Tutto è iniziato poco più di un mese fa. Il 25 gennaio due giornali tedeschi, lo Handelsblatt e la Bild, sganciano la bomba: secondo report confidenziali, il governo guidato da Angela Merkel ha serissimi dubbi sul vaccino AstraZeneca, soprattutto sulla sua efficacia sugli over-65. Circolano numeri davvero allarmanti: la percentuale di efficacia su questa fascia della popolazione sarebbe addirittura inferiore al 10%, si assesterebbe sull’8%. La reazione dei tedeschi è sdegnata: ma come, ogni giorno ci dicono quanto siano importanti i vaccini per debellare il virus, e poi ce ne vogliono dare uno che non funziona?
In realtà all’origine di tutto sembra esserci un equivoco, come sia AstraZeneca che il Ministero della Salute tedesco hanno cercato di spiegare. Quell’8% non si riferirebbe all’efficacia del vaccino sugli over-65, ma alla percentuale di pazienti su cui il vaccino è stato testato inclusi in specifiche fasce di età: per la precisione, nei test clinici l’8% dei soggetti aveva un’età compresa fra i 56 e i 69 anni, mentre gli over-70 erano poco più del 3%. Il campione non è stato considerato significativo dal Robert-Koch-Institut e dalla commissione responsabile per la campagna vaccinale, e per questo motivo è giunta la raccomandazione di non usare il vaccino AstraZeneca per gli over-65: ma si tratta di una ragione puramente statistica, non di efficacia.
La frittata però è fatta, ormai, e inizia a diffondersi l’idea che il vaccino AstraZeneca sia una mezza patacca. In più dal Nordreno-Vestfalia arrivano notizie sconfortanti: si vocifera di effetti collaterali pesantissimi, tanto che ne viene sospesa la somministrazione. In realtà anche in questo caso si tratta di un equivoco, o quantomeno di una mezza verità: è vero che il vaccino AstraZeneca ha effetti collaterali, ma non è una novità, lo si sapeva da tempo anche perché è una caratteristica comune a tutti i vaccini attualmente disponibili. Anzi, il fatto che questi effetti ci siano è proprio la prova che il farmaco sta funzionando. In realtà la sospensione della somministrazione coinvolge solo alcuni ospedali, e sembra legata più che altro a ragioni organizzative: parte del personale sanitario dopo la vaccinazione è dovuta restare a casa per qualche giorno a causa degli effetti collaterali, e questo ha interrotto la catena di distribuzione. Ma ora la frittata è ben cotta e già servita: per buona parte dell’opinione pubblica il vaccino AstraZeneca è un pacco, piuttosto che quello meglio niente.
Come spiega il direttore del centro vaccinale di Bielefeld, sono sempre più le persone che, giunte in clinica per l’iniezione, chiedono che vaccino riceveranno. «E quando rispondiamo AstraZeneca, se ne vanno». Si parla di circa il 30% dei pazienti. E scene simili si registrano un po’ dappertutto: secondo dati ufficiali, dell’1,4 milioni di dosi consegnate da AstraZeneca, al 26 febbraio ne sono state effettivamente somministrate solo 212.000, perché la gente non va agli appuntamenti. Per farsi iniettare il vaccino Biontech/Pfizer, invece, le persone arrivano in clinica un’ora prima: dei 5,7 milioni di dosi arrivate ne sono state usate già 4,8 milioni.
Arrestare l’ondata di rifiuto che attraversa tutto il Paese sembra impossibile. Nella mente di molti tedeschi quello AstraZeneca è ormai un “vaccino di serie B”; addirittura a Berlino alcune associazioni di poliziotti si sono lamentate ufficialmente dopo aver saputo che le dosi di vaccino riservate per loro erano proprio quelle della casa farmaceutica anglo-svedese.
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