Trasformare lo spreco in risorsa per chi ne ha bisogno e per l’ambiente tramite un modello di food sharing for charity.
È il fine di un progetto solidale nato da una telefonata tra amici, durante il primo lockdown, quando l’attore e presidente del Comitato Lab00 Onlus Davide Devenuto e Francesco Lasaponara, consulente di startup a vocazione sociale, iniziano a ragionare su come garantire una sostenibilità di medio-lungo termine. «Nel riflettere su questo non potevamo prescindere dal considerare il digitale come fattore abilitante nella nostra proposizione», spiega a Linkiesta Devenuto.
Promossa dalla Lab00 e sostenuta da partner come Terre des Hommes – organizzazione nata nel 1960 per proteggere i bambini dalla violenza, dall’abuso e dallo sfruttamento e assicurare loro scuola, educazione informale, cure mediche e cibo -, SpesaSospesa è un progetto nato come risposta all’aumento delle fragilità economiche del Paese per innescare un flusso di economia circolare e aiutare così chi riceve ma anche chi dona. Poggia sulla piattoforma tecnologica umbra Regusto, primo marketplace della sostenibilità, che mira a trasformare lo spreco e le eccedenze in aiuti, calcolando indici di impatto ambientale positivi riguardo l’abbattimento dell’emissione di CO2 e incentivando il risparmio di acqua.
Sviluppata durante una serie di videoconferenze su Zoom, SpesaSospesa ha coinvolto in breve tempo numerosi partner, ricevendo adesioni da parte delle pubbliche amministrazioni. Ad oggi sono undici i Comuni aderenti all’iniziativa: Molfetta, Perugia, Milano, Napoli, Alessandria, Catanzaro, Afragola, Città di Castello, Magione, Granarolo, Unione Montana Parma Est. E molti altri si stanno unendo alla rete di solidarietà circolare.
Tra gli enti non-profit partner figurano il Banco Alimentare della Lombardia, Terre des Homme, Caritas, Emergency, Croce Rossa Italiana.
«Il ruolo di Lab00 all’interno del processo innescato da SpesaSospesa – spiega Devenuto – è occuparsi della raccolta dei fondi che vengono trasferiti alle associazioni presenti nei Comuni con cui abbiamo preventivamente stretto accordi di patrocinio. Sono infatti direttamente le associazioni e gli enti beneficiari che si occupano della distribuzione dei beni, individuando i soggetti e le famiglie più bisognose. L’aspetto importante è che SpesaSospesa non è un crowdfunding solo finanziario: ci rivolgiamo infatti anche alle aziende che possano metterci a disposizione beni, risorse, competenze da valorizzare».
Per dar vita a questo progetto, Regusto, start-up inclusa da Fondazione Barilla tra i casi virtuosi italiani nella prevenzione dello spreco alimentare, ha messo a disposizione la propria piattaforma per la gestione e la tracciabilità dei beni di prima necessità.
«Regusto è il cuore tecnologico di SpesaSospesa che, – spiega Marco Raspati, Ceo di Regusto – attraverso questa piattaforma, connette le aziende agroalimentari (e non) con le charity a livello nazionale, tracciando e digitalizzando i flussi economici e di prodotto».
In questo modo le aziende possono donare o vendere alle charity stock di prodotti a rischio invenduto/spreco. Regusto consente inoltre di certificare e rendere trasparente ogni transazione, monitorando contemporaneamente gli impatti generati a livello sociale (il numero di pasti equivalenti) e ambientale (il risparmio di CO2) grazie alle donazioni e al recupero dei prodotti.
«Regusto – continua Raspati – abbina all’innovazione del modello di food sharing for charity proposto, l’innovazione data dalla tecnologia blockchain e dagli algoritmi utilizzati per il calcolo degli indicatori di sostenibilità. Attraverso questo modello anche i Comuni possono digitalizzare le reti virtuose territoriali e monitorare gli impatti ambientali e sociali generati sul proprio territorio».
Molte sono le aziende che stanno supportando il progetto attraverso le donazioni dei propri prodotti. Da Barilla a Lavazza , dalla Centrale del Latte Alessandria a Parmalat. Ma anche Amadori, Esselunga, Fiorucci (Salumi) hanno contribuito alla realizzazione della mission di SpesaSospesa che si fonda su tre pilastri: lotta allo spreco alimentare, circolarità e sostenibilità.
Oggi le aziende che riducono lo spreco convertendolo in risorsa per chi è economicamente fragile, possono – grazie alla legge Gadda, la norma del 2016 che regolamenta la donazione di prodotti/eccedenze per la riduzione dello spreco – avere dei benefici fiscali. In più, nell’ottica della responsabilità sociale d’impresa, le aziende che entrano in piattaforma avviano un processo di sostenibilità aiutando non solo chi ha bisogno ma anche l’ambiente.
«Regusto – sottolinea Raspati – continua ad implementare la propria piattaforma con funzionalità e innovazioni sempre più aggiornate. A breve verranno rilasciati in piattaforma nuovi indici di impatto ambientale, primo fra tutti quello relativo all’acqua risparmiata. Oltre alla gestione del prodotto alimentare sono state introdotte nuove categorie legate alla gestione dei prodotti non alimentari a cui seguirà quella dei farmaci. Saranno inoltre digitalizzati in piattaforma tutti i documenti connessi alla donazione per poter accedere agli sgravi fiscali concessi dalla Legge Gadda».
Suonano importanti i risultati raggiunti ad oggi grazie a SpesaSospesa e a Regusto. Oltre 280.000 kg di beni transati all’interno della piattaforma Regusto, di cui l’88% alimentari e 12% beni non alimentari. Tra questi il 40% sono stati donati e il 60% venduti. Oltre 500.000 i pasti equivalenti distribuiti – indice di impatto sociale – e oltre 85.000 i kg di CO2 risparmiata – indice di impatto ambientale.
Lo scorso febbraio, la sinergia che la onlus Terre des Hommes, Comitato Lab00 Onlus e Regusto hanno messo in campo attraverso il progetto SpesaSospesa ha vinto il bando “Brave actions for a better World 2020” della OTB Foundation – organizzazione non profit del gruppo OTB (Diesel, Maison Margiela, Viktor&Rolf, Marni, Amiri, Staff International, Brave Kid) – un bando volto a sostenere i progetti delle organizzazioni no profit che si sono mobilitate durante l’emergenza Covid-19 e che hanno dimostrato di essere coraggiose nel rispondere ai bisogni sanitari, sociali e ambientali causati o accentuati dall’emergenza della pandemia.
«Oggi la sostenibilità e la responsabilità sociale d’impresa (CSR) sono un’esigenza e una priorità per molte aziende – conclude Raspati – Poter fornire strumenti innovativi, semplici e concreti per monitorare e certificare l’attività virtuosa di un’impresa, di un ente non-profit o di una pubblica amministrazione, è essenziale anche per comunicare in maniera efficace il proprio impegno e i risultati ottenuti».