremo pochi migliaia di casi e saremo di nuovo in grado di tracciare e testare, allora sì, le scuole saranno le prime a riaprire».

E sulle vaccinazioni dice: «Bisogna essere più coordinati tra governo e regioni e accelerare l’arruolamento dei vaccinatori. Dobbiamo vaccinare almeno 20 milioni di italiani entro l’estate, facendo iniezioni nelle palestre, nei palasport, nelle fiere. Ed entro fine febbraio dobbiamo avere immunizzato tutti gli operatori sanitari e gli ospiti delle Rsa». E gli annunciati padiglioni con le primule? Non è dato saperlo.