A Dubai, uno dei tre padiglioni tematici del prossimo Expo, rimandato di un anno a causa della crisi pandemica, è stato progettato per essere a zero impatto, tanto dal punto di vista energetico che idrico.
Si chiama Terra e, neanche a dirlo, è dedicato alla sostenibilità. La struttura, progettata dall’architetto Nicholas Grimshaw, aprirà le porte ai visitatori il prossimo ottobre e rimarrà in eredità come laboratorio educativo e scientifico, che ispirerà modelli e scelte sostenibili per le generazioni future.
Visitare questo padiglione significa viaggiare tra gli ecosistemi del mondo: dalle bellezze nascoste del mondo sottomarino, con un focus sull’inquinamento da plastico, il sovrasfruttamento delle risorse che lo stanno compromettendo, a quelle delle foreste, grazie a una passeggiata interattiva tra le radici delle piante (il wood-wide-web), per arrivare al salone dei consumi, dove vengono rivelati le conseguente ambientali delle nostre azioni.
Un’esperienza importante per i visitatori, uno spunto per aumentare la consapevolezza del nostro nocivo sulla biosfera e diventare agenti di un cambiamento positivo.
«Expo 2020 ha tutte le carte in regole per diventare un evento memorabile e a cui ci si aspetta parteciperanno 25 milioni di persone», ha spiegato a Linkiesta Paolo Galli, professore di Ecologia e delegato dell’università Bicocca per l’Expo di Dubai, che lo scorso marzo ha visitato il padiglione Terra, l’unico tenuto aperto in anteprima per un mese.
«Un padiglione, pensato veramente bene, che dispone della migliore tecnologia per garantire una sostenibilità 100%. I visitatori vivranno una esperienza con effetti speciali unici che li spingeranno a riflettere sulla propria impronta sul pianeta: verranno immersi in un percorso in cui ciascuno dovrà rispondere ad alcune domande».
Ogni scelta, in ambito ambientale, implica delle conseguenze che verranno rivelate. Una decisione deve essere presa fin dall’inizio del percorso, quando i visitatori scelgono se accedere al mondo dedicato all’oceano o a quello forestale. «Non esistono risposte giuste o sbagliate: qualsiasi nostra azione ha degli effetti sull’ambiente che ci circonda», spiega Galli. «A volte ci comportiamo come fossimo animali da allevamento anziché prendere coscienza e consapevolezza della nostra facoltà, che è anche un dovere, di scegliere».
La lezione da trarre è presto detta: ogni azione ha un effeto. Proprio per questo ogni scelta deve essere anticipata da una riflessione.
Tra i quesiti cui lo stesso Galli ha dovuto rispondere uno era: se potessi salvare delle specie viventi, la tua scelta ricadrebbe su una grande (che raggruppa animali come balene o gli elefanti) oppure su tante più piccole? «Entrambe le decisioni implicherebbero un grave perdita di biodiversità essenziale», spiega Galli.
Un altro quesito è stato: è preferibile mangiare carne o verdura? «La scelta dovrebbe ricadere sulla seconda opzione ma bisogna considerare anche quante sono le persone da sfamare», spiega Galli. «Le verdure, ad esempio, crescono in un campo coltivato – che non è naturale – a differenza, per esempio, del bosco. Dunque, ad oggi, per produrre molti vegetali bisognerebbe abbattere molti alberi. Maggiore sarà la popolazione da sfamare, maggiore la quantità di copertura verde che andrà persa».
«Un altro punto a favore del padiglione è stata la scelta di strutturarlo con poche infografiche ma l’opportunità di farsi spiegare, da volontari, studenti o volantiari di altri Expo, cosa si sta visitando e perché. Un’esperienza che diventa così adatta sia ai più piccoli che ai più grandi. «Una scelta vincente perché permette di rapportarsi a persone disposte a raccontarti tutto ciò che sta accadendo all’interno della struttura».
Galli è stato guidato da una signora irlandese, già volontaria all’Expo del 2015, che gli ha illustrato la struttura del padiglione, la quantità di energia che è in grado di produrre, la quantità di acqua riciclata e così via.
«Si tratta di una struttura che si potrebbe trasportare in elicottero e trasferire in qualsiasi luogo riuscendo sempre e comunque a sostentarsi da sé, essendo indipendente da cavi elettrici, collegamenti con il sistema fognario o condutture con il sistema idrico», spiega Galli.
Niente scarichi fognari, niente cavi della corrente, nessun collegamento all’acquedotto. Fantascienza? Tutt’altro. Questo esempio internazionale di sostenibilità può contare su energia solare, garantita da 1.055 pannelli fotovoltaici che, disposti su una copertura larga 130 metri e in cima a una serie di alberi energetici, possono generare 4GWh di energia alternativa all’anno, sufficiente a caricare più di 900.000 telefoni cellulari. La condensazione del vapore acqueo presente nell’aria garantisce l’approvvigionamento idrico e le acque reflue vengono riciclate all’interno del Padiglione stesso.
«Non vedo l’ora di potere visitare l’intero Expo – confessa Galli – Sarà un’esperienza incredibile».