Le forze riformiste hanno una grande occasione per fare fronte comune contro i populismi e la congiuntura temporale favorevole è dettata soprattutto dalla convergenza di queste forze all’interno della maggioranza tenuta insieme da Mario Draghi.
È il pensiero di Elio Vito, ex ministro dei Rapporti con il Parlamento, deputato e rappresentante di Forza Italia nel Comitato parlamentare di controllo sui Servizi. Parlando a Linkiesta, Vito si unisce all’appello, sostenuto dal nostro giornale, per la necessità di creare un ampio polo liberaldemocratico.
«Questo treno è già passato una volta durante questa legislatura, ma non se ne fece nulla. Era durante il primo governo di Giuseppe Conte, quello che univa Movimento Cinque stelle e Lega: in quel caso le forze riformiste erano unite dallo stesso lato dello scacchiere politico, tutte all’opposizione», dice Vito individuando quello che evidentemente reputa l’unico pregio di quell’esecutivo. «In quel caso però – aggiunge – il contesto ha creato un po’ di difficoltà: Forza Italia ad esempio era anche propensa ad appoggiare alcuni temi dell’alleata Lega al governo».
Elio Vito spiega la sua idea di adesione all’appello lanciato da Marco Bentivogli, di Base Riformista. «Io rispondo positivamente all’appello di Bentivogli. Ma non sono interessato a un’adesione individuale: ritengo che Forza Italia per origini, tradizione, natura, essendo un movimento liberale, ne debba far parte».
In questo modo Vito sottolinea soprattutto due cose. La prima è che l’appello non preclude e non deve precludere l’accesso a nessuna forza politica che possa definirsi riformista: «L’aspetto migliore di questo appello è la sua apertura: non c’è stata ad esempio la classica opposizione a Berlusconi che c’era in passato. Se da un lato è ovvio che Forza Italia sia diversa da Azione, Italia viva o dallo stesso Partito democratico, è anche vero è che creare unità d’intenti con forze che formalmente sono collocate in campi opposti è già di per sé un passo in avanti. D’altronde cancellando inutili ideologie e lavorando sui valori, in politica si possono trovare facilmente i contenuti».
La seconda riguarda il suo partito, che potrebbe affermarsi più apertamente all’interno di questo gruppo: «Forza Italia – dice il deputato – nasce come movimento riformatore e innovatore, così com’è stato il suo leader fin dall’inizio: appartiene al campo riformista di cui fa parte Benitvogli. Secondo me è un posizionamento cruciale anche per affermare la collocazione del nostro Paese sullo scacchiere internazionale», dice Vito.
A proposito di ribadire il ruolo e la posizione dell’Italia a livello globale: «Negli ultimi anni è sembrato quasi che il nostro Paese potesse mettere in discussione la sua natura europeista e atlantista. E guardo soprattutto a quei rapporti privilegiati con Cina e Russia di Cinquestelle e Lega. Noi siamo dalla parte dello Stato di diritto, del rispetto dei diritti delle opposizioni e in generale della democrazia».
I valori che devono unire le forze riformiste sono stati espressi più volte da Linkiesta: il fronte liberaldemocratico deve riconoscersi nei principi dell’europeismo, dell’atlantismo, dell’ambientalismo, anche il rinnovamento della partecipazione dal basso. «Questi valori – dice Vito – sono quelli su cui si è sviluppata Forza Italia. Se pensiamo alla partecipazione dal basso dobbiamo ricordare che il partito nacque con il consenso dei club, che è un modo per aggregare la società civile. Così come può definirsi un partito su posizioni ambientaliste». E ovviamente è sempre stato un partito europeista, ci mancherebbe.
Ma non solo: «Un’altro aspetto del riformismo – aggiunge Vito – è battersi per il riconoscimento dei diritti e delle libertà civili, su questo si sono caratterizzati i radicali in passato, e anche Forza Italia alle sue origini. Ecco ora mi parrebbe sbagliato stare sul Ddl Zan dalla parte di chi si oppone. Io alla Camera ho votato a favore come altri in FI, mi auguro che al Senato lo facciano in tanti. Anche su questo FI deve ritrovare la sua vera identità».
Il deputato di Forza Italia però non guarda oltre l’attuale governo Draghi, tanto meno oltre questa legislatura: è troppo difficile capire le prossime evoluzioni del quadro politico. Il primo obiettivo del polo riformista, secondo Vito, deve essere quello di riunire le forze liberaldemocratiche e dare un’impronta riformista al governo, ora che ce n’è la possibilità. Per mettersi alle spalle una fase in cui i riformisti sono stati alleati con le forze populiste, tanto a destra quanto a sinistra.
Resta da capire quel che accadrà dopo, e cosa ne sarà dell’alleanza tripartita del centrodestra con la Lega populista e Fratelli d’Italia, che oggi rappresenta l’unica voce dell’opposizione.
«Credo che dopo questo governo – conclude il deputato di Forza Italia – ci saranno dei cambiamenti evidenti del quadro politico: mi sembra un po’ difficile che si ricompongano le stesse identiche coalizioni di prima. Poi bisognerà capire come si collocheranno due partiti importanti: può darsi che la Lega voglia una svolta europeista, o che i Cinquestelle abbiano un nuovo volto. Ma è una fase non solo italiana: nessuno saprebbe dire con chi si alleeranno i Verdi in Germania, per esempio. Allora questa incertezza non ci permette di lavorare concretamente per qualcosa che verrà dopo».