Il governo della Nuova Zelanda ha stanziato un fondo di 55 milioni di dollari per aiutare le testate giornalistiche in tutto il Paese. L’annuncio è arrivato alla fine della scorsa settimana dal ministro del broadcasting, delle comunicazioni e dei media digitali Kris Faafoi.
«Il Journalism Fund è importante non solo per tenere aggiornati i cittadini su questioni che li riguardano, ma anche per sostenere una democrazia sana, aperta e progressista e per proteggere i posti di lavoro a livello locale, regionale e nazionale», ha detto il ministro.
Il governo di Jacinda Ardern ha fatto sapere attraverso i suoi canali che il nuovo fondo deve essere il più inclusivo possibile e includere fotogiornalismo, data journalism e giornalismo investigativo.
I 55 milioni di dollari saranno spesi nel prossimo triennio: 10 milioni nel 2020/21, 25 milioni di dollari nel 2021/22 e 20 milioni di dollari nel 2022/23. Vi potranno accedere tutti i tipi di testate: dalle grandi organizzazioni fino alle piccole realtà locali e ai media Maori, del Pacifico e di ogni tipo.
L’importante, si legge in una nota del ministero, è che la testata «riesca a soddisfare un bisogno di interesse pubblico con contenuti che non potrebbero essere prodotti senza questo fondo». Per interesse pubblico si intende «quel giornalismo che informa le persone e permette di integrarsi come membro della comunità in cui vive e/o lavora».
Il quotidiano neozelandese NewsRoom sottolinea che «è improbabile che il denaro sia destinato a singoli blogger, newsletter personali, siti che pubblicano solo articoli di commento, sezioni coperte da paywall o a prodotti considerati clickbait su intrattenimento, celebrità, criminalità e materiale ripreso dai social».
Ci sono state anche alcune critiche riguardo il nuovo fondo: il ministro Faafoi, un ex giornalista che ha lavorato per la Bbc, ha dovuto smentire che le accuse sul fatto che il governo stesse cercando di compiacere i media per coprire le difficoltà di tanti settori produttivi.
In realtà Faafoi già nel 2018, subito dopo essere diventato ministro, aveva già dimostrato un certo interesse verso la concessione di finanziamenti pubblici al mondo del giornalismo – al di là delle emittenti pubbliche. «Se mantenessimo i finanziamenti pubblici esclusivamente per le testate dei media pubblici, molti giornali potrebbero non esistere più tra tre o quattro anni e avremo solo una voce per i media», disse a dicembre 2018.
Lo scorso aprile il governo aveva stanziato un primo pacchetto di aiuti per i media da 50 milioni di dollari, diretto soprattutto a radio e tv. Allora il ministro Faafoi disse: «La pandemia e il lockdown hanno dimostrato l’importanza del ruolo svolto dai media nel fornire informazioni aggiornate, indipendenti e affidabili. Vogliamo garantire che questo tipo di copertura sia supportato e sviluppato a tutti i livelli della comunità».
Il nuovo Journalism Fund sarà amministrato dall’agenzia governativa NZ On Air: una società governata da un consiglio indipendente, nominato dal ministero del broadcasting, delle comunicazioni e dei media digitali, incaricata di finanziare i media pubblici neozelandesi. Con il nuovo fondo il budget annuale di NZ on Air supererà i 200 milioni di dollari nel 2022.
Il sito di Radio New Zealand (RNZ) ha scritto: «Per molte testate il nuovo Journalism Fund potrebbe fare la differenza tra la sopravvivenza e la chiusura. Ma questo aumento dei finanziamenti pubblici mostra anche come il gioco sia già cambiato per i fondi pubblici».
La dipendenza dai finanziamenti governativi potrebbe creare conflitti di interesse e aprire il campo a interferenze da parte della politica nel lavoro dei media. Quando nel 1989 è nata NZ on Air, questa non aveva il compito di finanziare direttamente la produzione notizie e di articoli di attualità. «Ma negli ultimi anni molte le emittenti private hanno ridotto lo spazio delle notizie e del giornalismo, così NZ on Air è diventata una fonte fondamentale per finanziare programmi su politica e attualità e varie inchieste», scrive RNZ.
Ad esempio nel 2019 NZ On Air ha stanziato un milione di dollari per il programma Local Democracy Reporting (Ldr) per assumere otto giornalisti – che dovrebbero diventare 14 entro dicembre 2021 – nelle redazioni dei giornali locali: il primo caso in cui gli stipendi dei giornalisti sono stati pagati con fondi pubblici, eccetto i dipendenti delle emittenti statali.
I giornalisti del Local Democracy Reporting sono a tutti gli effetti giornalisti delle redazioni che li ospitano, ma ricevono assistenza, formazione e supporto dall’emittente pubblica RNZ, che ha in carico la gestione del programma, con il supporto della News Publishers’ Association e della stessa NZ On Air.
In Nuova Zelanda la situazione finanziaria dei giornali ha raggiunto condizioni critiche con la pandemia. È per questo che il governo lo scorso aprile aveva stanziato quei 50 milioni di dollari.
Alla fine dello scorso marzo la società New Zealand Media and Entertainment, proprietaria del quotidiano NZ Herald – il più grande della Nuova Zelanda – e di quasi la metà delle stazioni radio private del Paese, ha licenziato 25 dipendenti. Tre settimane dopo ne ha licenziati altri 200, cioè il 15% del totale. E sempre in quei giorni il gruppo tedesco Bauer Media ha chiuso le sue aziende sul territorio neozelandese, facendo sparire diverse testate: Listener, Woman’s Weekly, North & South e Metro.
Adesso il governo rinnova il suo sostegno ai giornali, con l’intenzione di salvarne il più possibile e di garantire ai giornalisti la possibilità di continuare a fare il loro lavoro, per dare ai cittadini una copertura efficace di tutte le notizie del Paese che meritano di essere raccontate.