Rendere operativo il Fondo di solidarietà bilaterale della filiera delle telecomunicazioni, sostenendolo con un supporto economico aggiuntivo a quello di imprese e lavoratori per favorire la prima fase di avvio.
È questo che chiede il settore delle Tlc al governo dopo che, in occasione del rinnovo del contratto nazionale avvenuto il 12 novembre 2020, si è deciso di costituire un fondo di solidarietà bilaterale per incentivare i percorsi di formazione e riqualificazione, sostenere il ricambio generazionale e le nuove assunzioni vitali in un comparto in rapidissima evoluzione.
«Il nostro è sempre stato un settore che ha anticipato la trasformazione», dice Laura Di Raimondo, direttore di Assotelecomunicazioni (Asstel). «In questo momento di accelerazione della digitalizzazione impressa anche dal Covid-19, c’è l’esigenza di governare le tendenze in atto. E il fondo può essere uno strumento centrale per mettere in pratica le politiche attive necessarie».
Lo scorso 14 aprile, Asstel e le organizzazioni sindacali di settore – Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom e Ugl Telecomunicazioni – hanno inviato al ministro del Lavoro Andrea Orlando una richiesta per promuovere l’avvio dell’iter per l’attivazione del fondo. Servirà, infatti, un decreto ministeriale di concerto con il ministero dell’Economia.
Il fondo di solidarietà bilaterale sarà finanziato per due terzi dalle imprese e per un terzo dai lavoratori, ma per accelerare la fase di startup il settore ora auspica anche un supporto pubblico. Attraverso le risorse del Next Generation Eu, che vede proprio negli investimenti nelle nuove competenze uno dei punti cardine, o anche mediante la prossima legge di bilancio.
Le imprese potranno fare ricorso al fondo bilaterale per il sostegno al reddito in caso di attuazione di misure per la riorganizzazione, riduzione della forza lavoro o dell’orario di lavoro, nonché per il finanziamento di formazione professionale e riqualificazione.
Il settore delle telecomunicazioni, che conta 250mila lavoratori (indotto compreso), negli anni è stato tra i pionieri in termini di sperimentazione di formule contrattuali innovative. Le aziende delle Tlc sono state le prime ad aver sperimentato il contratto di espansione, che incentiva la formazione e il ricambio generazionale. Nel settore si faceva un uso diffuso dello smart working ben prima della pandemia. E non a caso lo scorso anno è stato il primo a realizzare le linee guida sul lavoro agile, sulla base delle quali poi sono stati sottoscritti i diversi accordi aziendali.
«Nel 2020, nonostante la situazione di emergenza, nel comparto c’è stato un investimento formativo sul personale con una media di cinque giorni a persona», spiega Di Raimondo. «E in una proiezione che abbiamo fatto, nel 2021 si raggiungerà una media di dieci giorni. Per noi questo è un elemento strategico. Riteniamo centrale il ruolo della formazione e per questo è di fondamentale importanza il costante aggiornamento professionale con l’obiettivo di favorire l’accrescimento delle competenze dei lavoratori e sostenere il processo di riorganizzazione aziendale, di trasformazione ed evoluzione in chiave digitale e tecnologica».
Soprattutto se si tiene conto che, sulla base della mappatura dei 26 profili professionali effettuata in fase di rinnovo contrattuale, molte di queste figure professionali oggi sono introvabili sul mercato e devono essere costruite sia dentro le aziende con le persone che già oggi vi lavorano, sia investendo nel rapporto con le scuole e le università per favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.
«Dobbiamo lavorare sulle competenze necessarie per generare capitale umano innovativo in grado di gestire la trasformazione in atto. Non solo su quelle tecniche, ma anche sulle soft skill». Sono le competenze, spiega il direttore di Asstel, «il migliore investimento per i lavoratori in un mercato del lavoro sempre più dinamico. Per questo la formazione deve essere continua e certificabile».
La grande attenzione all’interno della filiera al tema delle competenze è dimostrata anche dal fatto che molte imprese delle telecomunicazioni in questi mesi hanno già utilizzato il Fondo Nuove Competenze, istituito con il decreto rilancio. Ma quella che Di Raimondo chiama «la cassetta degli attrezzi» dovrà essere il più possibile varia. Da qui la necessità di un fondo di solidarietà bilaterale per gestire efficacemente le sfide che interesseranno la filiera e sostenere un nuovo concetto di sostenibilità occupazionale, attraverso il quale facilitare il ricambio generazionale e l’aggiornamento professionale delle persone.
«Il fondo di solidarietà delle Tlc è il primo nel suo genere che, partendo dalla formazione in chiave sia di reskilling sia di upskilling, punta a sostenere gli investimenti per favorire una nuova organizzazione del lavoro al passo con le sfide e con i tempi, attraverso una maggiore flessibilità sulla politiche del lavoro sia passive sia attive, in una logica “tailor made”, che tenga conto anche delle differenti esigenze che esprimono le imprese della filiera», dice Di Raimondo.
«Il fondo costituisce un progetto essenziale che potrà contribuire al riequilibrio del settore offrendo anche agli interventi contingenti una prospettiva non più emergenziale, ma di risoluzione strutturale dei processi di trasformazione e transizione verso lo sviluppo tecnologico a beneficio di imprese e lavoratori. Per questo riteniamo importante un supporto economico esterno, aggiuntivo al finanziamento da parte di imprese e lavoratori, che ne acceleri la piena operatività soprattutto nella fase di avvio».