Solberg e i suoi fratelliTutti i politici che hanno violato le loro stesse misure anti-contagio

La premier norvegese ha organizzato una cena in un resort montano con 13 invitati, tre in più dei dieci previsti dai protocolli sanitari. Anche il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha eluso le norme per due volte nel giro di tre mesi. Nicola Sturgeon si è dovuta scusare per aver tolto la mascherina, all’aperto, durante una veglia funebre

LaPresse

La prima ministra norvegese Erna Solberg è stata multata per aver violato le restrizioni anti-contagio del suo stesso governo. Leader del partito conservatore dal 2004, Solberg è al secondo mandato e durante la pandemia ha tenuto una linea dura che è valsa al paese scandinavo uno dei più bassi tassi di mortalità in Europa. Lo scandalo rischia di intaccare la sua popolarità verso le elezioni di settembre, quando sarà rinnovato il Parlamento. 

Più della sanzione da 20 mila corone (circa 2 mila euro), insomma, il passo falso verrà pagato in termini di credibilità politica. In occasione del suo sessantesimo compleanno, Solberg ha organizzato una cena in un resort montano con 13 invitati, contro il massimo di dieci previsti dai protocolli sanitari di Oslo. In casi simili, la polizia si è spesso limitata a richiami verbali, ma davanti alla più alta carica dello Stato gli agenti hanno comminato una multa con un valore simbolico. 

«Va salvaguardata la fiducia della gente nelle regole e nel distanziamento sociale», ha spiegato il capo delle forze dell’ordine Ole Saeverud. La cena con i parenti risale a fine febbraio, è stata scoperta a marzo, con le scuse pubbliche della prima ministra, e ieri è scattata la contravvenzione. La gestione dell’esecutivo Solberg dell’emergenza coronavirus era stata efficace, tra le prime nazioni a entrare in lockdown, il 12 marzo 2020, con appena 400 infetti mentre il resto del mondo sembrava ostinarsi a ignorare la lezione italiana. Da inizio pandemia, in totale, il paese ha contato 102 mila casi e solo 684 morti (su una popolazione di 5,3 milioni). 

Nel 2021, però, il numero di nuovi positivi al giorno è salito sino a segnare i massimi storici, a causa della circolazione della variante inglese del virus. A febbraio, sono entrate in vigore restrizioni più stringenti, soprattutto nella capitale. Il compleanno della leader è stato celebrato in questa fase di chiusure; per questo sarà più difficile farlo dimenticare ai cittadini. Da un anno, Solberg governa in minoranza dopo l’uscita degli alleati del Partito Progressista che ha accentuato il peso del centrodestra nella coalizione. 

In patria, è soprannominata Iron Erna, un calco del più celebre soprannome della lady di ferro Margaret Thatcher. Alle elezioni di quest’anno cerca una riconferma non scontata. Le urne diranno se è finita la luna di miele con i norvegesi, e se a interromperla sarà stata la festicciola in famiglia.

Solberg non è stata l’unica politica di rango a violare le restrizioni durante la pandemia. 

Errare è umano, a perseverare è stato Kyriakos Mitsotakis. Il primo ministro greco ha eluso le norme per due volte nel giro di tre mesi. A febbraio, lo ha incastrato un video dove è ritratto a pranzo con una trentina di ospiti sull’isola di Ikaria, nel mar Egeo. Pochi giorni prima, il suo governo aveva inasprito il coprifuoco e proibito i raduni di ogni genere. A dicembre, in pieno lockdown, l’uomo forte di Nea Dimokratia era stato fotografato senza mascherina assieme ad altre persone, a 45 chilometri da casa sua, durante un’escursione in bici con la moglie sul monte Parnaso. 

La scorsa estate, si è dimesso il commissario al Commercio della commissione europea Phil Hogan. Ha mentito sui suoi spostamenti e sulla partecipazione a una festa con numerosi politici irlandesi. Era agosto. A quella cena, insieme a ottanta altre persone, c’era anche il ministro dell’Agricoltura di Dublino, Dara Calleary, che ha fatto un passo indietro. La vicenda è nota come Golfgate scandal perché la serata era stata organizzata dal golf club del parlamento irlandese, l’Oireachtas

In Nuova Zelanda, a non rispettare le direttive è stato addirittura il ministro della Salute, David Clark. In una prima occasione, la premier laburista Jacinda Ardern l’aveva retrocesso ma graziato, quando un pullman della sua campagna elettorale era stato trovato nei pressi di un itinerario ciclistico. Dieci giorni dopo, Clark ha accompagnato la famiglia in una spiaggia a 20 chilometri dalla loro residenza. Una gita che gli è costata l’incarico. 

Negli Stati Uniti, ogni comizio dell’ex presidente Donald Trump – all’epoca in corsa per la rielezione – è stato una palese convention negazionista. Folle senza mascherina, ammassate senza distanziamento sociale, hanno reso le convention delle bombe epidemiche. Di lì a poco, lo stesso tycoon avrebbe contratto il virus. Nel corso della campagna elettorale, entrambi gli schieramenti hanno rinfacciato a figure apicali, come i governatori repubblicani o dem, di «predicare bene e razzolare male». 

Un caso da manuale di «fuga dal lockdown» ha avuto come protagonista l’ex stratega di Boris Johnson, Dominc Cummings, che la scorsa primavera era evaso guidando per più di 400 chilometri da Londra al Nord dell’Inghilterra. Non era bastato per licenziarlo, ma l’ideologo della Brexit è stato sfrattato da Downing Street qualche mese più tardi, per via dei nuovi equilibri di palazzo. Sempre nel Regno Unito, ai tempi della prima ondata, l’epidemiologo del governo Neil Ferguson ha lasciato la sua carica pubblica per un paio di incontri clandestini con l’amante. 

La prima ministra scozzese Nicola Sturgeon si è dovuta scusare per aver tolto la mascherina, all’aperto, durante una veglia funebre. Nello stesso partito, la deputata Margaret Ferrier è stata sospesa per aver viaggiato in treno mentre era positiva al Covid-19. Fatti di cui risponderà in tribunale. A settembre, il padre del premier inglese, Stanley Johnson, è stato fotografato mentre faceva la spesa a volto scoperto a Londra. Il decano laburista Jeremy Corbyn, a sua volta, è stato criticato per aver infranto la rule of six,quando ha cenato con altre sette persone (contro le sei ammesse).  

In Giappone, ha fatto scandalo un evento organizzato in un ristorante di Tokyo dal segretario del partito liberaldemocratico al potere. I presenti erano otto, incluse alcune celebrità, tra cui il primo ministro Yoshihide Suga, che si è giustificato dicendo di essere passato solo per salutare. In Cina, la dirigenza comunista è stata accusata di sfruttare la sorveglianza sanitaria come scusa per reprimere il dissenso. «La narrativa del governo sulla vittoria della “guerra” al Covid-19 – ha segnalato la ong Human Rights Watch – si basa sul silenziare quanti denunciano i fallimenti nella risposta pandemica e gli abusi commessi sotto il pretesto di fermare la diffusione del virus».