Dopo Torino, tocca a Milano. Il progetto/evento digitale C0C cambia città, si sposta di regione, ma mantiene la stessa natura: visionaria, innovativa, artistica. Club To Club aveva risposto all’incertezza di novembre, quando la risalita dei contagi continuava a bloccare il Paese, con un evento di quattro giorni di performance artistiche e musicali sperimentali, situate in luoghi significativi della città di Torino.
Il secondo capitolo di un’edizione limbo, sempre in tempi incerti, arriva a Milano il 20 marzo. Si chiama C0C Milano As Part of Stone Island Sound, un evento di poco più di un’ora, dal tema “The Festival As A Performance”. Chi si collegherà (qui il link) potrà assistere agli spettacoli (inediti) di artisti come XIII, cioè il compositore torinese Alessio Capovilla, o di Kode9, alias Steve Goodman, ricercatore e musicista di origine scozzese ma che vive a Londra.
Sono due nomi di rilievo: il primo, noto per il suo sound complesso, costituito da un grado di imperfezione ricercato, ha appena creato “Invrs Solaria”, uscito per la nuova etichetta discografica di C2C Festival e Stone Island. Sono quattro tracce ispirati alla musica rituale siberiana e mongola, con inserzioni del Rinascimento italiano e fiati indiani. Una festa dell’incerto: suoni imperfetti, distorsioni imprecise e atmosfere incongrue.
Steve Goodman è una vecchia conoscenza del C2C Festival, ma anche un’autorità del settore: antico creatore del suono della dubstep, ha trasformato nel 2003 la sua webzine in una etichetta, Hyperdub, che ha influenzato il mondo dei suoni elettronici, precursore di mode e ritmi.
Il ritorno alle soglie della primavera è significativo. Si tratta di rispondere all’ignoto ricominciando a costruire una nuova normalità artistica avant-pop, ripensando – come dice il claim – l’essenza stessa del festival, che propone un nuovo modo di essere vissuto. Per questo, come a Torino, anche qui saranno impiegati spazi inediti della città, dai cantieri della M4 fino alla Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, luoghi che, in futuro, potranno continuare a essere impiegati per spettacoli e performance. «L’evento è un’occasione per riflettere sull’arte, sulla creatività, sul patrimonio condiviso. Non vuole essere una lamento», spiega il direttore artistico di Club To Club Sergio Ricciardone, «ma un punto d’inizio. Trovare luoghi e spazi che, con la normalità, potranno essere usati anche dagli artisti locali».
Il senso va nella costruzione e nel sostegno di una community, «i musicisti, che hanno subito più di tanti altri i danni della pandemia». Per questo il festival è costruito con Stone Island, il marchio di abbigliamento «con cui abbiamo costruito un progetto curatoriale di supporto delle community locali di artisti contemporanei indipendenti», cioè Stone Island Sound, fatto di playlist, release discografiche e sonorizzazioni ambientali. Un lavoro che va nella direzione di una mappa globale del sound più ricercato e avanguardista.