Originariamente pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa
Ormai sono sempre di più i pescatori sul mar di Marmara che ogni giorno tornano in porto con le reti vuote di pesce, ma cariche di mucillagine. Dallo scorso dicembre il piccolo mare – situato tra il Mediterraneo e il mar Nero, e completamente circondato dalle coste della Turchia – è in stato di vera e propria emergenza ecologica.
Da mesi uno spesso strato di mucillagine ricopre stabilmente le sue acque, provocato dal cambiamento climatico, ma anche da un forte inquinamento, sia di origine industriale sia provocato dalla massiccia presenza umana sulle sue coste.
Intorno al mar di Marmara si trova infatti circa il 40% del potenziale industriale turco, oltre a ben 25 milioni di persone, di cui 16 milioni concentrate nella megalopoli di Istanbul. Una situazione resa esplosiva dalla scarsa capacità di depurazione delle acque associato allo scarico diretto in mare.
L’allarme era stato lanciato almeno a partire dal 2007 da scienziati e organizzazioni ecologiste: tra i numerosi problemi sottolineati, c’è lo stato allarmante del bacino del fiume Ergene, che fin dagli anni ‘60 raccoglie e scarica rifiuti dell’industria pesante turca nel mar di Marmara.
Incapace di prevenire il danno, ora la politica tenta di reagire all’emergenza: il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan nei giorni scorsi ha promesso di affrontare l’invasione di mucillagine, puntando al tempo stesso il dito contro l’amministrazione municipale di Istanbul, oggi nelle mani dell’opposizione repubblicana.
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