Timida hybrisIl cortocircuito della Germania tra megalomania e prudenze sulla parola “nazione”

Nella crisi pandemica (come già nella gestione dei rifugiati e nella lotta alla criminalità organizzata) riemerge il complesso rapporto di molti politici tedeschi con il proprio Paese: non osano sottolinearne esplicitamente gli interessi ma in fondo pensano che sia un modello molto influente per tutto il mondo

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All’inizio della crisi da coronavirus sembrava che la Germania se la stesse cavando meglio del Regno Unito, degli Stati Uniti e di molti altri Paesi. Negli ultimi mesi è accaduto però l’esatto contrario: gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno due delle campagne di vaccinazione di maggior successo al mondo, mentre la Germania è rimasta molto indietro. La ragione più profonda dei fallimenti della Germania riguarda il suo rapporto disfunzionale con tutto ciò che è “nazionale”.

Anche la parola “nazione” è disapprovata da molti membri della classe politica tedesca, dagli intellettuali e dai media. Chiunque insista che il governo dovrebbe mettere al primo posto gli interessi della “nazione” – per esempio nell’approvvigionamento di vaccini – viene immediatamente bollato come “nazionalista”. Il governo di Angela Merkel è stato molto chiaro nel delegare l’approvvigionamento dei vaccini all’Ue, a causa della paura quasi paranoica di essere etichettata come una “nazionalista dei vaccini”. I governi del Regno Unito e degli Stati Uniti non hanno avuto questa paura. Così, anche se uno dei primi vaccini è stato sviluppato dalla società tedesca BioNTech (e finanziato con centinaia di milioni di euro dei contribuenti tedeschi), ora ci sono meno vaccini disponibili in Germania che in molti altri Paesi.

I problemi che la Germania ha affrontato durante la crisi dei rifugiati del 2015/2016 hanno avuto la stessa causa. Anche in questo caso, le azioni (o le mancate azioni) del governo Merkel erano fortemente determinate dal suo rapporto conflittuale con la “nazione”. Anche la lotta contro il crimine organizzato è spesso fallita a causa della paura paranoica per la quale chiunque prenda una linea “dura” possa essere bollato come “xenofobo” (e quindi “nazionalista”). Come risultato, i crimini commessi dai grandi clan arabi, che hanno il monopolio del crimine organizzato in molte città tedesche, sono stati ampiamente taciuti per molti anni. Questa tendenza è cambiata solo di recente, ma sono stati persi decenni nella lotta contro il crimine organizzato e questo è il motivo per cui la Germania sta affrontando ancora oggi tale problema.

Allo stesso tempo, questo complesso tedesco verso la “nazione” è bilanciato da una megalomania anch’essa tipicamente tedesca, una hybris quasi grandiosa. Questo tratto è evidente nella lotta contro il cambiamento climatico. Anche se la Germania è responsabile solo del due per cento delle emissioni globali di CO2, si pensa che ciò che la Germania fa determinerà il destino dell’intero pianeta. Molti politici tedeschi dichiarano esplicitamente che la Germania dovrebbe essere il modello per tutti gli altri Paesi del mondo.

Tutto questo assomiglia a un vecchio slogan “Am deutschen Wesen mag die Welt genesen” (“Dai valori tedeschi sarà guarito il mondo”), che fu originariamente coniato in una poesia, ”Deutschlands Beruf,“ da Emanuel Geibel nel 1861. Questo slogan fu poi impiegato dai leader politici tedeschi, incluso il Kaiser Guglielmo II. La pretesa tedesca di essere un modello per il mondo intero nella politica energetica è tanto più ridicola perché, giudicata da una prospettiva esterna, la Germania ha adottato la «politica energetica più stupida del mondo», come ha scritto il Wall Street Journal.

La Germania è orgogliosa del suo programma di smantellamento delle centrali nucleari e a carbone, anche se l’energia nucleare è una delle fonti energetiche più rispettose del clima e molti scienziati rinomati sono convinti che il cambiamento climatico non può essere risolto facendo a meno delle centrali nucleari. Come risultato di politiche energetiche irrazionali, i prezzi dell’elettricità in Germania sono ora i più alti del mondo. In Germania, per esempio, un kilowattora costa 31 centesimi, mentre nella vicina Polonia il prezzo è di soli 13 centesimi.

La crisi dei rifugiati ha anch’essa confermato l’impostazione missionaria della Germania: “Dai valori tedeschi il mondo sarà guarito”. Angela Merkel credeva sinceramente di poter convincere tutta l’Europa ad aprire le sue frontiere. Questo, naturalmente, non è avvenuto. Come le tessere del domino, un Paese dopo l’altro, sono state chiuse le frontiere agli immigrati illegali e la Germania è rimasta completamente isolata con la sua politica dei rifugiati.

La stessa aspettativa ingenua secondo cui altri Paesi avrebbero seguito la Germania si è palesata durante la crisi da coronavirus. La Germania e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sono rimaste profondamente deluse nel rendersi conto che i governi del Regno Unito e degli Stati Uniti hanno messo al primo posto gli interessi dei propri Paesi – dal punto di vista tedesco una pericolosa manifestazione di “nazionalismo” sfrenato. Nella vita, tuttavia, la delusione è spesso preceduta dall’auto-inganno. E in questo caso, è stato incautamente ingenuo presumere che anche i governi degli altri Paesi avrebbero messo la protezione dei propri cittadini in fondo all’agenda politica.