Molti lo considerano noioso. Pedalare, pedalare e poco più, spesso in solitudine, facendo tanta fatica, troppa. Una fatica infinita, quasi dolorosa.
Una lunga maratona sui pedali, la fatica di resistere alla fatica.
Certo, pedalando piano si può vivere la natura e godere il paesaggio, a patto di pedalare in luoghi molto belli, che certo non mancano in Italia.
Sarà per questa idea di fatica che ritorna che molti cuochi famosi sono amanti della bici: Crippa, Mammoliti e Oldani, per citarne alcuni, sono appassionatissimi.
Il ciclista professionista, ma anche l’amatore molto preso dall’impegno, magari quello di gareggiare in una solo apparente gara amatoriale di fondo devono nutrirsi in maniera accorta e adeguata allo sforzo.
Alcune ore prima della gara mangiano un pasto “quasi” normale, se non consideriamo l’orario, magari le 9 del mattino. Pasta o riso abbondante, carne bianca, frutta, pane, dolce. Cibi semplici e cotture delicate. Non si possono mangiare cibi difficilmente digeribili come fritti e stufati, ovviamente.
È vietatissimo bere alcol. Anche se il vino è parte del Giro: per esempio nella tappa toscana, il Brunello di Montalcino tutelato dall’omonimo Consorzio è partner della tappa e il giro è salutato dal Castello illuminato di rosa. Per il presidente del Consorzio , Fabrizio Bindocci vino e ciclismo hanno un’affinità: «Il vino e il ciclismo sono il risultato delle imprese degli uomini. In entrambi i casi essi rappresentano un concentrato di pazienza, talento e fatica. In attesa del traguardo, che nel nostro caso si riflette nei calici di Brunello di Montalcino e delle altre nostre denominazioni in tutto il mondo. E nei cicloturisti che ogni anno visitano i nostri territori».
Ma torniamo al cibo: prima della gara e nella prima fase di essa serve molto cibo energetico a medio tempo di assorbimento come panini con formaggio, prosciutto cotto o marmellata. Banane. Insomma, carboidrati. Verso il termine della gara serve cibo speciale per atleti, come barrette o gel ricchissimi di zuccheri di immediata assimilazione, necessari per produrre lo sforzo finale.
I tempi di questa alimentazione sono importanti e non bisogna sbagliarli, altrimenti si corre il rischio di non avere a disposizione l’energia necessaria al momento opportuno.
La “crisi di fame”, che può capitare, arriva improvvisamente e spegne completamente la lampadina, azzera le forze. Il serbatoio è vuoto, la benzina è finita. Non si avanza più nemmeno di pochi metri, letteralmente.
Bisogna bere molto, per evitare la disidratazione, scegliendo bevande con zucchero e sali minerali, in gara un atleta arriva a bere alcuni litri di bevande.
E dopo la gara? Al termine della prestazione i professionisti mangiano, quasi subito una buona dose di carboidrati a lenta assimilazione come ad esempio un piatto di riso, verdure e carni come ad esempio una insalata di riso o di pasta, nel caso in cui il giorno seguente debbano gareggiare ancora, come accade in questi giorni al giro d’Italia.
Bisogna reintegrare immediatamente e rapidamente.
Durante una tappa impegnativa si possono consumare facilmente 6000 calorie . Bisogna recuperarle in fretta, soprattutto perché un ciclista professionista non dispone di materiale di riserva: la massa grassa è bandita, perché il rapporto peso/potenza è fondamentale ai fini della prestazione, come accade peraltro per numerosi altri sport.