Durante il Google I/O 2021 l’azienda di Mountain View ha annunciato ufficialmente l’arrivo sul mercato di Android 12. La nuova versione del sistema operativo porta con sé diverse novità, soprattutto in termini di privacy.
Tra le nuove funzioni infatti c’è la nuova Privacy Dashboard: un piccolo pannello con indicatori di sicurezza simili a quelli di iOS che dall’angolo in alto a destra dello schermo permettono all’utente di tenere sotto controllo quali app hanno accesso a fotocamera, microfono e altre funzioni.
Al di là del funzionamento di Android 12 e della differenza rispetto ai sistemi operativi precedenti, gli aggiornamenti in fatto di privacy rappresentano un passo avanti importante da parte di una delle aziende più grandi del settore. E se Google mette in campo nuove funzioni che danno agli utenti più controllo dei propri dati è un segnale che – seppur lentamente – la tendenza di big tech sia quella di garantire maggior sicurezza nell’uso dei servizi digitali rispetto a un passato fatto di libertà pressoché incondizionata. Molto semplicemente, le grandi aziende tecnologiche si stanno adeguando alle richieste e alla maggior consapevolezza degli utenti.
Era stata Apple a tracciare la strada. La Privacy Dashboard di Google è paragonabile all’App Tracking Transparency con cui l’azienda di Cupertino ha permesso agli utenti di non dare alle app il consenso nel tracciamento dei propri dati per la profilazione a scopi pubblicitari. Una svolta che non era piaciuta a parte della concorrenza – leggi Facebook – ma comunque necessaria.
Durante Google I/O 2021 i vertici di BigG hanno annunciato anche altre novità sul fronte privacy. Come la cancellazione rapida degli ultimi 15 minuti della cronologia delle ricerche dal menu del proprio account Google. Oppure l’aggiornamento del gestore password integrato in Chrome e Android, che ora consente di impostare una password casuale per la maggior parte dei siti web. E poi ancora, il Private Compute Core, cioè uno spazio all’interno del sistema Android destinato a contenere i dati per l’apprendimento automatico, e la funzione Locker Folder, per nascondere immagini private in un’area protetta da password, pin o biometria.
Google ha lanciato anche il nuovo algoritmo di ricerca, in grado di fornire risultati migliori per le ricerche più articolate. Si chiama Multitask Unified Model (Mum) e dovrebbe essere mille volte più potente del predecessore Bert (Bidirectional Encoder Representations from Transformers), nel senso che ha mille volte il numero di nodi, i punti di decisione in una rete neurale il cui progetto si basa sulle giunzioni nervose nel cervello umano. Il modello dell’algoritmo infatti è ritagliato sullo schema delle sinapsi nervose del cervello umano.