Cinquecentomila somministrazioni al giorno entro la terza settimana di aprile per arrivare a vaccinare contro il Covid «l’80% della popolazione e ottenere l’immunità di gregge entro fine settembre». Francesco Paolo Figliuolo, commissario all’emergenza Covid, ha presentato il calendario del piano vaccini in audizione al Parlamento. Significa, rispetto ai numeri di oggi, raddoppiare le somministrazioni in pochi giorni. Ma «i vaccini arriveranno nei tempi che la struttura ha dato», assicura Figliuolo.
Il generale è certo che stavolta le case farmaceutiche rispetteranno gli impegni. Lui, dice, è in contatto «ogni giorno» con i vertici delle società a livello europeo. «Lo stesso fa Draghi a livello mondiale con i presidenti corporate». Insomma, le fiale stavolta dovrebbero arrivare davvero: solo ad aprile si prevedono 8 milioni di dosi, di cui 400mila di Johnson & Johnson (dopo l’approvazione dell’Ema prevista per la seconda metà del mese). Il trimestre si dovrebbe chiudere con quasi 14,2 milioni di dosi, sulle 15,6 milioni previste inizialmente. Per J&J si prevede poi l’arrivo di 7,3 milioni di fiale nel secondo trimestre e 15,9 nel terzo.
«Siamo di fronte a un cambio di passo della campagna vaccinale che sta portando i primi risultati», spiega Figliuolo. «Le forniture complessive di vaccini nel solo mese di marzo ammontano a oltre 7,6 milioni di dosi». Dopo l’arrivo di oltre 1 milione di fiale Pfizer lunedì, oggi ne arriveranno 500mila da Moderna e oltre 1,3 milioni di AstraZeneca. E le regioni hanno già «la programmazione delle forniture fino ad aprile», dice il generale. «Moderna e J&J ci hanno dato la quantità, ma non le date esatte. Pfizer invece ci ha dato la programmazione per tutto il mese».
Nel ragionamento del governo, le rassicurazioni sulle forniture puntano anche a giustificare le restrizioni in rosso o arancione per tutto il mese di aprile che l’ala rigorista vorrebbe inserire nel prossimo decreto Covid, mentre i governatori spingono invece per le riaperture. La logica sottostante è quella della Gran Bretagna, che ha decretato il lockdown più duro quando si era certi di avere le scorte per le vaccinazioni.
Ma bisognerà prima di tutto far funzionare la macchina delle Regioni. Lo schema è quello di «un controllo accentrato e una esecuzione decentrata». Delle 11,2 milioni di dosi distribuite, finora ne sono state somministrate poco più di 9,6 milioni. Il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, sentito alla Camera, parla di «valori di somministrazione dell’86%».
Il primo obiettivo per Figliuolo è «incrementare la platea dei vaccinatori e dei punti vaccinali» in maniera «puntiforme». Ma, dopo la polemica con i magistrati, il commissario ribadisce che nessuna categoria potrà passare avanti rispetto alla logica della priorità per età e soggetti fragili. «Se abbiamo un criterio il più oggettivo possibile, rischiamo di fare poco nepotismo», dice. E pure sui «sui caregiver bisogna arrivare a un protocollo per individuare in maniera chiara di queste persone», aggiunge Curcio.
Così come è da escludere che le regioni acquistino da sole i vaccini, come aveva provato a fare la Campania per il russo Sputnik. «Se li compra un’altra regione, ammesso che possa farlo, li deve distribuire in egual misura a tutte le altre», dice il generale. «Nessun cittadino da Pantelleria a Silandro deve avere chance diverse».
Dopo gli accordi con i medici di base, dello sport e i pediatri, saranno disponibili per le somministrazioni anche odontoiatri e farmacisti. In Liguria sono già partiti con le vaccinazioni nelle farmacie «e presto altre regioni faranno lo stesso», assicura Figliuolo. Nel decreto sostegni è previsto poi che anche i medici specializzandi possano prendere parte alle vaccinazioni. Il 28 marzo la struttura commissariale ha pubblicato anche un atto per raccogliere le manifestazioni di interesse degli specializzandi che saranno poi selezionati e impiegati nelle regioni che lo richiederanno. Ma non si esclude anche il coinvolgimento di ostetriche e biologi dei laboratori analisi.
In parallelo, si stanno moltiplicando i punti vaccinali. «Oggi sono oltre 2mila, cresciuti del 30% nel mese di marzo», spiega il commissario, tra strutture sanitarie e caserme. E presto si aggiungeranno anche palestre, fabbriche, siti della grande distribuzione e pure nelle chiese. La Cei siciliana ha già messo a disposizione le strutture a fronte di almeno 50 prenotazioni. E in coda pronti ad aprire ci sono ulteriori «420 siti risultati eleggibili su tutto il territorio nazionale già comunicati alle regioni per essere attivati».
Ogni sito dovrà seguire un «format» con medici, infermieri, operatori sanitari e personale amministrativo. Insomma, «non basta uno spazio». Ma «se vogliamo essere pragmatici dobbiamo esserlo fino in fondo. Si accettano piccoli rischi», è la risposta ai medici che hanno già polemizzato con le somministrazioni nelle farmacie. La logica è assicurare i «requisiti minimi», ma «se cominciamo a dire virgola, punto e punto e virgola, allora facciamo un altro piano», dice Figliuolo.
Intanto la struttura commissariale continua a tenere sopralluoghi nelle regioni. In Molise e Basilicata sono già stati inviati a supporto i team sanitari della Difesa con un medico e due infermieri. Non serve fare classifiche delle regioni virtuose: la logica è che tutte navighino alla stessa velocità. Oggi Figliuolo sarà in Lombardia con Curcio. La Regione ha un problema «collegato all’informatizzazione della struttura alla base delle vaccinazioni», dice il capo della Protezione Civile, che oggi assisterà con il commissario alla presentazione del nuovo sistema di prenotazioni del Pirellone dopo lo smantellamento della società Aria.
Ma nel frattempo si mette mano a cavilli e inceppi burocratici che potrebbero rallentare la macchina della vaccinazione. Figliuolo ha firmato l’ordinanza che permetterà a chi è residente in una città ma vive in un’altra di vaccinarsi nella regione di domicilio. Una disposizione che inevitabilmente dovrà ancora una volta cambiare la distribuzione dei vaccini disponibili tenendo conto non più o non solo della popolazione residente, ma anche di quella domiciliata.
In ogni caso, spiega il generale, per evitare doppie prenotazioni o spostamenti in altre regioni per scegliere dove vaccinarsi, si sta procedendo a un incrocio dei dati delle tessere sanitarie con la piattaforma per le prenotazioni di Poste (che ad oggi copre solo sei regioni). Inoltre è prevista «la costituzione di una riserva vaccinale dell’1,5% delle dosi totali nelle disponibilità del commissario» per intervenire nei casi di emergenze o carenze. E per evitare sprechi di vaccino, l’ordinanza dello scorso 15 marzo prevede che le dosi residue a fine giornata, e non conservabili, vengano distribuite ad altri soggetti, ma sempre seguendo un ordine di priorità.
Su questo, spiega però Curcio, «è necessaria una omogeneizzazione». E cioè servirà «un accordo con le Regioni per indirizzare le dosi che restano non al ventenne, ma alla stessa categoria a cui erano destinate, magari «facendo delle liste molto strutturate e numericamente elevate».
Per snellire le procedure, il famoso modulo del consenso informato di 11 pagine è stato ridotto a due facciate e pubblicato sul sito del governo, di modo che sia consultabile – con le informazioni sui vari vaccini – anche prima della iniezione.
L’ultimo ostacolo da superare resta quello dello scetticismo, nato soprattutto dopo lo stop temporaneo ad AstraZeneca. «Le disdette in alcune regioni sono arrivate al 20%», nei primi giorni ma ora sono «molto diminuite», dice Figliuolo. Ieri intanto si sono vaccinati con AstraZeneca il presidente del Consiglio Mario Draghi e la moglie.