Ancora una volta Angela Merkel antepone gli interessi economici e geopolitici della Germania a quelli non solo della Unione europea, ma anche dell’Occidente. Bloccare i lavori dell’ultimo tratto del gasdotto Nord Stream 2 sarebbe una formidabile arma di pressione sul Cremlino e su Vladimir Putin, sia a fronte della escalation militare russa nei confronti dell’Ucraina, sia per imporre la liberazione di Aleksey Navalny.
La Germania, e solo la Germania, può decidere questo blocco che è chiesto formalmente non solo dall’amministrazione Biden – tramite il Segretario di Stato Tony Blinken – ma anche e soprattutto dall’Unione europea, come ha dichiarato tre giorni fa l’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e attuale presidente del Partito popolare europeo: «Il gasdotto Nord Stream 2 è un errore e va contro il nostro interesse strategico, la nostra sicurezza e le nostre regole, va fermato».
Tusk è polacco e questo conta, perché questo nuovo gasdotto, che passa per 1.200 chilometri dalla Russia alla Germania sotto le acque del Baltico, ha proprio la funzione voluta e punitiva di sottrarre alle repubbliche baltiche, alla Ucraina e alla Polonia sia le enormi potenzialità di sviluppo economico derivate dalla disponibilità dei 55 miliardi di metri cubi l’anno di metano estratto in Russia, sia il controllo politico su questa strategica giugulare energetica.
Insomma, è un progetto che volutamente esalta, a scapito dei Paesi dell’est Europa, gli interessi esclusivi della Germania e il suo legame privilegiato con la Russia. Legame scabroso. Non a caso, e con molto scandalo, Gerard Schröder – che siglò nel 2005 come cancelliere l’accordo con la Russia per la sua costruzione – finito il cancellierato, è diventato presidente del consiglio di amministrazione di Rosneft e Nord Stream 2 e del comitato di azionisti di Nord Stream AG.
Uno stridente e scandaloso conflitto di interessi di cui nessuno però in Germania chiede conto.
Resta il dato di fondo: oggi, Angela Merkel, al crepuscolo della sua leadership, in una fase mai così incerta del suo cancellierato, con la sua Cdu ai minimi storici (al 25-28%) nei sondaggi elettorali (in Germania si vota il 26 settembre) avrebbe il potere di danneggiare enormemente il regime di Vladimir Putin e ridurlo a miti consigli sia sull’Ucraina che sul caso Navalny, semplicemente bloccando i lavori dal lato tedesco per gli ultimi 125 chilometri ancora incompiuti del gasdotto.
Ma mostra di non avere nessuna intenzione di farlo, nonostante le enormi pressioni degli Stati Uniti, di Emmanuel Macron e dei Paesi dell’est Europa. La ragione è semplice: per la Kanzlerin gli interessi egoistici della Germania vengono prima di tutto. Prima dell’Europa, prima della alleanza con gli Stati Uniti. Come sempre Deutschland über alles.