Il Partito democratico deve chiarire la sua posizione, la sua identità, la sua visione dell’Italia e del mondo, deve farlo adesso se non vuole fare la fine del vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro. E deve farlo cercando una sua dimensione all’interno del governo Draghi. Lo dice a Linkiesta la deputata del Partito democratico Lia Quartapelle, che definisce la nuova stagione politica come un’opportunità ma anche come una responsabilità: «Dobbiamo chiarire chi vogliamo essere, chi vogliamo rappresentare e che tipo di Italia vogliamo costruire».
L’ultimo sondaggio di Swg indicava una crescita del Movimento cinque stelle “guidato da Conte” – al 22,3% (+6,2 in una settimana) – con il Partito democratico quarta forza politica. Al 14,2% (-4,3): il drenaggio di voti da parte dell’ex premier nell’area dem è evidente, ma non inevitabile. «Nella precedente esperienza di governo – spiega Quartapelle – il Partito democratico aveva barattato il ruolo di stabilizzatore con la visione dell’Italia e del futuro. Non definirei una colpa il fatto di essere stati al governo. Dobbiamo chiederci però se è servito, perché il senso di responsabilità non deve venire a discapito di un’idea di Paese. Questo ora può cambiare: con il nuovo governo e la nuova stagione politica dobbiamo stabilire delle priorità, per noi e per ricostruire l’Italia».
Definire la propria identità in una maggioranza molto eterogenea come quella di oggi potrebbe non essere così semplice – soprattutto alla luce dell’ultima esperienza di governo, con una maggioranza più piccola. Ma dovrebbe essere nelle corde di un partito nato, almeno in teoria, con una vocazione maggioritaria.
«È un dato di fatto che il Partito democratico quando è stato da solo spesso ha perso. Infatti vocazione maggioritaria non vuol dire che si tratta di un partito solipsista. Il Partito democratico ha bisogno di alleati e si troverà meglio con partiti più affini: non da oggi, il Movimento cinque stelle è più vicino a noi della Lega. Solo che le riforme di cui il Paese ha bisogno oggi sono possibili soltanto se qualcuno si intesta un progetto di cambiamento ed è giusto che questo cambiamento lo guidiamo con valori progressisti, europeisti e da partito di centrosinistra», dice Lia Quartapelle.
Ma non è soltanto un discorso di provvedimenti esecutivi, dice la deputata: «In passato, non solo nel governo Conte due, abbiamo pensato che bastasse fare le riforme per portare un cambiamento nel Paese. Questo però ci ha fatto perdere contatto con le persone al di fuori del palazzo. Il cambiamento sta soprattutto nel portare quelle riforme alle persone».
In termini più pratici oggi un Partito democratico veramente progressista deve guardare prima di tutto chi ha subito di più la crisi. A partire dalle donne, «che stanno portando un peso doppio in questa crisi, e non sarà facile far capire che stiamo dalla loro parte dopo la vicenda delle ministre». Poi, ancora, i giovani «che hanno pagato un prezzo più grande della crisi precedente se guardiamo ai livelli di precariato e al sempre più difficile ingresso nel mondo del lavoro». E ovviamente la transizione ecologica e quella digitale: punti centrali del Next Generation Eu, quindi .
Per mettere in campo misure che vadano in questa direzione c’è bisogno l’unica opzione è creare una netta separazione rispetto al governo precedente. Una discontinuità che secondo la deputata Quartapelle è già visibile: «Il governo Draghi sta provando a superare due mesi di assenza dell’esecutivo precedente: un periodo di indecisioni su come gestire le varianti, sul piano vaccinale, sulla scuola, su come aiutare chi veniva più colpito dalle chiusure. Indecisioni che hanno consegnato al nuovo governo un bel po’ di lavoro arretrato».
La discontinuità rispetto al passato si nota anche nei toni e nell’approccio di tutte le forze della maggioranza, dice Quartapelle: «In questi primi giorni con una maggioranza ampia in Parlamento abbiamo trovato convergenze che non sembravano possibili su temi su cui dobbiamo insistere noi. Martedì abbiamo fatto una riunione sui temi della disuguaglianza di genere e c’è stata un’unità quasi sorprendente tra le parti». Resta da capire se le prossime settimane e i prossimi mesi manterranno questo leitmotiv o se il Partito democratico tornerà a fare compromessi illogici con gli alleati di governo. Che a adesso sono ancora di più e non tutti hanno una visione della politica e del Paese tipica del partito progressista.