Scrittrice di romanzi e columnist del Corriere della Sera, Teresa Ciabatti è tra i favoriti del Premio Strega 2021 con il suo ultimo libro ”Sembrava bellezza”, edito da Mondadori. Con ”La più amata”, sempre Mondadori, è arrivata seconda nel 2017. Qui risponde al questionario de Linkiesta sui suoi consumi culturali e segnala quali altri romanzi italiani, secondo lei, avrebbero meritato di arrivare tra i finalisti dello Strega di quest’anno.
A che cosa sta lavorando in questo ulteriore momento di lockdown?
Ian McEwan dice che tra un romanzo e un altro deve esserci un pezzo di vita. Il mio pezzo di vita sono le persone che intervisto, meglio se sconosciuti.
Appena sveglia dove cerca le notizie del giorno?
Sul Corriere.
Legge i giornali a colazione col caffè, con una spremuta o con che cos’altro?
Caffè.
Sotto la doccia cosa canticchia?
Niente.
In che ordine legge i giornali?
Corriere, Linkiesta, Dagospia, Repubblica.
Che musica sta ascoltando ultimamente?
Madame.
Come la ascolta: in streaming, vinile, alla radio?
Su YouTube, riguardando anche i video.
I cinque magazine che non mancano sul divano nel weekend?
7 e Grazia.
L’ultimo libro che le è piaciuto?
“Quel luogo a me proibito” di Elisa Ruotolo (Feltrinelli), “Tre madri” di Francesca Serafini (La nave di Teseo), “Il primo che passa” di Gianluca Nativo (Mondadori).
Il suo “Sembrava bellezza” è nella dozzina dello Strega, tra gli esclusi quale altro romanzo meritava di starci?
Per l’esattezza quattro. Quattro romanzi importanti. Due per tutti: “Il più grande criminale di Roma è stato amico mio” di Aurelio Picca, “Questo giorno che incombe” di Antonella Lattanzi.
Guarda i telegiornali?
Più volte al giorno, ossessivamente.
Che serie tv sta guardando?
Sono in ritardo sulle novità. Ho appena finito di guardare “The Crown”, tutte le stagioni.
Social di riferimento?
Instagram.
Che podcast ascolta?
“Altre/Storie” di Mario Calabresi.
Si addormenta con un libro, con un magazine, con una serie tv o con un talk show?
Con Real Time, qualsiasi programma.
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Qui le puntate precedenti di La dieta culturale