«Dietro un’emergenza si nascondono sempre delle insidie, e un governo che nasce in un momento come questo non è mai un’assicurazione in termini di capacità realizzativa o di durata. Ma proprio per questo motivo credo che Draghi seguirà un’ispirazione pragmatica, comporrà un governo misto di tecnici e di politici per tirar fuori il meglio di entrambe le parti in una situazione così difficile». Lo ha detto il direttore dell’Avanti! Claudio Martelli durante il dibattito “Crisi di Governo o crisi di sistema? L’opportunità Draghi” tenuto ieri pomeriggio, a cui hanno partecipato i leader di Più Europa e Azione, Emma Bonino e Carlo Calenda, la deputata di Liberi e Uguali Rossella Muroni, un incontro moderato dal direttore de Linkiesta Christian Rocca e da Alessandro Barbano.
La speranza espressa da Martelli circa un governo Draghi molto pragmatico, «guidato dall’arte di governo, la massima espressione della politica», è una conseguenza di una fase in cui la politica ha sostanzialmente fallito: «L’ultimo presidente del Consiglio è riuscito a fare un governo con la destra e uno con il centrosinistra: non c’è niente di meno politico. Ed è lo stesso che negli ultimi giorni ha avuto una svolta europeista che si fatica a capire, come del resto tutta la sua amministrazione», dice Martelli.
La presenza di Mario Draghi viene vista da tutte le forze politiche – o quasi – come un’opportunità da cogliere, come sistema-Paese, in un momento di grande fragilità. È per questo che anche Emma Bonino in questa fase può accettare le dichiarazioni europeiste, per quanto solo di facciata, di Matteo Salvini. «Cosa succederà nelle prossime ore non lo so, in questo periodo di inversioni a U – dice la leader di Più Europa – so che ora sembrano tutti europeisti, e al momento va benissimo così, la vedo un po’ come una vittoria di più Europa».
Bonino partecipa all’incontro subito dopo le consultazioni dal presidente incaricato, che ha dato indicazioni molto chiare sull’esecutivo che vorrebbe formare: «Draghi ha evidenziato poche priorità, ma grandi e decisive per il Paese: c’è il sostegno al progetto europeo, rafforzare l’alleanza atlantica e la priorità alla campagna vaccinale, senza la quale non può esserci una ripresa economica. Poi ha citato i cambiamenti di cui l’Italia ha bisogno e che non possono più aspettare: l’attenzione all’ambiente, al lavoro e alla scuola, la sburocratizzazione, la riforma della giustizia civile e del fisco», spiega Emma Bonino.
Un programma che non lascia troppo spazio a interpretazione politica. Non a caso anche un’esponente di Liberi e Uguali – il gruppo di centrosinistra più titubante sull’ex governatore della Banca centrale europea – come Rossella Muroni vede questo governo come «un’opportunità». Principalmente per un motivo: «In questo momento c’è un centrosinistra ripiegato su se stesso che deve ritrovare senso di responsabilità e senso del dovere. E più in generale ci vuole un ritorno della del ruolo della politica capace: Draghi arriva perché la politica ha fallito, il Paese è in una situazione di grande difficoltà e in questo momento i cittadini e le cittadine ci guardano abbastanza sgomenti», spiega Muroni.
Anche Carlo Calenda ha subito appoggiato il programma presentato da Draghi durante le consultazioni. Nell’ex governatore della Bce il leader di Azione vede finalmente il ritorno a un buon governo, «inteso come la capacità di fare e far accadere le cose, che è stato a lungo un problema del Paese».
Calenda, però, individua una potenziale criticità di questo governo, o comunque un elemento che fa da spartiacque, la prospettiva temporale di una maggioranza così ampia come quella che sta per configurarsi in Parlamento: «La possibilità di guidare con efficacia una maggioranza così ampia dipenderà dalla convinzione dei partiti, che avrebbero tutta la convenienza ad avere qualcuno che risolve i problemi. Ma se i partiti vedono questa che si sta per aprire come una fase di decmopressione di un anno allora tutti saranno sulle loro posizioni e sarà un esecutivo difficile; se invece si ragiona con un orizzonte temporale più lungo si potrà trarre un vantaggio da una maggioranza così ampia».
Ma nonostante questo, anche per Calenda si tratta di un dialogo politico a più voci che resta nel perimetro di questo esecutivo: «La svolta europeista di Salvini, da cui ormai ci si deve aspettare di tutto, fa piacere. Ma non va presa troppo sul serio, quindi non può essere la base per un’alleanza in un governo politico».
Dopo aver tracciato il perimetro della nuova maggioranza, il nuovo governo avrà un gran lavoro da fare, in ogni caso. Martelli sottolinea «la necessità di impegnarsi su riforme costituzionali come l’abolizione del semestre bianco e la rielezione del presidente della Repubblica, come chiesto da Mattarella. E poi anche il Parlamento monocamerale e lo scioglimento dell’Associazione nazionale magistrati».
Mentre Emma Bonino è un po’ più scettica sulla possibilità, in questo governo, di andare oltre certi confini, «non perché una riforma dell’Anm non sia necessaria, ma solo perché non credo che possa essere affrontata nei prossimi mesi. Governata questa emergenza si aprirebbero altri spazi. Poi bisogna saper fare le cose: secondo me la questione ambientale può rientrare nel discorso della ripresa economica».
Sulla questione ambientale Rossella Muroni, ex presidente nazionale di Legambiente, ha tracciato una linea: «C’è bisogno di far crescere un ecologismo maturo nella politica italiana, quindi servono due cose: una crescita trasversale dei partiti per sui temi ambientali, perché finora solo Greta Thunberg è riuscita a portare su un quotidiano una prima pagina sul cambiamento climatico; e poi c’è bisogno di una presenza ecologista, in Italia ci sono i Verdi ma devono crescere, allargarsi. L’ecologia non è un tema a sé stante, ma una cultura politica autonoma. Qualcosa che si può prendere anche dai Verdi francesi o tedeschi, che hanno numeri importantissimi».
In chiusura Claudio Martelli sottolinea però che l’Italia non ha bisogno solo di riforme, quindi di un governo che sappia essere davvero esecutivo, ma deve essere anche un Paese con una sua identità, ricordando che in tutto il mondo «quando prevale una logica mercatista, i primi a patirne sono i diritti umani e i diritti dei popoli. La Cina fa convivere il dispotismo politico, la repressione del dissenso interno, la volontà di calpestare i diritti di Hong Kong o Taiwan, e con il primato nel mercato mondiale. Ciò che caratterizza l’Occidente invece è la forza dello Stato di diritto e dello Stato sociale. Mettere insieme queste due cose è quello che forma l’Europa contemporanea».