Il nord, e la Lombardia in particolare, in questo anno di pandemia sono stati attraversati da inquietudini profonde. Quella che si riteneva la regione più avanzata d’Italia si è scoperta fragile: nel sistema sanitario, fiore all’occhio delle amministrazioni di centrodestra per il sistema di eccellenza di cure specialistiche remunerative, che senza presidi sanitari territoriali non ha retto all’ondata dei contagi.
Nel sistema istituzionale, incapace di rispondere con rapidità e qualità di azioni amministrative alla pandemia e di attivare meccanismi di collaborazione virtuosi con il livello nazionale. I cittadini si sono ritrovati soli davanti a una crisi sanitaria, economica e sociale. Le imprese si sono dovute confrontare con l’incertezza e la recessione.
Nonostante i cambi in corsa sia tra gli assessori che tra i funzionari, la macchina di governo di Palazzo Lombardia sembra comunque inceppata, come dimostrano i continui ritardi e errori anche nella campagna vaccinale anti-covid.
Di fronte alla reiterata incapacità del governo regionale si aprono spazi di competizione. La Regione Lombardia è oggi una regione contenibile dal punto di vista elettorale, e non sarà una riedizione del passato (con i volti di Moratti e Bertolaso) a coprire il fallimento di una classe dirigente logorata da troppi anni di potere e da troppe commistioni tra interessi e attività di governo.
La solitudine sperimentata dai cittadini davanti alla crisi sanitaria, economica e sociale sta minando quella fiducia finora incrollabile verso la classe dirigente di destra, finora ritenuta magari un po’ pittoresca, ma comunque capace di far funzionare le cose.
Anche le imprese lombarde, ben consapevoli del portato storico delle decisioni europee di investimento contenuto di Next Generation Eu, hanno contestato l’antieuropeismo e hanno fatto arrivare un messaggio chiaro alla Lega sovranista: senza Europa l’Italia non esiste. Messaggio prontamente raccolto da Giancarlo Giorgetti e trasferito nella scelta di sostenere il governo Draghi.
Per questo, l’esperienza del governo Draghi apre uno spazio di collaborazione ma anche di competizione tra la destra e il Partito democratico in Lombardia. Uno spazio di competizione su chi rappresenta i ceti produttivi, su come si riorganizza lo Stato, valorizzando la sussidiarietà, su come si rende la Lombardia una delle regioni motrici dell’economia europea e quindi la forza per il rilancio di produttività e crescita in Italia.
Su questo il Partito democratico ha avanzato da tempo alcune proposte. In Lombardia abbiamo bisogno di una vera rete di sistema di servizi socio sanitari, capace di garantire a tutti l’accesso alle cure.
Abbiamo bisogno di ricostruire una sanità, con regia pubblica, che sia capace di farsi carico della prevenzione e della cura nei luoghi di vita dei cittadini. Abbiamo bisogno di un modello di sviluppo centrato su benessere ambientale e umano, sulla qualità della formazione nei luoghi di lavoro, sulla relazione stretta tra piccola impresa e percorsi di formazione e crescita. Abbiamo bisogno di mettere le donne e gli uomini al centro della rivoluzione digitale e ambientale.
La qualità e la credibilità della classe dirigente, della destra come del centrosinistra, sarà l’altra chiave per condurre la sfida che porterà alle elezioni regionali del 2023. Oggi il centrosinistra governa centinaia di comuni lombardi inclusa la maggioranza dei capoluoghi di provincia lombardi (tra cui Brescia, Bergamo, Varese, Mantova, Cremona, Lecco, Milano).
La auspicata disponibilità di Enrico Letta come segretario del Partito democratico può essere il tassello finale per portare una sfida seria e credibile nel cuore delle aree governate dalla Lega. La battaglia per la Lombardia non è solo la battaglia per la regione più popolosa d’Italia, per la roccaforte della destra che l’incapacità della destra ha reso finalmente espugnabile.
È la battaglia per denunciare a tutta Italia che la destra in questi anni ha usato la parola sicurezza solo per fare propaganda, senza preoccuparsi davvero di proteggere nulla e nessuno. La totale incapacità di Regione Lombardia di garantire la sicurezza dei lombardi è una questione nazionale di una gravità assoluta.
La Lombardia è l’ultima per numero di insegnanti vaccinati. Ci sono ancora migliaia di ultra ottantenni senza un appuntamento per il vaccino, mentre sono stati somministrati quasi un milione di vaccini a persone che non sono né personale sanitario, né anziani, né residenti delle Rsa. Le vaccinazioni per i soggetti super vulnerabili inizieranno solo settimana prossima.
Se ci fossero delle falle comparabili nel sistema sanitario di una qualsiasi delle regioni governate dal centrosinistra, Matteo Salvini sarebbe pronto a sottolinearne errori e mancanze senza sconti. Ecco, ripartire dalle difficoltà quotidiane che la Regione Lombardia addossa ai lombardi, vuole dire inchiodare la Lega alle proprie responsabilità. Con Letta lo si potrà fare, con proposte serie e una voce autorevole, in modo da presentare un modello davvero alternativo a quello della Lega.