Libero mercato e tecnologia. È questa la soluzione al climate change escogitata da alcuni tra i più celebri miliardari americani.
Da Elon Musk a Bill Gates – il suo How to Avoid a Climate Disaster è stato pubblicato lo scorso febbraio – passando per Jeff Bezos, i piani per salvare il pianeta dalla crisi climatica non sembrano mancare. Eppure i tre uomini, che possono contare su un capitale complessivo di 466 miliardi di dollari, sono a capo di aziende tra le più impattanti a livello ambientale. I piani che hanno in mente saranno quelli giusti?
Nel corso di una intervista a Fox News, il co-fondatore di Microsoft ha ricordato che dobbiamo abbattere le emissioni climalteranti, attualmente 51 miliardi di tonnellate, entro i prossimi 30 anni per scongiurare conseguenze catastrofiche. Utile, a suo avviso, tra le idee proposte, sarebbe incentivare un cambiamento a partire dalla dieta, per esempio sostenendo la produzione carne bovina sintetica.
Inoltre, con Breakthrough Energy, fondo di investimenti per startup che guardano all’energia pulita, punta a dar vita a progetti ad alto rischio e a lungo termine volti ad abbattere le emissioni. Tra questi investimenti, un piano per convertire l’acqua di mare in particelle microscopiche da spruzzare nelle nuvole, aumentando il loro candore e così la loro capacità di riflettere maggiore luce solare nello spazio. Riducendo il riscaldamento globale.
Altri investimenti riguardano nuove centrali nucleari e tecnologie verdi, più tradizionali, come il solare e l’eolico. Nel suo nuovo libro, Gates chiede anche cambiamenti fiscali e grandi investimenti da parte dei governi per affrontare quello che lui ha definito il premio verde, la differenza di costo tra un prodotto che emette carbonio e uno a zero emissioni.
Musk, fondatore di Tesla – azienda statunitense specializzata nella produzione di auto elettriche, pannelli fotovoltaici e sistemi di stoccaggio energetico -, ha promesso 100 milioni di dollari per lo sviluppo di nuove tecnologie capaci di catturare la CO2. Tuttavia, secondo gli scienziati sarà improbabile ridurre le emissioni abbastanza rapidamente attraverso macchine in grado di catturare direttamente dall’aria i gas climalteranti per seppellirli, senza uno sforzo di riforestazione di massa.
Perdipiù, secondo uno studio della Royal Society, per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C rispetto all’età preindustriale sarebbe necessario catturare 810 miliardi di tonnellate di CO2, pari a circa 20 anni di emissioni. Ma i sistemi di rimozione del carbonio sono attualmente troppo costosi, e richiedono molta energia per funzionare, implicando a loro volta un aumento delle emissioni.
Lo scorso novembre, il Bezos Earth Fund ha garantito 791 milioni di dollari a una serie di gruppi che hanno avanzato soluzioni per la conservazione del pianeta e il clima. Bezos ha anche assicurato di impegnarsi con Amazon per abbattere le emissioni nette di CO2 entro il 2040 affidandosi alle energie rinnovabili e investendo nell’acquisto di 100mila veicoli elettrici per i servizi di consegna. Un’idea che potrebbe trovare seguito anche in altre aziende e società come IBM. Questa soluzione ha ricevuto però critiche per la mancanza di dettagli.
Yishan Wong, ex amministratore delegato di Reddit – sito internet di social news -, dirige Terraformation, organizzazione che supporta gli sforzi di reforestazione. Alle Hawaai, Wong ha dato via al più grande sistema di desalinizzazione ad energia solare per incrementare la copertura verde. Secondo gli ecologisti, però, la priorità è prevenire il disboscamento che attualmente dilaga in aree chiave per lo stoccaggio di CO2, come la foresta pluviale ammazzonica. Basti pensare che a livello globale ogni anno viene abbattuta un’area verde delle dimensioni del Regno Unito per far posto a terreni agricoli, strade e siti urbani.
Un’altra perplessità avanzata, questa volta dagli scienziati, è che per piantare tanti alberi c’è bisogno di altrettanta terra. Secondo Wong, il problema dell’uso del suolo potrebbe però essere risolto concentrandosi sul rimboschimento di terreni improduttivi attualmente non utilizzati o irrigando aree desertiche e sterili.
«Ciò che entusiasmano queste persone è la tecnologia e l’innovazione», ha dichiarato al Guardian Bill Weihl, direttore esecutivo di Climate Voice che in precedenza ha guidato le divisioni energia pulita e sostenibilità sia in Google che in Facebook. «La mentalità è investire fondi in molti progetti sperando che, almeno alcuni di questi, abbiano davvero successo».
Secondo Weihl, il crescente numero di aziende che fanno promesse di riduzione delle emissioni è compensato dalla mancanza di forza politica. «Stanno lasciando che il settore dei combustili fossili domini il dibattito politico. Il “grande petrolio” sta lottando duramente per indebolire e ritardare la politica, mentre la maggior parte delle altre aziende rimane con le braccia incrociate».
Dopo un anno di uragani e incendi record che hanno flagellato gli Stati Uniti, gli attivisti per il clima hanno guardato con favore alla nuova attenzione della ricca élite statunitense verso le tematiche green.
«È fantastico che abbiano idee nuove, ma penso che prima di tutto dobbiamo garantire che le comunità colpite diventino resilienti», ha sottolineato Adrienne Hollis, attivista per la giustizia ambientale. «Quello che stanno facendo è di grande impatto e sembra nascere da buone intenzioni», ha detto Tom Steyer, ex candidato democratico alla presidenza. «Tuttavia, non avremo successo se guarderemo all’interesse e alla tutela di poche persone».