La strada per riaprireLa piazza è strumentalizzata ma la rabbia è vera, ora serve accelerare le vaccinazioni

Nelle prossime 48 ore la protesta e la politica si guarderanno negli occhi. E per disinnescare derive lepeniste e possibili incidenti, il governo deve indicare quanto prima date certe

Mauro Scrobogna/LaPresse
La protesta e la politica si guarderanno occhi negli occhi nell’arco di una 48 ore pericolosa più di quella di Le Mans: arrivano a Montecitorio stamane migliaia di persone, ristoratori, albergatori, negozianti, scaricati da cento e più pullman. E chissà se c’è qualche finanziatore generoso dietro: è la carica di “Io apro”, ribollente magma sociale non si sa fino a che punto genuino e quanto invece alimentato dall’esterno per fini politici – e questa è una domanda legittima, visto che martedì scorso, sempre a pochi metri della Camera dei deputati, una manifestazione piuttosto piccola ma combattiva ha messo in evidenza la presenza di CasaPound e qualche bandiera di Fratelli d’Italia. D’altronde, ne abbiamo viste di cose analoghe nei decenni.
È la strumentalizzazione del disagio e della disperazione da parte di ambienti e politici di vario tipo, quasi sempre di destra – una roba che solitamente funziona quando la rabbia è reale, come in questo caso, frutto di un anno di gestione demenziale del governo Conte, una rabbia accumulata per mancati ristori in molti casi mai arrivati ma soprattutto a causa di aperture annunciate e poi smentite, malgrado gli adeguamenti e le messe in sicurezza costate soldi a molte categorie che già non lavoravano da mesi. Una rabbia dietro cui si possono nascondere furbetti ed evasori, ma questo cambia poco la sostanza del problema.
Gli stop and go non hanno certo giovato. A un certo punto si può perdere la calma, la pazienza di aspettare ristori che nemmeno lontanamente si avvicinano al fabbisogno reale di questo pezzo dell’Italia che lavora e produce.
Insomma, non è pensabile che uno Stato possa farsi carico interamente delle perdite economiche di interi settori ma certo ha il dovere di dare certezze di riapertura li dove si può, tutelando allo stesso tempo chi non può ancora riaprire per colpa non solo del virus ma di chi sta gestendo i vaccini da dilettanti, come alcune Regioni.
Ma intanto c’è il rischio di un attacco all’ordine pubblico. La Questura di Roma ha negato Montecitorio – nel senso dello spazio al di là dell’obelisco, per chi è pratico di Roma – perché già prenotato da un’associazione romana sempre di ristoratori, così che quelli di “Io apro” si accoderanno a loro (e noi non abbiamo capito perché non gli sia stato concesso un altro spazio, fornendogli così la scusa per andare davanti a Montecitorio). Si parla di migliaia di persone. L’incidente è dietro l’angolo, le condizioni purtroppo ci sono tutte.
Ed è sicuro che Giorgia Meloni soffierà sul fuoco di questa protesta ergendosi a paladina del malessere sociale, un classico riflesso “lepenista” ma che viene da ben più lontano, essendo una costante nella storia della destra italiana fin dalla fine della Grande guerra, con “Giorgia” che avendo scelto la comodissima e sguarnita postazione dell’opposizione può dunque legittimamente impancarsi a punto di riferimento di tutto coloro che contestano il governo, una scelta cinica e “sudamericana” ma pagante soprattutto a scapito dell’alleato-avversario Matteo Salvini, stritolato fra la piazza filo-meloniana e un governo (di cui fa parte) che sin qui ha scelto la strada della fermezza verso ogni tentazione “aperturista”, la cosiddetta linea dura di Mario Draghi condivisa da Roberto Speranza e dal Partito democratico. È dunque Salvini che deve scegliere da che parte stare.
La linea del governo potrebbe però ammorbidirsi molto prima del previsto, e non in contraddizione con il Draghi-pensiero: più vaccinate e prima si riapre. Questo è il punto, non certo abbassare la guardia in conseguenza delle agitazioni di piazza, tanto più se espresse in modo violento. E, tuttavia, da vari spifferi che vengono dal Palazzo, sembra che mercoledì ci possa essere un Consiglio dei ministri o quantomeno un vertice politico per decidere una prima programmazione delle riaperture, iniziando da palestre e ristoranti all’aperto (c’è chi sussurra la data del 20 aprile), ma naturalmente tutto questo dipende dall’andamento del contagio.
Una certa velocizzazione delle vaccinazioni per gli over 70 effettivamente c’è stata, grazie alla “messa in riga” disposta da generale Figliuolo. Eppure, è ancora troppo presto per capire se il contagio stia diminuendo in una misura tale da consentire seppur parziali riaperture, e dunque si attendono gli ultimi dati per verificare se è possibile almeno dare qualche primo segnale.

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